Edilizia in volata grazie a bonus, superbonus e i fondi del Pnrr: in arrivo oltre un miliardo di euro in Veneto e Fvg
I costi, e la carenza, delle materie prime zavorrano la crescita. Tra novembre 2020 e luglio 2021 rincari fino a tripla cifra. L’allarme, e le richieste, di Ance
UDINE. La ripresa c’è, anzi: l’edilizia è uno dei settori, lockdown a parte, non si sono mai fermati.
Non solo: a spingerlo, oltre all’effetto Superbonus, ci sono anche i fondi del Pnrr, che solo per la parte affidata alla gestione diretta degli enti locali valgono oltre 1 miliardo di interventi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Ma c’è un fattore che rischia di inceppare il volano, impedendogli di girare a pieno regime e condizionando pesantemente il bilancio di misure che, dal 110% agli interventi del Pnrr, rispondono a logiche ampiamente condivise in Italia e all’estero. Si tratta della variabile materie prime, soggette ad aumenti di prezzo e a carenze di disponibilità che preoccupano sempre più imprese e addetti ai lavori.
L’allarme dei costruttori trova prontamente eco anche a Nordest, proprio quando l’Ance nazionale rende noti i numeri sull’impatto del Pnrr. Numeri a nove zeri, e tali da assicurare al settore un lungo periodo di navigazione con il vento in poppa.
Tanto più che le cifre non tengono conto degli interventi nazionali e delle ricadute locali del Superbonus, una partita che a livello nazionale vale almeno una ventina di miliardi all’anno.
A frenare gli entusiasmi, nei giorni scorsi, sono arrivati i dati sui rincari delle materie prime, illustrai al Sole 24 Ore dal presidente nazionale Ance, Gabriele Buia: tra novembre 2020 e luglio 2021, secondo Buia, ferro e acciaio per costruzioni sono aumentati del 243%, il polietilene dal 100 al 128%, il Pvc del 74%, il bitume del 25%, il cemento del 10%, il legname del 76%, senza dimenticare il legname di conifere (+76%) e i rincari di energia e gas (74 e 114%). E senza dimenticare quanto si è stretto il collo di bottiglia dei tempi di fornitura, che nel caso particolarmente critico dei ponteggi possono arrivare fino a sei mesi.
I rischi più immediati? Aumenti in corso d’opera e tempi di consegna più lunghi sia nei lavori pubblici che in quelli privati, innanzitutto, con il rischio di scatenare contenziosi in tutti i casi in cui i rincari non siano coperti da clausole contrattuali o da norme ad hoc come le compensazioni nei prezzi di aggiudicazione degli appalti pubblici, introdotte con il decreto Sostegni bis rafforzando le possibilità di revisione in corsa già previste dal Codice civile.
Ma la crescita dei prezzi, innescata probabilmente anche da componenti speculative, e non solo da normali dinamiche di domanda e offerta, alimenta anche le preoccupazioni sull’efficacia e sulla tenuta dell’operazione 110%: evidente infatti, da un lato, il rischio che a beneficiare maggiormente della partita di giro tra famiglie, imprese e Governo ci sia un quarto incomodo, i fornitori di materie prime e componenti, dirottando all’estero quote crescenti di valore aggiunto, e che quei rincari, dall’altro, rendano meno capienti i massimali coperti dal bonus, mettendo fuori gioco molti potenziali committenti.
Da qui la richiesta di Ance, finora non recepita dal Governo, di rivedere i massimali delle singole misure e di diluire su tempi più lunghi non soltanto la fruibilità del bonus, già estesa al 31 dicembre 2022 per i condomini e al 2023 per le case popolari, ma anche i tempi di rendicontazione. Frenare la corsa al bonus distribuendola su un arco temporale più lungo, infatti, contribuirebbe anche a ridurre il suo effetto doping sui costi delle materie prime, sui tempi di fornitura e anche sulla disponibilità di manodopera specializzata, l’altra spada di Damocle che incombe sulle prospettive di una ripresa trainata dal mattone.
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