Edilizia, il 15 marzo si ferma il comparto. Cgil, Cisl e Uil Fvg: "Ripresa troppo lenta. Il Governo reagisca"

In Fvg recuperati 1.200 posti dal 2016, ma sono 5.500 quelli persi dal 2008. Venerdì 15 marzo sciopero di 8 ore e manifestazione a Roma

UDINE - Si moltiplicano anche in Friuli Venezia Giulia le iniziative dei sindacati delle costruzioni di Cgil Cisl Uil in vista dello sciopero generale nazionale per il prossimo 15 marzo a sostegno del rilancio del settore, che sarà accompagnato da una grande manifestazione nazionale in programma a Roma, in Piazza del Popolo.

«Servono politiche industriali, in Friuli Venezia Giulia come a livello nazionale, capaci di far ripartire l’edilizia, la filiera dei materiali e dell’arredo, anche con il sostegno delle banche e delle finanziarie pubbliche, chiamate a sostenere, assieme alle imprese e alle istituzioni, il rilancio di questo settore, fondamentale volano per la ripresa dell'intero Paese».

Questo l'appello lanciato dai segretari regionali di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, Emiliano Giareghi, Gianni Barchetta e Massimo Minen, che invitano i lavoratori a una massiccia adesione, «fondamentale per dare un segnale forte al Governo, alle imprese e a tutto il Paese», per uscire da una crisi che in regione è costata oltre 5mila posti di lavoro nel solo settore delle costruzioni e dalla quale il comparto stenta tuttora a riprendersi.

RIPRESA LENTA

Analizzando i numeri del settore in Fvg, i dati delle casse edili evidenziano una ripresa rispetto al 2016, quando di è toccato il punto più grave della crisi. Se due anni fa il settore risultava quasi dimezzato, con quasi 7.000 posti persi rispetto agli oltre 14mila del 2008 e ben 1.200 imprese in meno, rispetto alle 3mila che si contavano prima della crisi, il 2017 e il 2018 hanno visto un’inversione di tendenza: se il numero di imprese resta sostanzialmente stabile, i lavoratori attivi sono aumentati di 1.200 unita, risalendo dai 7.459 di ottobre 2016 agli 8660 di ottobre 2018, ma è un recupero troppo lento ed esposto a mille incognite, in un comparto che ancora stenta a smaltire il doppio choc determinato dal crollo dell’edilizia privata e dalla lentezza degli appalti pubblici.

L’INERZIA DEL GOVERNO

I sindacati puntano il dito contro l'inerzia del Governo sulle grandi opere e chiedono di «spendere presto e bene tutte le risorse disponibili per le grandi e piccole opere, necessarie per rilanciare il Paese e per creare nuova occupazione.

Bene quindi il piano per l'avvio delle opere di ripristino dopo i danni del maltempo nell'Alto Friuli e nel pordenonese, ma i sindacati i sindacati sollecitano anche un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza del territorio, l'accelerazione degli interventi per la messa a norma del patrimonio residenziale pubblico, a partire dalle scuole, e il sostegno, attraverso nuovi incentivi anche di carattere regionale, di interventi per la prevenzione antisismica anche degli edifici privati.

PIÙ LEGALITÀ

Accanto al rilancio delle politiche industriali per il rilancio dell'edilizia, i sindacati chiedono anche «interventi normativi capaci di sostenere il lavoro di qualità, sicuro e ben pagato, sburocratizzando dove serve e tutelando ciò che funziona anche del Codice degli appalti, a partire dal limite al subappalto, dal rispetto del Contratto collettivo edile, dall’introduzione della congruità contro ogni forma di lavoro nero ed irregolare.

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