Roberto Rizzo: «SolidWorld, la mia via dai campi all’alta tecnologia»

Il presidente di SolidWorld si è fatto le ossa nella fattoria di famiglia, dove iniziò da diciottenne

Da zero a oltre 60 milioni di euro in vent’anni e l’obiettivo di diventare una holding tecnologica di respiro globale nei prossimi cinque. Sono questi gli obiettivi di SolidWorld Group, l’impresa fondata dal trevigiano Roberto Rizzo, il primo ingegnere aerospaziale laureato a La Sapienza di Roma.

Una realtà i cui ricavi preliminari, nel 2023, ammontano a 62 milioni di euro (+7,5% sul 2022) e che conta su oltre 200 dipendenti e 13 società. Una galassia di aziende ad alto tasso d’innovazione attive nell’ambito dei servizi software per il mondo industriale (dalla progettazione alla stampa 3D), nelle tecnologie biomedicali di frontiera e in quelle per la produzione di fotovoltaico ad alta efficienza.

«Lo studio e la tecnologia sono sempre state una mia passione ma la sfida dell’imprenditorialità mi ha conquistato fin da giovanissimo» spiega Rizzo. «Avevo 18 anni quando i miei mi hanno affidato l’azienda agricola di famiglia. Hanno pensato che così mi sarei “fatto le ossa”. E io ho cercato di guardare a qualcosa in grado di garantirmi un risultato che fosse innovativo e economicamente efficace. Ho chiesto un prestito in banca, ad un tasso d’interesse a due cifre, lo ricordo come fosse oggi, e ho comprato semi di soia. Ero il primo nella provincia di Treviso a provare a coltivarla ed è stato un successo. In pochissimo ho chiuso il mio debito con la banca e ho ottenuto il necessario per continuare a studiare», racconta. E Rizzo si laurea, per primo a La Sapienza, in ingegneria aeronautica, nel 1983.

Quello stage alla Boeing

L’anno prima aveva fatto uno stage alla Boeing a Seattle. Fu in quell’occasione che venne in contatto con un software di progettazione all’avanguardia, il CAD 3D, che poi diventerà uno dei pilastri di SolidWorld Group. Dopo lo stage, tornato in Italia, ad accompagnarlo alla laurea fu Luigi Broglio, il padre dell’ingegneria spaziale italiana. Veneto come Rizzo, Broglio volle il suo pupillo come assistente e per un anno il futuro fondatore di SolidWorld Group riuscì a resistere al desiderio di fare impresa. Ma la passione era troppo forte e Rizzo abbandonò l’accademia.

«Cominciai con una piccola azienda che applicava la modellazione 3D a scarponi da sci, caschi, al settore sportivo, ma anche alla componentistica delle auto: il mio mondo, quello del tessuto industriale di un Veneto che cresceva a vista d’occhio» ricorda l’imprenditore. «In pochi anni mi ritrovai ad avere già più di venti dipendenti e nel 2003 ricevetti un’offerta per la vendita così allettante da non potere dire di no. Avrei potuto ritirarmi e invece ho investito tutto in SolidWorld, che applicava la tecnologia tridimensionale a tutti i settori. Poco alla volta questa azienda è diventata leader italiana prima nel CAD, poi con le stampanti 3D, gli scanner e così via».

Lo sbarco in Borsa

Nel luglio 2022 SolidWorld Group si quota al listino Euronext Growth della Borsa Italiana triplicando, ad oggi, il proprio valore azionario. Tutto ciò grazie alle promesse di una galassia societaria fatta di 13 aziende che sono divisioni tecnologiche di alto profilo ma anche spin off universitari, selezionati e poi accompagnati nel loro sviluppo fino alla promessa di una leadership mondiale fatta di brevetti internazionali e di ordini globali in crescita proprio in quelle due aree di attività, il solare e il biomedicale, che a fine 2023 valevano l’uno il 3,2% e l’altro l’1,1% dei ricavi della società. Cifre destinate a cambiare a seguito di ordini milionari comunicati dalla società durante questo primo scorcio di 2024.

tessuti di cellule

Nella realizzazione di linee produttive per pannelli solari ad alta efficienza (tramite la controllata SolidFactory) SolidWorld Group annunciava, ad inizio aprile, la chiusura di un accordo da 5 milioni di euro per l’istallazione di una linea produttiva negli Stati Uniti. Nel settore biomedicale, (grazie a Bio3DPrinting e Bio3DModel) il gruppo si aggiudicava, alla fine di febbraio una commessa, questa volta in Svizzera, da 600 mila euro per electrospider, la piattaforma tecnologica che stampa in 3D tessuti umani viventi da cellule del paziente.

Un progetto, quest’ultimo, frutto della collaborazione con alcuni geniali ricercatori dell’Università di Pisa che, proprio tramite Bio3DPrinting, stanno ora lavorando agli algoritmi per lo sviluppo di modelli in grado di garantire una vascolarizzazione ottimale dei tessuti umani stampati da Electrospider, aprendo così definitivamente la strada per la produzione di veri e propri organi umani realizzati con le stesse cellule dei pazienti.

Formazione per i tecnici

Forte dei suoi successi e della riorganizzazione delle tre sue divisioni di business (l’industriale, il biomedicale e i macchinari per il settore delle rinnovabili) dalla sola fornitura di servizi all’implementazione produttiva, l’azienda ha piani ambiziosi di crescita per il prossimo futuro. «Tra 5 anni ci vediamo come una holding tecnologica di respiro globale e siamo convinti di potere crescere esponenzialmente» assicura Rizzo. «Ma per farlo abbiamo bisogno di risorse umane di qualità. Per questo con Umana abbiamo messo in piedi una academy che ci garantisce tecnici capaci per le nostre linee produttive. Nel frattempo la nostra collaborazione con ben 22 università italiane, enti che già usano i nostri software per le loro attività di ricerca e di gestione, ci permette di individuare giovani talenti da inserire nelle nostre 14 sedi dislocate in tutto il Paese. Abbiamo anche modo di vagliare idee di prodotto e spinoff universitari (come Electrospider) per trasformare ricercatori geniali in soci d’impresa pienamente motivati».

Anche sul piano del management le idee sono chiare. «Ciascuna delle nostre imprese ha alla guida manager che conoscono profondamente il presente e il futuro del proprio campo operativo», conclude il fondatore di SolidWorld, «e siamo molto attenti a coltivare le nuove leve dell’azienda per garantire lo sviluppo della nostra impresa e dei team che ne sono il cuore».

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