All'Enel il ritorno di Paolo Scaroni, manager globale legato al Veneto

La nomina del governo: le origini vicentine, la guida degli industriali di Venezia, le Generali e la passione per Cortina. Decisivo l’appoggio di Berlusconi e Salvini

Giorgio Barbieri
Paolo Scaroni con Montezemolo a Venezia durante un'assemblea di Confindustria
Paolo Scaroni con Montezemolo a Venezia durante un'assemblea di Confindustria

In poco meno di due ore, mercoledì sera, Paolo Scaroni ha piazzato una doppietta da centravanti. Prima superando il muro che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni gli aveva eretto contro e ottenendo la nomina a presidente di Enel, società che aveva già guidato per tre anni come amministratore delegato nella prima decade degli anni Duemila. E poi con il Milan, di cui è presidente, che ha battuto il Napoli a San Siro nei quarti di finale di Champions League. E chi può sapere quale dei due risultati gli abbia dato maggiore soddisfazione.

Il vicentino Scaroni, classe 1946, è un manager globale che ha mantenuto negli anni legami con il territorio nonostante abbia lasciato a 17 anni Vicenza per studiare alla Bocconi di Milano. «Scegli l'università che vuoi, basta che vai fuori dal Veneto», gli aveva detto il padre Bruno, che fu cofondatore e direttore per quasi 40 anni di Assindustria Vicenza. È stato il primo mattoncino per la costruzione di un curriculum che l'ha visto mettere in fila incarichi sempre più prestigiosi tra Milano, Londra, Parigi e l'America latina, pur continuando a riunire la famiglia nella casa di Creazzo sulle colline tra Verona e Vicenza, della cui squadra di calcio è stato presidente per tre anni dal 1997 al 1999 centrando anche una storica semifinale in Coppa delle Coppe.

Negli anni è poi stato una presenza fissa a Cortina, dove ha ristrutturato un antico Tabià in località Bigontina. Qui è stato tra i promotori di diverse iniziative come lo "Sci Club 18" e l'associazione per trasformare a 18 buche il Golf club che aveva raccolto l'appoggio di imprenditori appassionati della perla delle Dolomiti: tra questi De Longhi, Barilla, Riello, Andreani, Fresco, Gazzoni Frascara e Dino Tabacchi. Successivamente Scaroni è poi stato nominato presidente del comitato per i Mondiali di sci alpino di Cortina nel 2015 e nel settembre scorso il suo nome era circolato anche come possibile amministratore delegato della Fondazione per l'organizzazione delle Olimpiadi del 2026.

Dopo aver trascorso vent'anni alla guida di diverse multinazionali all'estero, nel 2001, un po' a sorpresa, Scaroni rientra in Italia alla guida della Confindustria di Venezia. «È una città meravigliosa ammirata da tutto il mondo», aveva detto spiegando il suo rientro, «le mie radici sono venete e anche se sono cresciuto in terraferma non smetterò mai di essere affascinato dalla città lagunare». Alla guida degli imprenditori veneziani aveva ricoperto un ruolo decisivo nella sfida lanciata dal trevigiano Nicola Tognana a Montezemolo per la conquista della Confindustria nazionale. Il suo appoggio a mister Ferrari fu infatti fondamentale per affossare la candidatura dell'imprenditore veneto.

Ma è nel 2002, con il secondo governo Berlusconi, che Scaroni inizia la seconda parte della sua carriera alla guida delle aziende di Stato. Prima in Enel, dove si concentra sul core business, cedendo la controllata Wind e iniziando una graduale espansione all'estero, in particolare nell'Est Europa. Tre anni dopo poi compie il salto nel settore del petrolio e del gas, come amministratore delegato di Eni. È nei primi anni che lavora all'accordo che nel 2007 porterà al maxi contratto con Gazprom. Sostenitore del gasdotto South Stream, che avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa aggirando l'Ucraina, l'Eni partecipò anche all'asta per gli asset della ex Yukos. Dopo il 2008, sempre con Scaroni, partì anche la forte scommessa sull'esplorazione poi proseguita sotto la guida dell'attuale ad Descalzi. Ma nel 2014, all'alba della stagione rottamatrice di Matteo Renzi, non arriva la conferma alla guida del cane a sei zampe.

Nel frattempo però, sempre a Nordest, Scaroni ha fatto parte per diversi anni del consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali fino al 2014, quando rassegnò le dimissioni anche in relazione al processo sulla centrale di Porto Tolle per presunto pericolo di disastro ambientale. Una vicenda per la quale venne successivamente definitivamente assolto in Cassazione insieme a Fulvio Conti e a Franco Tatò. Più recentemente, insieme al suo successore Descalzi, ha dovuto affrontare altri due processi in relazione ad alcune operazioni di Eni in Algeria e Nigeria, venendo assolto in entrambi i casi.

E ora dopo giorni di tira e molla, dovuti soprattutto all'ostilità di Giorgia Meloni, è arrivata la presidenza di Enel. L'appoggio di Berlusconi e Salvini ha avuto la meglio sulla premier che sul suo nome ha dovuto fare il primo passo indietro con gli alleati da quando è arrivata a Palazzo Chigi. Con ogni probabilità Scaroni dovrà lasciare la vicepresidenza della banca d'affari Rothschild Italia. Non la presidenza del Milan, ora più che mai in corsa per la conquista della Champions League.

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