Export e manifatturiero flettono. Allarme crescita per il Veneto
Il rapporto annuale della Banca d’Italia: preoccupa il tracollo dell’export verso la Germania
Nel primo trimestre del 2024 l’export veneto verso la Germania segna il passo e registra una flessione del 11,3% a valori correnti rispetto allo stesso periodo del 2023. Di fatto le imprese della regione hanno venduto prodotti per “soli” 2,7 miliardi di euro, in pratica qualcosa come 300 milioni in meno rispetto al marzo dell’anno precedente.
È questo uno dei dati più allarmanti del rapporto annuale della Banca d’Italia sullo stato di salute dell’economia regionale che è stato presentato ieri mattina da Pier Luigi Ruggiero, capo della Sede di Venezia di Banca d’Italia, e da Vanni Mengotto, responsabile area ricerca territoriale dell’istituto. Pur tuttavia, il Pil regionale del 2023 segna una crescita dell’1,1%, migliore del dato nazionale (+0,9%), mentre nel primo trimestre del 2024 l’andamento congiunturale del nostro Pil segna una ripresa dopo due trimestri consecutivi (il terzo e il quarto dell’anno scorso) in territorio negativo.
E se i dati presentati tracciano un quadro di luci e ombre, a spiccare in negativo, oltre ad un export in robusto rallentamento (le esportazioni in volume sono diminuite del -4,4% nel 2023, del -5,1% a prez-zi correnti), è la flessione della produzione manifatturiera che, dopo un biennio di recupero post-pandemico, si è progressivamente indebolita fino a segnare a fine 2023 un -2%.
Calano i prestiti alle imprese, - 6% a fine 2023 con le Pmi che registrato un -9,3% e le grandi imprese un -5,3% (il trend di aprile 2024 si conferma con un -6,6%). In questo contesto il settore dei mutui per acquisto abitazioni delle famiglie, anche sulla scorta dell’aumento dei tassi d’interesse, ha registrato una flessione del 21,2% alla fine dell’anno scorso.
Una percentuale che nel primo trimestre del 2024 peggiora ulteriormente segnando un -26%. In positivo (+1% nel 2023) ma in forte rallentamento (+6% nel 2022) i consumi delle famiglie venete che comunque sono inferiori di circa mezzo punto percentuale rispetto ai livelli del pre pandemia.
E non va bene neppure in termini di risparmio: le famiglie della regione, dopo un 2023 a -3,3% registrano un ulteriore calo dei depositi del 2,2% a marzo 2022. Per contro le imprese registrano una crescita dei depositi del 3,2% nel 2023 e addirittura dell’8,7% a marzo 2024. Un indicatore che fa il paio con un altro dato per nulla positivo: quello della propensione agli investimenti delle imprese del territorio.
Dopo un 2023 in flessione del 3,5% (nel 2021 si parlava di un + 9,8% e nel 2022 di un +8,4%) le previsioni di Banca d’Italia a seguito di un’indagine su 336 aziende parla di un ulteriore calo, questa volta superiore al 12-13% per la fine del 2024. Tutto ciò in un contesto in cui quasi 9 imprese venete su 10, tra quelle interpellate dall'istituto, hanno chiuso il proprio bilancio in utile o in pareggio e gli oneri finanziari in rapporto tra margine operativo lordo, pure sostanzialmente raddoppiati (al 6,9% nel 2023 contro il 3,5% del 2022), non hanno inciso in maniera particolarmente significativa né sull’operatività delle imprese né sul tasso di deterioramento del credito per le banche, in leggera crescita ma comunque contenuto su percentuali tra l’1 e il 2%.
E se il turismo viaggia con il vento in poppa e l’edilizia ha potuto beneficiare, per tutto il 2023, della spinta degli incentivi fiscali (uno fra tutti il Superbonus), a far tremare le vene ai polsi è in effetti la questione demografica. In Veneto entro il 2042 potrebbero mancare oltre 300 mila persone in età lavorativa e i costi in termini di Pil, stimati solo in chiave nazionale, potrebbero raggiungere addirittura il 14% del Pil.
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