Banca Generali, Mossa: sull’offerta per Intermonte adesioni già al 69%

Prima di uscire allo scoperto, la società guidata da Gian Maria Mossa aveva già raggiunto un accordo con gli azionisti storici, che hanno in mano il 52% della società specializzata nella consulenza e nella ricerca nel campo degli investimenti

Luigi Dell’Olio

Prosegue senza intoppi l’offerta pubblica d’acquisto lanciata da Banca Generali su Intermonte. «Abbiamo già avuto adesioni irrevocabili per il 69%, oltre due terzi del capitale. Siamo molto fiduciosi che, posto l'iter regolamentare, l'opa volontaria avrà successo», ha dichiarato ieri in proposito l'amministratore delegato della banca del Leone, Gian Maria Mossa, a margine di un evento al quale ha preso parte a Milano.

«L’iter prevede il deposito del prospetto e un periodo fino a metà dicembre per avere l'ok formale di Consob e Banca d'Italia», ha aggiunto. Dopodiché, procederemo da gennaio dell'anno prossimo con la messa a terra di tutti i servizi in due ambiti: global markets, per la parte di trading e di strutturazione dei prodotti e derivati per la protezione dei nostri clienti, e capital markets, per aiutare le imprese ad avvicinarsi al mercato dei capitali. Il delisting sarà verosimilmente nel 2025, più nella seconda parte che nella prima».

L’operazione potrà costare fino a 98,19 milioni di euro. L’istituto triestino pagherà 3,04 euro per ciascuna azione (portata in adesione all’offerta), un prezzo che incorpora un premio del 21,9% rispetto al prezzo ufficiale del titolo Intermonte alla vigilia dell’annuncio.

Prima di uscire allo scoperto, la società guidata da Gian Maria Mossa aveva già raggiunto un accordo con gli azionisti storici, che hanno in mano il 52% della società specializzata nella consulenza e nella ricerca nel campo degli investimenti.

La stragrande maggioranza dei clienti del private banking svolge attività imprenditoriale per cui l’acquisizione dell’investment bank consentirà a Banca Generali a rafforzare l’offerta per servire aziende anche di dimensioni importanti. In Italia ci sono tante aziende con un fatturato sopra i 10 milioni di euro che si trovano dinanzi a snodi decisivi, come il passaggio generazionale o possibili acquisizioni, e si rivolgono a consulenti per affiancarli. «Sempre più spesso l’imprenditore ha bisogno di essere accompagnato, in una logica di protezione, a ragionare in modo più ampio sull’azienda e riuscire a internalizzare le competenze in quest’ambito ci porta a un livello superiore di consulenza allargata e globale», ha spiegato in proposito Mossa. —

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