Bitcoin, perché con l’elezione di Donald Trump le quotazioni sono salite?
Ed è vero che le criptovalute saranno sdoganate? La vittoria alle elezioni di novembre e l’avvio dell’amministrazione ha portato il Bitcoin a nuovi record. Perché?
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1.
La vittoria alle elezioni di novembre e l’avvio dell’amministrazione di Donald Trump ha portato il Bitcoin a nuovi record. Perché?
In campagna elettorale, Donald Trump si è fatto paladino del settore cripto, promettendo da una parte una minore regolamentazione del settore (i vincoli introdotti dall’amministrazione di Joe Biden rispondevano alla volontà di limitare i rischi di speculazione a danno dei piccoli investitori), dall’altra di creare una riserva strategica di Bitcoin, cioè una riserva da utilizzare in caso di crisi economica o finanziaria. Questo sta a significare sia che si produrrebbe una pressione della domanda sull’offerta, considerato che il governo americano andrebbe ad acquistare somme consistenti, sia che il Bitcoin, finora guardato con sospetto dalle istituzioni, di fatto verrebbe sdoganato.
2.
Quanto hanno influito queste prese di posizione sulle quotazioni della criptovaluta?
Le quotazioni della principale criptovaluta, che a settembre si aggiravano intorno ai 60 mila dollari, hanno cominciato a crescere man mano che appariva più probabile il successo elettorale del tycoon e oggi sono in crescita di quasi l’80% rispetto ad allora.
Eppure l’opinione di Donald Trump non è sempre stata questa. «Una specie di truffa basata sul nulla»: così il neo presidente definiva fino a non molto tempo fa le criptovalute, prima di cambiare idea con l’avvio dell’ultima campagna elettorale. Il cambio di rotta è coinciso con il forte supporto di alcuni imprenditori del settore al suo tour tra gli elettori Usa.
3.
Quali sono i rischi di questa situazione? Esiste una via d’uscita praticabile per questa spirale speculativa?
La mossa di Trump è stata oggetto di numerose critiche da parte di economisti e analisti finanziari, i quali continuano a evidenziare la mancanza di consistenza delle criptovalute (che non hanno un sottostante fisico come avviene ad esempio per gli strumenti finanziari riconducibili all’oro o al petrolio).
Warren Buffett, il più famoso e ricco investitore di tutti i tempi, le definisce «veleno per topi al quadrato». I timori è che la creazione di una riserva di Bitcoin possa mettere a rischio il bilancio federale, in caso di crollo delle quotazioni. Ma potrebbe esservi una via d’uscita.
Secondo diverse stime, il governo americano avrebbe già in portafoglio Bitcoin per quasi 20 miliardi di dollari. Somme sequestrate nell’ambito di attività criminali nel corso degli anni e che l’amministrazione degli Stati Uniti aveva in programma mano a mano di vendere. Stando ad alcune ipotesi circolate, Trump potrebbe decidere di congelarne la dismissione per dare un seguito alle sue promesse, senza impegnare – almeno per ora – i soldi dei contribuenti.
4.
Più simile all’oro, che al dollaro?
«Il Bitcoin è un competitor per l'oro fisico, non una minaccia per il dollaro». Così si è espresso nelle scorse settimane il presidente della Federal Reserve (la banca centrale Usa), Jerome Powell, di fatto smentendo che si possa generare una concorrenza per le valute ufficiali, quelle universalmente accettate. «La gente usa il Bitcoin come asset speculativo, è come l'oro, ma virtuale, digitale. La gente non lo usa come forma di pagamento», ha sottolineato Powell, ricordando anche la volatilità della criptovaluta.
5.
Melania Trump ha una sua criptovaluta?
A pochi giorni dall’insediamento, Trump ha lanciato una sua meme coin, come sono definite le criptovalute nate per gioco o da un trend virale alimentato dal web. “$Trump”, questo il nome, in pochi giorni è passato da valere zero a quasi 15 miliardi di dollari, per poi ripiegare in parte.
Non è dato sapere se e quanto ha incassato il presidente, di certo c’è che a stretto giro anche la consorte ha deciso di monetizzare il momento d’oro del settore lanciando la meme coin “$Melania”.
6.
I Bitcoin sono tassati in Italia?
Le plusvalenze sulle criptovalute sono tassate al 26%, l’aliquota ordinaria degli asset finanziari (per i titoli di Stato vi è quella agevolata al 12,5%). Nelle bozze della manovra per il2025 era previsto un innalzamento al 42%, poi l’ipotesi è decaduta. È stata eliminata la no tax area fino a duemila euro, ampliando la platea di soggetti sottoposti a tassazione. L’aliquota salirà a partire dal 2026, attestandosi al 33%. —
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