Affare Mps-Unicredit e il crac delle Popolari, Favotto: «Per i dissesti in Veneto c’erano vie migliori»
L’intervento dell’ex presidente dell’istituto montebellunese: i casi Veneto Banca e Bpvi “digeriti” con serietà e rigore dal territorio, guardando avanti ecco come la società toscana può limitare i danni
di FRANCESCO FAVOTTO, presidente Veneto Banca aprile 2014-ottobre 2015
TREVISO. Quando nel novembre 2019 è uscito il volume, in verità troppo venetocentrico, di Renzo Mazzaro sul “patatrac” di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza ci si chiedeva: «Tutta la vicenda non si sarebbe potuta gestire diversamente da Bce, Banca d'Italia, Governo, Mef, Consob, Magistratura, Regione del Veneto, ecc.». Poi i casi Carige, Mps e Popolare di Bari hanno fornito una risposta decisamente e clamorosamente affermativa. Proseguire però nel coltivare la domanda da un lato non aiuta a far emergere la verità - la quale resta tuttora invischiata nelle coreografie “a posteriori” che talvolta sfiorano il depistaggio - e dall'altro conduce ad un esito, per dirla in dialetto veneto, di “bechi e bastonai”.
Imparare dal passato
Quindi guardiamo al futuro, anche perché il futuro potrebbe forse imparare qualcosa dall'esperienza delle banche venete. Infatti seguendo la recente vicenda tra Mps e Unicredit esce spontanea la domanda: ma non sarebbe possibile replicare la soluzione Intesa SanPaolo (Isp) - banche venete? Ovvero: Unicredit potrebbe integrare, dopo aver acquisito al prezzo simbolico di 1 euro, la parte “buona” della quasi fallita Mps (come dice Penati in Domani, 5 agosto 2021) e poiché «non ci deve rimettere un euro» ottenere i fondi necessari dal governo (magari previa ricapitalizzazione di Mps) e concordare con i sindacati un piano di ristrutturazione delle sedi e filiali e riduzione del costo del personale tramite fondo esuberi e un intervento sugli stipendi.
Ad una nuova entità “ad hoc” spetterebbe la gestione del residuo, mentre ai passati cessati amministratori (nessuno escluso), come in Veneto, resterebbe il rischio di richieste di danni e altre iniziative che essi si troveranno da soli a fronteggiare per i prossimi anni e fino a quando la Magistratura e qualche ex socio non riterranno estinti gli spazi per un intervento giudiziario.
L'esperienza maestra di vita, verrebbe da dire. Il peso politico di Mps peraltro è ben diverso da quello delle banche venete e perciò non basta una notte per chiudere l'affare come avvenne domenica 25 giugno 2017. Tra l'altro, Mps è quotata e il prezzo del suo titolo è già stato pressoché azzerato nel tempo, e la soluzione potrebbe essere facilitata anche dal fatto che gli attori aziendali e istituzionali sono pressoché gli stessi dell'esperienza del 2017: Unicredit (ad Ghizzoni) è la stessa banca che martedì 5 aprile 2016 nella riunione d'urgenza convocata da Renzi, presidente del Consiglio dei ministri con Visco, Padoan, Calenda, Guzzetti, Messina e altri informava di non essere in grado di rispettare l'impegno di garanzia dell'aumento di capitale alla Popolare di Vicenza e che in assenza di tale certezza la Bce - lo aveva comunicato via telefono domenica sera 3 aprile - avrebbe dichiarato il fallimento della Popolare di Vicenza.
Il baricentro spostato
È l'evento che ha spostato il baricentro verso la concorrenza di mercato fra banche, anche se filtrata temporaneamente nel progetto poi fallito del Fondo Atlante a guida Penati, Mion e Anselmi (quest'ultimo subito dimissionario); - l'attuale presidente di Unicredit è lo stesso Pier Carlo Padoan che come ministro del Mef nel 2016 ha accompagnato in back stage il Fondo Atlante nella protezione dei dipendenti, dei correntisti e dei clienti, azzerando i soci; ha poi gestito (in malo modo, secondo molti) la contrattazione con la Bce nel periodo agosto 2016 - giugno 2017 che si è infine risolta con l'asta alla quale ha concorso solo Isp; ora come presidente Unicredit si trova dall'altra parte e potrà utilizzare l'apprendimento accumulato (o subìto, secondo molti) svolgendo il ruolo di cavaliere grigio che salva l'entità aziendale Mps incorporandola in Unicredit; - il Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) è lo stesso che ha contrattato la formula Liquidazione coatta amministrativa (Lca) con Isp del 25 giugno 2017 e si trova oggi nella scomoda situazione di proprietario, arbitro e regolatore dalla quale vuole uscire; - Banca d'Italia è la stessa che ha supportato il Mef nella soluzione veneta informando il 15 aprile 2016 la (prima) Commissione d'inchiesta della Regione del Veneto che i provvedimenti intrapresi lasciavano prevedere almeno per Veneto Banca l'esito positivo in corso; salvo che quanto avvenuto 10 giorni prima aveva cambiato i termini di fondo dello scenario, che la quotazione in Borsa non è andata a buon fine per il precedente negativo della Popolare di Vicenza e perché spinta dalla Bce nel periodo peggiore possibile della Borsa; con l'esito finale della Lca come «affare del secolo» per Isp (è la vulgata popolare, sempre saggia) che ha consentito nel bilancio 2017 utili del tutto significativi distribuiti ai soci.
Le ipotesi sul campo
Potrebbe essere una soluzione capace di semplificare le varie ipotesi che si leggono sui giornali di ipotesi di scissione, scomposizione, tutela di segmenti, veti incrociati, prese di posizione, richiami istituzionali e così via. Il tutto comunque con il dubbio che si tratti pur sempre di due debolezze come dice Barucci (Huffpost, 1° agosto 2021), motivo questo ad esempio che ha portato la Bce a sospettare della bontà di una ipotizzata fusione fra Veneto Banca e Popolare di Vicenza nel gennaio 2015, riproposta dal Fondo Atlante nella seconda metà del 2016.
Alla fine di tutto dipenderà da come il contesto culturale e sociale toscano saprà superare questo trauma. Il Veneto ha digerito il colpo durissimo con serietà e rigore confermando la sua solidità economica e sociale e la voglia di riscatto. Forse questo è l'esempio più autorevole della reale autonomia dei veneti rispetto ai trend italiani. È da augurarsi che Unicredit e la Toscana - e la città di Siena in particolare - esprimano una capacità di governo dell'operazione Mps con modalità più innovative del caso veneto e che più in generale riescano a non disperdere il patrimonio di risorse anzi tutto umane presenti nella banca recuperandole a favore del territorio - università, Cciaa, tribunali, associazioni di categoria, Confidi, fondi, Onlus, terzo settore e così via - o preparandole a professioni del tutto nuove come insegna il caso Whirlpool di Napoli, per quanto peculiare.—
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est