Ai soci storici di Civibank solo indennizzi simbolici

Questi i termini di un accordo transattivo tra associazioni consumatori e Sparkasse. Coinvolti gli azionisti della ex Popolare di Cividale che non possono ricorrere all’Acf

Riccardo De Toma

Cinquanta centesimi ad azione, a fronte di un picco storico di 24,50 euro e dei 6,50 euro pagati da Sparkasse a chi aderì all’Opa lanciata nel 2021. Sarebbe questa la somma, simbolica, offerta dalla controllante altoatesina a chi, tra gli azionisti della Banca di Cividale, non si trova nelle condizioni di promuovere azioni risarcitorie davanti all’Arbitro delle controversie finanziarie (Acf), l’organo della Consob competente a decidere in via extragiudiziale sui ricorsi promossi dai risparmiatori.

La presenza di una proposta di transazione non viene smentita dal presidente regionale del Movimento difesa del cittadino Fvg Raimondo Englaro, che però non ne rivela i contenuti: «I nostri legali e quelli di Sparkasse – dichiara – stanno discutendo un accordo transattivo extragiudiziale con i nostri assistiti, i cui contenuti sono sottoposti al più assoluto riserbo.

Posso soltanto confermare che il fattore decisivo è la mancata prescrizione dell’azione risarcitoria: per i risparmiatori in possesso dei requisiti per un ricorso davanti ad Acf, si prospetta un consistente recupero del danno patito a causa del deprezzamento delle azioni.

Caso diverso quello di non può più ricorrere all’organo arbitrale della Consob, essendo trascorsi più di dieci anni dalla sottoscrizione delle azioni. I nostri legali, per questi azionisti, hanno ottenuto una proposta transattiva che non può essere considerata un risarcimento, ma un indennizzo di carattere simbolico, una sorta di contributo spese».

Di più, secondo Englaro, non è ragionevolmente prevedibile ottenere seguendo la via giudiziaria: «Stante l’orientamento dominante della Giurisprudenza in merito alla prescrizione dei ricorsi, riteniamo che le probabilità di successo di eventuali azioni giudiziarie siano molto scarse».

Se è vero che i termini delle transazioni prospettate agli azionisti ultradecennali suonano beffardi, le prospettive di un ristoro tangibile del danno subito appaiono minime.

L’Acf ha accolto centinaia di ricorsi, ma si pronuncia esclusivamente su casi presentati entro il termine dei dieci anni. Quanto ai tribunali, il ricorso davanti alla giustizia ordinaria è una strada più lunga e costosa. E secondo i più, già sbarrata in partenza dalla prescrizione.

Tra i vecchi azionisti c’è frustrazione, ed è a questa platea che era rivolto un incontro tenutosi nei giorni scorsi in un albergo udinese da un’associazione di consumatori attiva nel vicino Veneto, i cui legali avrebbero ventilato nuove ipotesi di ricorso o di class action.

«Troppo spesso – dichiara da parte sua la presidente di Consumatori Attivi Barbara Puschiasis – sento parlare a sproposito di class action: quelli proposti davanti all’Acf sono ricorsi individuali presentati tramite associazioni di tutela dei risparmiatori. Tra queste Consumatori Attivi, che aveva ottenuto la prima pronuncia apripista sul caso Civibank diversi anni or sono. Di class action, nel caso in questione, questa associazione non ne ha mai promosse, consapevole che in presenza di prescrizione le prospettive di vittoria erano e restano nulle».

La strada dell’arbitrato, ricorda ancora Puschiasis, ha dato fin qui buoni risultati: «Banca di Cividale si è trovata a rimborsare il valore intero pagato per le azioni, dedotti i dividendi riconosciuti nel tempo e i 6,50 euro dell’Opa Sparkasse presi come parametro del valore del titolo».

Restano invece del tutto esclusi da qualsiasi ipotesi di ristoro, almeno finora, i vecchi azionisti. «Per queste persone, che avevano investito i loro risparmi credendo nel valore di una banca del territorio, è necessario che l’istituto proponga una soluzione compensativa in considerazione del fatto che si tratta di clienti in gran parte anziani, che hanno la necessità di poter riavere presto i propri soldi», spiega ancora Puschiasis.

Chissà che la soluzione in questione non possa essere trovata nell’ambito di nuove offerte pubbliche che Sparkasse, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe intenzionata a lanciare per consolidare ulteriormente la propria quota di maggioranza, che attualmente si assesta attorno all’80% del capitale sociale.

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