Assogestioni al lavoro per la lista di Generali e il nodo conflitti d’interesse

Nuova riunione interlocutoria del Comitato dei gestori sul rinnovo del board. Il pallino è in mano a Intesa e Poste, unici rimasti dopo l’uscita delle altre società del risparmio

Roberta Paolini
La torre Hadid, sede di Generali a Milano
La torre Hadid, sede di Generali a Milano

Fumata nera in Assogestioni sulla presentazione di una lista di minoranza per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Generali. La riunione del Comitato dei gestori, che si è tenuta ieri pomeriggio, non ha prodotto alcuna decisione definitiva. Intesa Sanpaolo e Poste Italiane, rimaste di fatto le uniche forze dominanti dopo l’uscita di scena di Mediobanca, Generali, Mediolanum, Amundi, Anima e Kairos, hanno aggiornato i lavori senza sciogliere il nodo centrale: presentare o meno una lista indipendente per il board del Leone di Trieste.

La partita resta aperta, ma il tempo stringe. Entro il 29 marzo, termine ultimo per il deposito delle liste, i due istituti dovranno decidere se intervenire direttamente nell’equilibrio della governance di Generali o lasciare che la sfida si giochi tra i due principali contendenti: Mediobanca, che presenterà una lista lunga con 13 candidati, e Francesco Gaetano Caltagirone, che avrebbe optato per una lista più corta, con sei nomi.

Se i gestori istituzionali scegliessero di non partecipare, Mediobanca avrebbe un vantaggio nel consolidare la sua posizione di riferimento nella compagnia. Se invece una lista di Assogestioni venisse depositata, potrebbe sottrarre voti a Mediobanca e riequilibrare il peso di Caltagirone, che dovrebbe poter contare anche sull’appoggio di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio.

Il Comitato dei gestori si è trovato a dover affrontare il delicato tema dei conflitti di interesse, che ha portato all’uscita di molte società chiave. Mediobanca, Generali, Mediolanum, Amundi, Anima e Kairos si sono sfilate dai lavori, lasciando il tavolo quasi svuotato. Emilio Franco, amministratore delegato di Mediobanca sgr e coordinatore del Comitato, nei giorni scorsi, ha presentato un parere legale sui requisiti di indipendenza dei componenti. Un documento che ha sollevato dubbi e tensioni, portando Oriana Bastianelli, rappresentante di Anima e Kairos, a non partecipare più ai lavori.

Con il Comitato ormai ristretto, il peso delle decisioni è passato interamente a Intesa Sanpaolo, che esprime due rappresentanti (uno per Fideuram e uno per Eurizon), e a Poste Italiane, che è rimasta l’unica altra voce in campo. Se alla fine il Comitato dei gestori decidesse di presentare una lista di minoranza, questa sarebbe composta da tre nomi, selezionati tra profili di alto livello per garantire un peso rilevante in Consiglio. Se invece il fronte dei gestori non si muovesse, Mediobanca potrebbe contare sul voto degli investitori istituzionali, che solitamente puntano sulla lista di maggioranza.

L’incertezza su Assogestioni si somma alle dinamiche già tese tra Mediobanca e Caltagirone. Quest’ultimo, con Delfin al fianco, potrebbe contare su un pacchetto di voto attorno al 17%, mentre Mediobanca parte con il 13,1%. Se la lista di Caltagirone risultasse vincente, si verrebbe a creare una situazione di stallo: sei consiglieri in quota Mediobanca e sei in quota Caltagirone, con l’unico membro della lista Assogestioni a fare da ago della bilancia nelle decisioni chiave del Cda.

Sullo sfondo resta un terzo attore che potrebbe risultare decisivo: UniCredit. L’istituto guidato da Andrea Orcel possiede il 5,2% di Generali e potrebbe convergere sulla lista di Assogestioni, se venisse presentata, o su una delle due restanti in caso contrario, spostando gli equilibri della sfida.

Intanto ieri UniCredit ha ottenuto il via libera dall’Antitrust austriaca per salire al 29,99% di Commerzbank, consolidando la propria posizione nel settore bancario europeo. Il titolo della banca tedesca ha guadagnato il 20,7% nelle ultime due settimane, segno che il mercato vede con favore la mossa dell’istituto guidato da Andrea Orcel.

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