Fantoni: più clausole di salvaguardia per il legno europeo

Il bilancio di sei anni alla guida dei produttori europei di pannelli: «Stop all’export dei tronchi. Sostenibilità ambientale ed economia circolare orientino la strategia industriale»

Paolo Fantoni
Paolo Fantoni

UDINE. Sostenibilità ambientale, valorizzazione della risorsa legno ed economia circolare sono alcuni dei temi che hanno visto al lavoro Paolo Fantoni - amministratore delegato dell’omonima azienda produttrice di pannelli di Osoppo (Ud) - in qualità di presidente (e co-fondatore) di Epf, la Federazione europea dei produttori di pannelli, che ha presieduto negli ultimi 6 anni. Due mandati, conclusi di recente, che hanno visto l’Europa, anche grazie alle positive e costanti sollecitazioni di Epf, rimettere al centro delle sue politiche la filiera del legno. Con grande soddisfazione di Fantoni, che resta alla guida di Assopannelli e oggi si concede un primo bilancio.

«L’esperienza in Europa? Spero possa essere di stimolo - dichiara - per le nuove generazioni affinché abbiano a considerare Bruxelles come la sede in cui nascono le idee, i confronti, le nuove direttive che influiscono in maniera molto forte sull’operatività delle nostre aziende».

Fantoni, qual è l’eredità di questi suoi 6 anni alla leadership di Epf?

«In particolare tre direttive. A partire dal “New regulation act” nel quale la Commissione europea ha identificato le case come uno degli obiettivi attraverso cui recuperare efficenza energetica e come il luogo in cui effettuare lo stoccaggio della Co2. L’obiettivo è arrivare a rinnovare 35mila abitazioni entro il 2030, 170mila entro il 2050. Primariamente attraverso l’uso del legno, materiale che consente da un lato l’efficientamento energetico, dall’altro lo stoccaggio dell’anidride carbonica».

Le altre due?

«Una riguarda la strategia forestale, intesa sempre in relazione allo stoccaggio della Co2, l’altra è invece l’aggiornamento della prima edizione della direttiva sulle energie rinnovabili».

Quali novità?

«In sintesi, la commissione europea si pone di piantare, entro il 2030, 3 miliardi di alberi nel territorio europeo e d’altro canto di valorizzare al massimo l’uso a cascata del legno. Nell’ultimo dei tre documenti si afferma che la produzione delle energie rinnovabili con biomasse non deve distorcere gli equilibri dell’attuale filiera del legno di cui promuove l’uso in prima istanza come tavole e travi e solo in ultimo per il recupero energetico. In tal senso, la Commissione fissa al 2026 l’eliminazione dei sussidi alla produzione di energia da materia prima legnosa».

Un passo avanti importante, considerata la scarsità di materia prima con cui il settore fa i conti, a maggior ragione in questo periodo…

«Siamo alle prese con un'importante escalation dei prezzi, in certi casi fino al +100%, di tutto ciò che sta all’interno della filiera. Un sistema ancora poco elastico, a livello impiantistico e di disponibilità del legno, che non ci sta consentendo di sfruttare appieno l’aumento della domanda. E in futuro potrebbe anche andare peggio».

Vale a dire?

«Che la Russia ha dichiarato, a partire dal prossimo gennaio, di voler emettere un divieto alle esportazioni di tronchi che rischia di rendere ancor più marcata la scarsità di legno. Per questo ci siamo già rivolti, come Federlegno, al Commissario Valdis Dombrovskis chiedendo l’attivazione di clausole di salvaguardia per l’industria europea che dovrebbero prevedere la sospensione dell’export dei tronchi dall’Europa, aumentato in maniera esponenziale in questi ultimi anni. Basti pensare che nel 2019 esportavamo 9 milioni di metri cubi di legno, diventati l'anno scorso 18 milioni e in previsione 36 milioni quest'anno, pari in volume a tutta la produzione Ue ».

Quale cambiamento imprimeranno le nuove direttive sulla produzione di pannelli?

«Un primo cambiamento è già in atto e investe in particolare la capacità tecnologica dell’industria di usare legno di riciclo. E qui, l’Italia è prima della classe: il 93% della produzione nazionale di pannello truciolare è fatta con il 100% di legno di riciclo contro una media Ue del 50% (alcuni paesi che si fermano al 15%). Ci sarà una sempre maggiore responsabilità nell’uso della materia prima legnosa».

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