Fallimento Dukcevich, ultimo atto Dai giudici via libera al concordato

Dopo venti mesi dalla clamorosa dichiarazione di crisi pubblicata a pagamento su “Sole 24 Ore”, ecco la svolta nella storia della Kipre Dukcevich, l’azienda salumiera fondata a Trieste nel secondo dopoguerra da Stevo Dukcevich.
Il decreto data venerdì 25 e il proponente ha avuto modo di visionarlo nel pomeriggio di lunedì: la sezione fallimentare del Tribunale triestino, nel quadro della procedura concordataria, ha deciso l’omologa del piano industriale presentato dalla Wrm, il gruppo controllato dalla holding di diritto lussemburghese Time & Life, che fa capo al finanziere Raffaele Mincione. La famiglia Dukcevich esce così di scena dopo oltre settant’anni di attività, Mincione ha rilevato il 100%.
Giunge quasi a compimento un’operazione nata già nell’inverno di quest’anno poi rallentata dal manifestarsi del Covid, che ha reso più ardua la “due diligence”. Il piano prevede un’iniezione di 40 milioni nelle casse aziendali: 7 sono stati versati tra gennaio e febbraio, 13 saranno immessi post-omologa, la restante metà verrà impiegata nel giugno del prossimo anno. Nessuno “spezzatino”: i sei siti produttivi - uno a Trieste, due a San Daniele, uno nella vicentina Sossano, due nel Parmense - sono stati traghettati nelle disponibilità della nuova proprietà.
A guidare il new deal di un importante marchio della salumeria nazionale un manager con quasi trent’anni di esperienza nel settore alimentare: Walter Bellantonio, calabrese, 59 anni, laurea in economia a Siena, esordio in Montedison, poi le acquisizioni seguite lavorando con Sergio Cragnotti (Polenghi Lombardo, Ala, Cirio), il passaggio alla Del Monte. Per poco meno di un decennio amministratore delegato di Isa, fondo controllato dal ministero dell’Agricoltura: «Ho lavorato con 8 ministri, da Alemanno a Martina. Una scuola di sopravvivenza».
Bellantonio circola già da un po’ per Trieste. Prudenza d’obbligo: «È un miracolo che questa azienda esista ancora. L’acquisizione si è rivelata complessa, faticosa, coraggiosa, perchè deve essere chiaro che le difficoltà commerciali e finanziarie sono sorte ben prima del dicembre 2018». La parola d’ordine: «Un gruppo padronale diventa manageriale, il controllo di gestione sarà rigoroso». Chi vuole capire, capisca. «L’ingresso di Wrm - prosegue al telefono il nuovo capo-azienda - avviene in un momento difficile di mercato, ancora condizionato dal Covid». «Mi sono dato tre mesi di tempo, da qui a fine anno, per una verifica della profittabilità derivabile dai sei stabilimenti: la realtà più difficile è quella di Trieste, perchè il würstel non è certo il business del futuro, dovremo capire con quali produzioni raddrizzare l’andamento». Di assetti occupazionali, al momento, Bellantonio non vuole parlare: in via Ressel lavora due giorni alla settimana un’ottantina di addetti in Cig. Dukcevich - spiega il futuro amministratore delegato del gruppo - è il primo passo compiuto da Mincione verso la creazione di un polo alimentare di calibro nazionale, che punterà a estendersi nel segmento salumiero oltre le Dop attualmente gestite.
Insomma, Mincione l’ha spuntata. La massa debitoria è ingente, non inferiore ai 150 milioni di euro, dopo una lunga trattativa Wrm ha trovato l’intesa con i creditori. Due fondi, che durante lo scorso anno lo avevano preceduto nel negoziato, si erano arresi, si chiamavano Quattro R e Oxy Capital. —
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