«Snaidero torna in alto con qualità e bellezza»
L’ad Alessandro Trivillin racconta le strategie per ridare slancio alla storica azienda di cucine
Design, ricerca e bellezza. Sono le tre parole d’ordine che si è dato l’amministratore delegato di Snaidero, Alessandro Trivillin, per riportare in alto il marchio arancione delle cucine. E quando dice alto, Trivillin lo fa con la forza dei numeri, del piano industriale messo a punto dopo mesi di studio, necessari a ridefinire il posizionamento del brand e ad analizzare i mercati per poi intervenire in modo chirurgico sulla distribuzione. «È quasi un conto matematico – esordisce –: entro il 2027/2028 dobbiamo arrivare a 100 milioni di euro». Snaidero ha chiuso il 2023 a 50 milioni di ricavi: significa raddoppiare il fatturato in quattro anni.
Nominato al vertice della storica azienda friulana a ottobre del 2022, il manager – volto noto in Fvg per esser stato Ceo del gruppo Danieli – è subentrato a Massimo Manelli, chiamato alla guida del gruppo nel 2018, quando Dea Capital, il fondo di private equity del gruppo De Agostini, ha investito nel rilancio di Snaidero rilevandone la maggioranza.
Trivillin è arrivato a Majano al termine della prima fase di attività del fondo, quella relativa alla razionalizzazione dei costi e alla riorganizzazione del gruppo, passata in particolare dalla cessione del marchio tedesco Rational.
«Con il mio arrivo abbiamo iniziato a lavorare sullo sviluppo – spiega il manager –. Anzitutto abbiamo fissato il riposizionamento del brand, definendo l’arena competitiva. Come? Rifacendoci alla nostra storia, rispondendo a quello che ci chiede e chiederà il mercato e guardando cosa fanno i nostri competitor. Abbiamo ragionato sui clienti e sui loro bisogni da soddisfare». Le persone acquistano una cucina Snaidero non tanto (non solo) per motivi funzionali, vedi cucinare e mangiare, ma perché vogliono un oggetto di design, bello e fatto con materiali ricercati, che li gratifica e li rende orgogliosi quando ospitano amici e parenti a casa per una cena. «Insomma – continua Trivillin – una cucina Snaidero risponde a bisogni che toccano oltre alle sfere funzionali, connaturate al prodotto cucina, anche quelle emotive e di auto realizzazione».
Snaidero torna insomma alle sue origini. I tentativi di proporre cucine di primo prezzo sono un ricordo, mentre tornano d’attualità di valori delle cucine d’un tempo, quelle che hanno portato il marchio arancione ad essere esposto al Moma di New York, dove si può vedere ancora Spazio Vivo, la prima cucina componibile della storia, disegnata da Virgilio Forchiassin, uno dei primi architetti ad aver collaborato con Snaidero. Tra gli altri si contano Gae Aulenti, Pininfarina e Angelo Mangiarotti, che oltre alle cucine ha disegnato anche l’iconica sede a oblò dell’azienda, costruita nel 1978, appena due anni dopo il sisma del Friuli.
A quella Snaidero, coacervo di sogni, bellezza, visione, si rifà la strategia di Trivillin, che ha voluto con sé – per la prima volta nella storia dell’azienda – un direttore creativo e un direttore artistico.
«Abbiamo scelto due star – fa sapere l’Ad –: Chicco Bestetti e Artemio Croatto. Bestetti, il direttore creativo, è un professionista milanese con una lunga esperienza nel mondo del design e delle cucine, mentre Croatto è il titolare della Designwork: abbiamo cercato un direttore artistico in tutto il mondo e l’abbiamo trovato a Udine».
Insieme a loro, l’Ad ha iniziato a lavorare all’evoluzione del prodotto attuale, alle finiture, ai colori, ad accessori e oggettistica delle cucine. «In coerenza con il posizionamento». Ha quindi rimesso mano alla geografia distributiva del marchio arancione che oggi realizza circa un terzo del suo fatturato in Italia e due terzi all’estero, in particolare tra Francia, Stati Uniti e Cina.
Negli Usa lo storico rapporto con la società di Dario Snaidero, uno dei tre figli del fondatore Rino –, che aveva l’esclusiva per l’importazione delle cucine arancioni oltreoceano, è cessata circa tre anni fa, sostituita da una newco avviata a Miami e controllata da Snaidero che oggi si occupa dell’apertura di punti vendita diretti e dei rapporti con i partner locali.
La Cina è l’altro Paese sul quale l’azienda ha puntato e punta molto, con 23 negozi, tutti di standing elevato. «L’America è un mercato che sta andando bene, in Cina invece paghiamo il rallentamento immobiliare» evidenzia il manager. Una frenata che per altre ragioni ha colpito pure la Russia, dove nonostante la guerra Snaidero è ancora presente. «Oggi quel mercato pesa poco – spiega l’Ad –, ma speriamo possa tornare a esprimersi al meglio una volta terminato il conflitto con l’Ucraina». Di fianco alle piazze storiche – oggi Snaidero è presente in 60 Paesi – ce ne sono una miriade da conquistare. Il manager le ha passate al setaccio, andando a verificare puntualmente gli spazi in relazione al “nuovo”, meglio, più coerente, posizionamento dell’azienda: «All’estero ci sono grandi praterie dove andremo ad aprire nuovi punti vendita, in solitaria o in partnership, in Italia invece stiamo già procedendo a un riposizionamento».
Gli interventi sulla distribuzione, sul management e sul valore del prodotto messi insieme sono le leve per raggiungere l’obiettivo del piano industriale: 100 milioni di ricavi nel 2027/2028. Per la sola Snaidero.
Il gruppo – 600 lavoratori a libro paga di cui 300 a Majano – conta infatti anche sulle due francesi Arthur Bonnet e Comera, oltre che su Eurocucina, società inglese interamente votata ai progetti contract (valgono circa un terzo del fatturato). Il turnover consolidato nel 2023 è stato di 120 milioni, di cui 50 milioni sono i ricavi dell’azienda friulana, che ha chiuso l’anno scorso con un Ebitda di -315 mila euro e con una perdita di 9 milioni. «Legata – spiega Trivillin – a costi non ricorrenti che quest’anno non ci sono stati. La previsione 2024 è di chiudere in linea con il 2023 e il 2022, il che, considerata la fine della produzione a Majano per l’azienda tedesca (valeva circa 7 milioni di euro), significa che abbiamo iniziato a crescere».
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