Fanno acqua i controlli sui cantieri delle Olimpiadi di Cortina: il caso Garda srl
BELLUNO. Approda in Parlamento, con un'interrogazione a firma del deputato veneziano Nicola Pellicani del Pd, il caso delle infiltrazioni mafiose nei lavori per i Mondiali 2021 a Cortina. L'uscita di scena di Garda srl, la ditta di Mantova colpita da interdittiva antimafia e i cui lavoratori erano impegnati nei cantieri della strada Alemagna, non ha chiuso una vicenda che presenta ancora alcuni punti da chiarire.
Un mistero rimane infatti il motivo per cui la bolognese Site Spa – capomandataria del raggruppamento di imprese che comprende la Valtellina spa e la Milani Giovanni & C. spa –, un'azienda con duemila dipendenti e una solida esperienza nel settore, debba richiedere il distacco di una manciata di lavoratori della Garda srl, operai sprovvisti di particolari professionalità. Ottenendoli per altro, come sottolineano gli investigatori, con contratti palesemente non validi in quanto gli operai – alcuni dei quali “gravati da precedenti rilevanti sotto il profilo della normativa antimafia” – venivano assunti dalla Garda srl giusto il tempo per distaccarli prefigurando così la “somministrazione di lavoro irregolare”.
La posizione della Site sarebbe in questo momento al vaglio della Prefettura di Bologna, da verificare sarebbero la regolarità delle procedure di controllo e di responsabilità interne all'azienda e sanare eventuali criticità. Ma i contratti di distacco erano passati anche al vaglio della centrale appaltante i lavori, l'Anas, che gli ha autorizzati senza rilevare nulla di anomalo.
A questo proposito i responsabili dell'Anas da noi interpellati hanno dichiarato: “l’autorizzazione è subordinata alla preventiva acquisizione, da parte della stazione appaltante, delle informazioni antimafia sul conto dell’impresa distaccante. A questo proposito occorre ribadire che Anas esegue le necessarie verifiche di natura amministrativa e, non essendo un Organo Inquirente, in caso di esito positivo di tali verifiche chiude il procedimento”.
Eppure una circolare del Ministero degli Interni a questo proposito sottolinea come il contraente generale, in questo caso Anas, sia “garante della corretta trasmissione dei dati inerenti a ciascuna impresa coinvolta nell'esecuzione dei lavori e del regolare andamento del flusso informativo […] Per questo aspetto, ma anche per gli ulteriori impegni che attraverso il Protocollo vengono a gravare sul contraente generale, quest'ultimo non può non essere considerato un soggetto attivamente partecipe ed interprete del sistema di prevenzione antimafia”.
Non propriamente un passacarte, quindi. Nel verificare la posizione di Garda srl gli inquirenti hanno messo in luce diverse irregolarità nella conduzione dei cantieri di Site spa tra cui la presenza di maestranze “non presenti nel data base” dell'Inps e quindi presumibilmente impiegati in nero.
Inoltre sarebbe stata verificata “la presenza presso i cantieri di mezzi d'opera, spesso non censiti correttamente nella banca dati prevista dal piano di legalità, intestati ad altre società talvolta riconducibili agli stessi assistenti tecnici distaccati dalla Garda e di cui uno senza targa”.
Un aspetto particolarmente inquietante parrebbe proprio quello delle “rilevanti discrepanze” nella comunicazioni inserite nella banca dati prevista dal Piano per la Legalità sottoscritto dalla Prefettura con Anas Spa.
A fronte delle “rilevanti discrepanze” accertate dagli investigatori e della situazione rilevata nei suoi cantieri, la Site spa ha proseguito imperturbabile i suoi lavori limitandosi a sostituire la Garda srl con una nuova ditta, la General Impianti System e nessun provvedimento, malgrado il Protocollo di legalità sottoscritto da Anas lo preveda, è stato preso nei suoi confronti.
“In questa fase in cui sono in arrivo importanti finanziamenti pubblici – sottolinea Nicola Pellicani - è particolarmente importante che il sistema dei controlli funzioni a dovere”.
Da citare in chiusura un passaggio dell'interdittiva antimafia che ha colpito la Garda srl: gli elementi raccolti dagli inquirenti “danno conto di un vero e proprio sistema di rete, organizzato per eludere la vigilanza antimafia (aggirando gli ostacoli correlati al controllo sugli appalti e subappalti) e mantenere il controllo di fatto dei cantieri, mediante il ricorso ad altri strumenti solo apparentemente corretti (contratto di distacco, noli a freddo da parte di società solo apparentemente indipendenti) e la connivenza degli altri lavoratori pregiudicati”
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