Fedriga chiama a raccolta i sindaci e punta il dito contro il Dpcm: "Le misure vanno condivise con i cittadini"
TRIESTE All'indomani della protesta di Trieste - con esercenti, titolari di palestre e commercianti che lunedì 26 ottobre sono scesi in piazza per esprimere il loro dissenso contro le misure contenute nell'ultimo Dpcm firmato nella notte tra sabato e domenica dal premier Conte - la Regione chiama a raccolta i sindaci dei Comuni capoluogo per puntare il dito contro Roma: ciò che si chiede, in soldoni, è maggiore dialogo con le categorie e i cittadini. La proposta che ne emerge è una road map capace di differenziare i territori sulla base degli indici di contagio e ospedalizzazioni. Proposta che, spiega il presidente Fvg Massimiliano Fedriga, la stessa Conferenza delle Regioni ha già avanzato al governo.
Partecipano alla videoconferenza i sindaci Roberto Dipiazza (Trieste), Pietro Fontanini (Udine); Rodolfo Ziberna, (Gorizia) e Alessandro Ciriani (Pordenone), oltre al presidente dell'Anci Fvg, Dorino Favot.
Ecco i principali interventi che si sono succeduti nel corso dell'incontro.
Massimiliano Fedriga. Abbiamo deciso di fare questa conferenza stampa per fare il quadro della situazione in Fvg e nei comuni, raccontando le proposte del Fvg avanzate al governo.
Le misure messe in campo con l'ultimo Dpcm sono state portate a conoscenza in un primo incontro tenutosi sabato coi ministri Boccia e Speranza. Si rischiano di penalizzare categorie economiche e non ottenere un risultato nella lotta alla pandemia. Avremo un aumento dei contagi nei prossimi giorni, e le categorie economiche nel contempo rischiano contraccolpo difficilmente assorbibile. Ieri ho fatto una decina di incontri con le categorie e tutti mi hanno chiesto di poter lavorare. Nessuno ha chiesto soldi.
Dai dati a disposizione - ancora il presidente Fvg - non ci sarà impatto sui contagiati perché non registriamo criticità in palestre, piscine, ristoranti: non ci pare che questi settori abbiano contribuito ad aumentare i contagi. Il governo dice che servono a ridurre la mobilità, ma non ci sono attività lavorative meno importanti di altre.
Se la logica è chiudere alle 18, non si capisce perché alcune attività sì e altre no. Misure simili in Francia e Belgio non hanno ottenuto risultati. Nessuno nega la gravità di una situazione che non è affatto semplice, ma servono equilibrio e razionalità, non misure di carattere emotivo. Non sto accusando nessuno, ma faccio appello al buon senso: siamo disponibili a collaborare con il governo, ma le misure vanno condivise anche dai cittadini.
Nella primavera scorsa, abbiamo combattuto la pandemia perché istituzioni e popolazione si sono mosse nella stessa direzione, ma servono misure razioni ed eque. Se sembrano ingiuste, c’è una reazione dei cittadini.
Le categorie mi chiedono perché si reputa che una persona possa muoversi per andare a fare la manicure,ma non per andare in piscina. Servono misure eque e comprensibili. Sono molto preoccupato dall’espansione del virus ma anche dalla tenuta sociale del paese. Dobbiamo muoverci assieme alla nostra popolazione o avremo danni economici enormi e nessun risultato nella lotta alla pandemia.
Ho fatto presente questa posizione a Roma. Siamo disponibili a collaborare anche mettendo da parte certi atteggiamenti del governo, che ci ha presentato le misure soltanto durante la riunione di sabato e firma il testo di notte senza avvisarci di nulla. Se non si lavora insieme avremo un fallimento insieme.
Il Presidente del Consiglio - ancora Fedriga - dice che dobbiamo essere uniti, ma dobbiamo esserlo nei fatti e decidere insieme misure equilibrate o salta il sistema. E quando salta il sistema, puoi fare tutti i Dpcm del mondo, ma il sistema non tiene più. Vedo grande tensione. Condanniamo chi si infiltra nelle manifestazioni e provoca scontri: persone che vanno isolate. Ma credo che non possiamo sottovalutare l’esasperazione che c’è nella popolazione. Va portata all’interno di un binario in cui istituzioni, categorie e cittadini si muovono assieme o avremo un fallimento nella battaglia contro la pandemia e rischiamo che alla fine di questa sitiuazione troveremo solo le macerie del paese.
Sono disponibile a fare un’ordinanza come ha già peraltro fatto Trento, ma vederla bloccata in dodici ore e dire che è colpa del governo creerebbe ulteriore tensione e confusione. La Conferenza delle Regioni ha chiesto di fare una road map che sulla base degli indici di contagio e ospedalizzazioni differenzi i territori e dia chiarezza ai cittadini.
Abbiamo fatto proposta come Conferenza delle Regioni e su questo lavoreremo. Il governo ha dati che non ci fa presente, ma deve compiere scelte razionali e indirizzate a ridurre davvero i contagi. La scelta da fare è: cosa serve veramente, impattare meno possibile sulla parte economica o le cose non funzioneranno. Interventi: nel pomeriggio un intervento ad hoc in assestamento di bilancio.
Abbiamo rimodulato l'offerta sanitaria per recuperare il personale medico, stiamo espandendo le capacità degli ospedali, chiediamo al governo di coinvolgere i medici di medicina generale che sarebbero preziosissimi su tracciamenti e assistenza domiciliare. Oggi come oggi escludo il lockdown, ma verità assolute per i prossimi mesi non siamo in grado di darne. Noi dobbiamo garantire massima sicurezza e i comportamenti individuali sono fondamentali. Il virus c’è e cresce, ma il vaccino non arriverà in poche settimane e dovremo convivere col virus per mesi. Eppure la soluzione non è andare avanti con chiusure per un anno o alla fine non ci troveremo più il paese. È un difficilissimo equilibrio quello da tenere.
Rodolfo Ziberna. Sottoscrivo parola per parola. Fuor di dubbio che la priorità è salvaguardare l’incolumità della popolazione. Non abbiamo mai usato toni polemici. In un momento di emergenza, è essenziale lavorare in modo sinergico. Però se domani dovesse nevicare un metro di neve a Trieste, non si impone l’uso dei piumini a Palermo. Serve il principio di adeguatezza, e non capisco perché non lo si usi. Il penultimo Dpcm l’ho salutato con soddisfazione perché ritenevo fosse un passo per attribuire nuove competenze a Regioni e sindaci. Le nostre piscine sono luoghi sani, ma cosa dico a chi gestisce: che per colpa di qualcuno a Milano o Roma deve chiudere? Meravigliandomi perché non comprende? Cinema e teatri a Gorizia rispondono alle prescrizioni più impegnative. Bar e ristoranti hanno speso per dotarsi del necessario e rispondere alle prescrizioni. Per i sindaci è più facile il contatto con la Regione che coi ministeri. I sindaci sarebbero pronti a far chiudere i luoghi che non rispettano le prescrizioni: non capisco perché chi osserva scrupolosamente le regole debba chiudere. Auspico un’azione forte nell’ambito della legittimità da parte del presidente Fedriga. Gli strumenti messi in campo sono inutili e provocano allontanamento e rabbia dei cittadini verso l’istituzione.
Alessandro Ciriani. I provvedimenti non possono essere applicati indistintamente su tutto il territorio nazionale. Qui non c’è emergenza sanitaria ma il Dpcm crea insicurezza, angoscia, paure ed effetti economici non calcolabili. C’è scoramento da parte degli operatori del commercio, della cultura e spettacolo, dei pubblici esercizi, dei titolari della palestre: non si capisce perché il virus dovrebbe essere pericoloso in certi orari e non in altri. Bisognerebbe inasprire le sanzioni ed essere vigili nel rispetto delle norme, perché i nostri imprenditori hanno speso molto per adeguarsi. Se la pandemia assumesse risvolti drammatici, siamo pronti a interventi anche forti, ma in questo momento certe misure sono incomprensibili. La Regione non può mitigare il Dpcm o il Tar annullerebbe la decisione, ma possiamo pressare il governo ad assegnare ai sindaci la possibilità di valutare se certe prescrizioni sono idonee. Sì alla prudenza, no al terrorismo.
Roberto Dipiazza. La situazione è complicata, nella mia lunga vita da sindaco ho sempre ottemperato alle leggi, ma stavolta il governo ha esagerato. Ci sono aziende che ancora si leccano le ferite della primavera, oggi incontro gente che mi dice che non ce la fa più. Dobbiamo agire tutti assieme nei confronti del governo per far modificare le regole. A Bolzano i locali chiudono alle 22. Bisogna distinguere regione per regione con i sindaci commissari. Il precedente affidava un ruolo ai sindaci, che hanno parlato alla popolazione, ma ora fanno questa specie di Dpcm così a caso. Spingiamo il governo a portare alle 22 gli orari, se non a ritirare il Dpcm.
Come mai migliaia di cittadini senza organizzazione scendono in piazza a protestare? Chi deve mettersi in discussione è chi prende provvedimenti demenziali, parla chi si considera un patriota di questo paese. Finché in piazza c’eravamo io e il presidente Fedriga non è successo nulla, poi sono arrivati i facinorosi e non condivido minimamente il comportamento di queste persone. Da una settimana eravamo stati delegati come sindaci per gestire l'emergenza in base alla situazione in cui versa il nostro territorio, avevamo cominciato a lavorare coordinandoci con i giovani e i locali, e all'improvviso mi ritrovo con un nuovo Dpcm che chiude tutto: sono arrabbiato con questo governo.
Pietro Fontanini. Nel nostro Statuto c’è competenza su mercati e fiere. Cercherei di dire che sul nostro territorio, come fatto a Bolzano e Trento, si applicano misure diverse. Potrebbero essere la chiusura dei locali alle 21 invece che alle 18.
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