Silvia Moretto: «Quelle notti al lavoro per sbloccare le merci»

A capo della trevigiana DB Group, gruppo da 380 milioni di ricavi, racconta le emergenze ormai continue della logistica

Giorgio Barbieri

 

«L’instabilità geopolitica e commerciale è una variabile ormai quotidiana. Capita spesso di trascorre la notte al lavoro per sbloccare della merce che è rimasta incastrata da qualche parte nel mondo». È questa la missione di Silvia Moretto, Ad della DB Group, multinazionale di Biadene di Montebelluna che si occupa di trasporti e logistica con un fatturato di circa 380 milioni di euro, 700 dipendenti e 54 uffici nel mondo. Recentemente l’azienda trevigiana fondata dai fratelli Valter e Vittorino De Bortoli ha annunciato di avere stretto un accordo per arrivare a detenere la maggioranza di Sea Cargo Logistics, azienda di spedizioni internazionali con sede a Città del Messico e presente in diversi paesi dell’America Latina.

Il 2024 è stato un anno complesso per il settore della logistica. Come l’ha affrontato DB Group?

«In effetti è iniziato con una sfida immediata e imprevista: il blocco del Canale di Suez a causa degli attacchi Houthi alle navi cargo. In un momento in cui molti si godevano le festività natalizie, noi eravamo già operativi, riorganizzando le rotte e attivando soluzioni alternative per i nostri clienti. Abbiamo strutturato rapidamente dei treni blocco per garantire tempi di consegna accettabili dall’estremo oriente all’Italia. Non è stato semplice. Ma il trasporto ferroviario rimane per noi un asset strategico, sia per i tempi di consegna che per la sostenibilità ambientale. Continuiamo a proporlo perché crediamo che rappresenti una valida alternativa alle rotte marittime in crisi».

Quali sono i principali progetti per il 2025?

«Siamo abituati a stare in prima linea, affrontando con determinazione le esigenze dei clienti: è un tratto distintivo di un’azienda familiare come la nostra, dove la proprietà è suddivisa tra la famiglia fondatrice al 95% e la sottoscritta al 5%. L’instabilità geopolitica e commerciale è una variabile ormai quotidiana. Ogni giorno arrivano nuove notizie su dazi e tensioni commerciali: i nostri uffici negli Stati Uniti sono in costante aggiornamento. Le aziende sono preoccupate e il nostro ruolo è quello di fornire una lettura pratica e immediatamente applicabile degli aggiornamenti dei sistemi doganali e quali ricadute concrete hanno sulle spedizioni».

L’amministrazione Trump sembra infatti orientata a un inasprimento delle politiche commerciali.

«Le conseguenze sono inevitabili: i dazi si scaricano sul prezzo della merce e, in ultima analisi, sui consumatori. Per la logistica, gli effetti sono già visibili: gli Usa hanno anche revocato l’esenzione totale dai dazi per le spedizioni online dalla Cina sotto gli 800 dollari, un vantaggio che ha alimentato un traffico quotidiano di decine di milioni di pacchi. La cancellazione di questo “de minimis” – a cui anche l’Europa sta pensando – andrà a modificare i flussi e i costi. Inoltre, se si concretizzassero le proposte più estreme, come quella di Trump di tassare pesantemente ogni toccata delle navi made in Cina, i noli verso gli Usa subirebbero un ulteriore rialzo. E saranno i consumatori a pagare il prezzo più alto».

Quali servizi vi vengono richiesti dai clienti?

«Il supporto per pianificare i tempi di spedizione, ma anche per comprendere le implicazioni doganali e normative. Per questo abbiamo potenziato la nostra attività di formazione: organizziamo webinar gratuiti, brevi ma efficaci, sulla materia doganale. Incontri di un’ora in cui spieghiamo in modo semplice cosa serve davvero sapere. Inoltre, collaboriamo con studi legali per offrire pareri pratici e immediati alle aziende. È finita l’epoca in cui si spediva prima e ci si poneva domande dopo: oggi le aziende vogliono pianificare in modo più consapevole e noi siamo al loro fianco».

Sul fronte normativo, come valuta la situazione italiana rispetto all’Europa?

«La normativa doganale è europea, ma l’applicazione delle sanzioni è demandata ai singoli Stati. In Italia abbiamo visto un irrigidimento eccessivo: sanzioni molto severe, che vanno dalla sanzione penale al blocco della merce, anche per errori marginali. Questo rende l’Italia meno attrattiva rispetto ad altri Paesi. I controlli sono importanti, ma vanno bilanciati con la competitività del sistema Paese. Se la burocrazia italiana diventa un freno, le aziende scelgono rotte alternative in Europa».

Come giudica il sistema logistico del Nord Est e del Veneto in particolare?

«Il Nord Est ha un potenziale logistico altissimo. Siamo un’area strategica: abbiamo a Venezia il terzo aeroporto cargo d’Italia, due dei principali porti nazionali, Venezia e Trieste, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia e due interporti di rilevanza europea, Verona e Padova. Certo, ci sono margini di miglioramento sulla viabilità, ma le infrastrutture ci sono. Dobbiamo però lavorare di più per far conoscere alle aziende le opportunità del territorio». È anche una questione culturale: in Germania, ad esempio, il 70% delle aziende presidia direttamente la propria supply chain, in Italia siamo ancora al 30%. Dobbiamo aiutare le imprese a sviluppare una visione più globale e a costruire supply chain più resilienti e sostenibili».

Avete acquisito una società in Messico. Con quali obiettivi?

«È stata una scelta strategica. Già da tempo eravamo presenti in Sud America con una sede a Santiago del Cile, ma abbiamo voluto rafforzare la nostra presenza nell’area Nafta perché gli scambi tra Messico e Usa stanno crescendo a doppia cifra. Abbiamo scelto un partner solido, con 17 uffici e un’ottima reputazione per servizi simili ai nostri. Il Messico è ormai un hub produttivo fondamentale per gli Stati Uniti, molte aziende hanno già spostato qui la produzione. Era naturale per noi presidiare questa area con una struttura diretta».

Come DB Group vi state muovendo anche sul fronte della sostenibilità?

«Sì, è un tema centrale per noi. Abbiamo recentemente ottenuto la certificazione per la parità di genere e abbiamo redatto il nostro primo bilancio di sostenibilità. Per rispondere all’esigenza dei nostri clienti di misurare l’impatto dei loro trasporti abbiamo sviluppato una reportistica dedicata allo Scopo 3. Siamo convinti che un approccio responsabile e trasparente sia una leva competitiva, oltre che un dovere verso le persone e l’ambiente». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est