Tutte le sfide di Unox: «Una fabbrica negli Usa e l’AI dentro ai forni»
L’obiettivo è di raddoppiare il fatturato ogni 5 anni. L’ad del gruppo Nicola Michelon: «Continueremo a investire 5-10 milioni all’anno nel territorio»

Da Padova al mondo, passando per l’America. Unox, sotto la guida di Nicola Michelon, non è soltanto un’azienda che cresce, ma è un laboratorio aperto dove tecnologia, innovazione e ambizione si fondono.
Nel cuore produttivo del Nord Est, il ceo traccia le coordinate di una rotta precisa: fatturato raddoppiato ogni cinque anni, apertura di nuovi mercati, sfide oltreoceano e prodotti che anticipano i bisogni di un settore sempre più esigente.
Tra nuove fabbriche, intelligenza artificiale e incursioni nel mercato domestico, Michelon spiega perché Unox guarda lontano, con radici ben salde in Veneto.

Nicola Michelon, Unox ha registrato una crescita rilevante negli ultimi anni, passando dai 180 milioni di euro del biennio 2021 ai 280 milioni del 2022, 285 milioni nel 2023 e una previsione di 330 milioni per il 2024. Come spiega questo andamento così positivo?
«Il nostro obiettivo strategico è raddoppiare il fatturato ogni cinque anni. Nonostante il 2024 sia stato un anno difficile per molte aziende e ci aspettassimo una crescita compresa tra il 10 e il 12%, siamo riusciti a mantenerci in linea con il nostro target, registrando un +14%.Questo risultato è frutto dei continui investimenti nell’innovazione, nella capacità produttiva e nell’ampliamento della nostra presenza internazionale».
In questi anni avete continuato ad investire molto sul territorio, come dimostra la Unox City che sorge alle porte di Padova.
«Sul territorio abbiamo riversato in questi anni circa 90 milioni. Gli investimenti hanno riguardato principalmente due strutture chiave: un edificio di 21 mila metri quadrati dedicato alla logistica e un secondo edificio completamente ristrutturato, ad alta efficienza energetica, destinato ad attività produttive e laboratori di ricerca e sviluppo. Continueremo inoltre a investire 5-10 milioni di euro all’anno nel territorio, ampliando la produzione, anche nel settore dei detergenti e dello stampaggio di materiali».
La vera novità sarà l’avvio della produzione del primo impianto fuori dall’Italia, state per far partire uno stabilimento negli Stati Uniti. Qual è la strategia dietro questa decisione e quali sono le sfide?
«Gli Stati Uniti rappresentano il nostro primo mercato, con circa il 20% delle vendite totali. Produrremo lì esclusivamente i prodotti più venduti localmente. È una scelta strategica ma impegnativa: produrre negli Usa è costoso e non mancano le difficoltà. Tuttavia, crediamo fermamente che questo passo rafforzerà ulteriormente la nostra presenza e competitività sul mercato americano».
L’export rappresenta oltre il 90% del vostro fatturato, con l’Italia che contribuisce per circa 25 milioni. Com'è evoluto il mercato negli ultimi due anni?
«Il 2022 è stato particolare, caratterizzato da una domanda nettamente superiore all’offerta grazie a forti incentivi, seguito da un rallentamento. Il 2024 è stato più impegnativo, con decisioni d'investimento più lente. Tuttavia, grazie agli investimenti mirati nel supporto clienti e all’innovazione continua, siamo riusciti a mantenere la rotta».
Parlando di innovazione, quali sono le nuove linee introdotte recentemente e come hanno cambiato la percezione del marchio Unox?
«Abbiamo lanciato tre linee innovative: il nostro frigo caldo che consente di conservare pietanze cotte e calde fino a 32 ore mantenendo intatto gusto e proprietà organolettiche, e una gamma premium di forni combinati in grado di ridurre drasticamente i tempi di cottura, dotati di interfaccia basata sull’intelligenza artificiale, tra i più avanzati e costosi sul mercato. Oggi, rispetto a cinque anni fa, siamo percepiti non solo come leader nei forni, ma come l’azienda più innovativa e tecnologicamente avanzata».
Nel 2022 avete introdotto anche "Unox Casa", dedicato al mercato domestico. Com'è stata l'accoglienza di questo prodotto?
«Inizialmente entrare nel mercato domestico non è stato facile, ma ora stiamo ottenendo grandi soddisfazioni. 'Unox Casa' combina funzionalità professionali con un’estetica domestica di altissimo design, rivolgendosi a una nicchia esigente e appassionata di cucina, che sta rispondendo molto bene alla nostra proposta».
Unox oggi conta 1400 dipendenti, di cui circa 500 dedicati esclusivamente ai servizi al cliente in oltre 50 paesi. Come gestite un'organizzazione così ampia e diversificata?
«Una struttura così articolata richiede una grande attenzione alla formazione e all'efficienza dei processi. Abbiamo team dedicati ai servizi clienti, che ci permettono di mantenere standard qualitativi elevati in tutto il mondo, rispondendo prontamente alle esigenze dei mercati locali».
È difficile fare impresa in Italia rispetto ad altri paesi?
«No, non è più complicato che altrove. Ogni paese ha le sue sfide: in Francia c’è molta sindacalizzazione, in Germania rigidità burocratiche, e anche negli Stati Uniti ci sono complessità operative. Nonostante i vincoli autoimposti che a volte frenano la crescita, il Veneto rimane uno dei posti migliori al mondo per fare impresa».
Che orizzonte vede davanti a sé?
«Ci sono difficoltà economiche diffuse in Europa, Asia e Medio Oriente. C’è il tema dei dazi ovviamente. Ma il Nord America continuerà ad essere trainante per il nostro settore, mentre il Sud America soffrirà per la forte concorrenza. Nonostante ciò, continueremo a investire e assumere: prevediamo 150 nuove assunzioni quest’anno, tra operai e tecnici laureati, per garantire la nostra crescita e competitività globale». —
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