Banca Etica, sfida finale: i soci divisi sulle banche che finanziano la difesa
In scena oggi a Padova il terzo dibattito dei quattro previsti prima dell’assemblea del 17 maggio. Due liste si confrontano per la guida dell’istituto popolare

Il dibattito sul futuro della finanza italiana non si mostra solo nella grande partita per il controllo di Generali ma pure in Banca Etica, l’istituto di finanza alternativa forte di 1,24 miliardi di euro di impieghi nel 2023 (gli ultimi dati parlano di crediti in crescita del 4,4% nel 2024), una raccolta diretta di 2,5 miliardi di euro nel 2023 (+4,6% nel 2024) e una raccolta indiretta, tramite Etica Sgr, pari a quasi 7,7 miliardi di euro (+5,6% nel 2024).
Non è la prima volta che in Banca Etica si fronteggiano due liste differenti ma questa è forse la prima dove il dibattito si fa così teso tra i protagonisti: da una parte la Lista Partecipativa guidata dall’attuale vicepresidente Aldo Soldi, che ha raccolto l’adesione di 7 portatori di valore e 5 aree territoriali, 4 in Italia e una in Spagna, dove Banca Etica ha una sua branch; dall’altra Restart e Alessandro Messina, già direttore generale dell’istituto dal 2015 al 2021, che ha raccolto 300 firme tra i soci in tutte e 5 le aree territoriali. Una lista pronta a dare battaglia per la guida di un istituto le cui quote sociali appartengono, in larga parte, a singoli individui non legati a organizzazioni strutturate.
Proprio a Padova, nella sede centrale di Banca Etica, va in scena oggi stesso il terzo dibattito dei quattro previsti prima delle elezioni del prossimo 17 maggio. «La nostra lista si definisce partecipativa perché ha ottenuto l’appoggio di almeno 3 portatori di valore» spiega Soldi «e nel nostro caso a concederci il loro appoggio sono stati il coordinamento dei soci lavoratori, il tavolo dei soci di riferimento, molti soci fondatori e non pochi soci persone giuridiche oltre ad altri soggetti come l’Arci, l’Agesci, la Legacoop, Ocsfam e così via».
«Ci siamo confrontati con loro sul programma e sulle candidature e tutt’ora è in corso un percorso partecipativo in cui crediamo fortemente. La differenza sostanziale tra le due liste sta nella valutazione dell’attuale e nelle scelte operative per il futuro: per noi la Banca va bene e i dati di bilancio lo confermano. Siamo convinti che si debba migliorare ma non che ci sia bisogno di una ripartenza, come suggerisce il nome della lista Restart».
Molto più battagliera la posizione dell’ex direttore generale Messina. «Nei mesi precedenti alla raccolta delle firme era già in piedi un dibattito molto duro sui temi della partecipazione, su quelli della trasparenza, e sull’orizzonte concreto che alcune scelte di questo cda imprimevano a Banca Etica» spiega Messina. «Padre Alex Zanotelli, sulle pagine di Nigrizia a luglio, è stato molto critico sui rapporti di Etica Sgr con “banche armate” come Banco Bpm, Bper Banca e Banca Popolare di Sondrio», cioè istituti che investono in gruppi attivi in produzioni militari. «Esse – continua Messina – detengono, insieme, poco meno del 40% della Sgr. Non siamo solo noi a percepire un disagio, piuttosto stiamo cercando di dargli voce, integrandolo in un contesto di partecipazione che invece risulta sempre più scarsa».
Non solo: la lista Restart contesta all’attuale direzione di Banca Etica e alla Lista Partecipativa che ne rappresenta il prosieguo, molte altre questioni spinose. «Non è solo la presenza di ben 3 banche armate in Etica Sgr» aggiunge Messina «banche che poi collocano i prodotti, questi invece pienamente certificati, della nostra società di gestione del risparmio. È la scelta di acquisire una società di gestione, IMPact, che tra i sui tre soci fondatori vede il marito di un membro del Cda della Banca. Un ottimo professionista che tuttavia non credo riceva un compenso pari al massimo a 6 volte quello del dipendente più basso in grado della Banca, come previsto dallo statuto. Né sono convinto che il suo ruolo di gestore, previsto dagli accordi per la vendita, possa essere conciliabile con la regola statutaria secondo cui nessun parente di un dipendente, fino alla quarta generazione, può entrare nell’istituto».
La lista Restart ha poi una serie di progetti specifici come l’introduzione delle tecnologie dei Dao e della blockchain per ampliare la partecipazione alla vita dell’istituto, l’apertura di Etica Sgr a nuovi prodotti finanziari che supportino le Pmi a forte trazione solidale tramite equity, green e social bond e così via. Ma l’ex direttore Messina contesta anche una drastica riduzione del credito al terzo settore, area centrale nell’attività finanziaria dell’istituto. «Abbiamo da poco presentato un Piano Strategico 2025-28 che prevede una crescita dell’erogazione di credito del 35%, in pratica l’8% annuo» risponde Soldi.
«Sul credito al terzo settore il nostro obiettivo è crescere nei servizi per accompagnare queste imprese, per noi strategiche, in percorsi di consulenza in grado di rilanciarne le attività. A proposito invece del conflitto di interesse, la persona interessata fa parte del Cda della banca ma non di quello di Etica Sgr, che ha preso la decisione e la scelta è ricaduta su IMPact dopo una lunga valutazione sulla necessità di maggiore indipendenza di Etica Sgr dalla finanza classica in termini di gestione. C’è poi un altro aspetto: il dibattito è un bene, tanto più quando gli obiettivi sono condivisi, ma minare la fiducia in un istituto come il nostro rischia di danneggiare il percorso di crescita della finanza etica in Italia, percorso di cui dovremmo invece andare fieri».
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