Electrolux Professional: «Le acquisizioni per crescere nel mondo ci aiutano anche in Italia»

Parla Alberto Zanata, ceo del gruppo di strumenti da cucina e lavatrici

per utenti professionali. Sarà tra gli speaker dell’evento Top 100 Udine

Luca Piana
Alberto Zanata
Alberto Zanata

La data che nella storia di Electrolux Professional va cerchiata in rosso è il 23 marzo 2020. Quel giorno, quando il mondo iniziava a chiudersi in lockdown, l’azienda specializzata nella produzione di apparecchi per cucina e lavatrici professionali – per ristoranti, alberghi, ospedali, mense private e così via – venne separata dalla casa madre attraverso una scissione, diventando autonoma. Alla guida del gruppo, che ha il quartier generale a Stoccolma ma una forte base a Pordenone, c’è fin dall’inizio un chief executive officer italiano, Alberto Zanata, trevigiano di nascita, padovano di laurea in ingegneria, una carriera lavorativa tutta in Electrolux, tra il Friuli e l’estero.

«La scissione da Electrolux ci ha permesso di accelerare un percorso di crescita a livello internazionale che prima faticavamo a realizzare, ribilanciando la nostra presenza a livello geografico verso gli Stati Uniti e l’Asia-Pacifico», racconta Zanata, che sarà uno degli ospiti nell’evento Top 100 (qui il link per l’iscrizione), organizzato da Nord Est Multimedia il prossimo 18 aprile al Bluenergy Stadium di Udine. Un evento nel quale sarà presentata la classifica delle 100 imprese leader del Nord Est, con imprenditori e manager chiamati a dialogare sul tema “Superare l’incertezza”.

Ingegner Zanata, quali sono stati i motivi della scissione?

«Se ne possono indicare tre. Avere un board focalizzato a tempo pieno sul business della società, far emergere anche a livello finanziario il valore di Electrolux Professional e permetterci di confrontarci con un mercato dove esistevano operatori che si erano mossi prima di noi con le aggregazioni e dove, accanto alle prime, ci sono numerose aziende di piccole dimensioni, molto rapide nel muoversi».

In precedenza Electrolux Professional non aveva fatto acquisizioni?

«Non nella prima fase, alla fine degli anni Novanta, quando avevano iniziato a crescere i primi gruppi del settore. Avevamo iniziato dopo il 2015, ma sempre su target di piccole dimensioni. C’era infatti una questione di valorizzazione importante: il segmento professionale ha margini di redditività più elevati degli elettrodomestici per la casa, e questo ci costringeva a pagare cifre molto elevate rispetto alla valorizzazione in Borsa del gruppo Electrolux nel suo complesso».

Da quando siete un’azienda autonoma questi limiti sono venuti meno?

«Siamo diventati più focalizzati e, dunque, ci possiamo permettere di essere più aggressivi. Nel 2021 abbiamo rilevato l’americana Unified Brands e a fine 2023 la giapponese Tosei. Due operazioni che, in termini dimensionali, ci hanno permesso di crescere molto più di tutte quelle precedenti».

I vostri ricavi sono passati dai 9,2 miliardi di corone del 2019 ai quasi 13 miliardi del 2023, se si considera anche Tosei. Avete colmato il ritardo rispetto ai concorrenti? Farete altre acquisizioni?

«A livello globale esistono quattro concorrenti più grandi di noi, più numerosi operatori più piccoli. Il nostro è un business che genera molta cassa quindi, anche dopo l’acquisto di Tosei, siamo nelle condizioni di valutare altre opportunità, quando si presenteranno.

Al di là delle acquisizioni, il vostro è un mercato che cresce?

«Va anche considerato che, per il nostro settore, il 2020 è stato un anno durissimo. Con le persone costrette in casa e alberghi, ristoranti e luoghi di aggregazione chiusi, gli investimenti si erano bloccati. Ora siamo tornati su un percorso di crescita normale per il nostro settore, che riflette alcune macro-tendenze: l’aumento delle donne che lavorano, i fenomeni di urbanizzazione, la crescita delle classi medie, che alimenta i consumi fuori casa».

Lo sviluppo che avete intrapreso premia anche Pordenone?

«Certamente. A Pordenone abbiamo circa mille dipendenti su un totale di circa 4 mila. Oltre ad essere la sede della Ricerca&Sviluppo di tutto il comparto food e dell’elettronica, è la più grande delle nostre tre fabbriche globali, come le chiamiamo, che realizzano prodotti destinati a tutti i mercati dove siamo presenti. Meno del 10 per cento dei loro prodotti resta nel Paese d’origine. Prima della scissione da Electrolux l’80 per cento del nostro mercato era in Europa, ora è circa il 50 per cento, mentre il resto è diviso tra Americhe e Asia-Pacifico. In pochi anni abbiamo compiuto un ribilanciamento geografico enorme, il che significa minori rischi e più possibilità di potenziare la produzione, anche a Pordenone».

Questo aiuta a “superare l’incertezza”, il titolo del nostro evento di Udine?

«Certamente aiuta ad affrontarle».

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