Bonomi tenta la scalata bis al re dei tappi Guala, la Delfin di Del Vecchio al suo fianco

Secondo quanto riferisce La Repubblica ad aver aderito all'offerta di acquisto di Bonomi per il mettere insieme il pacchetto necessario per lanciare l'opa ci sarebbero come venditori la famiglia De’ Longhi, la famiglia Benetton, il fondo Quaestio, l’hedge Whitebox, Amber e la Space holding di Erede
Andrea Bonomi
Andrea Bonomi

C'è un pezzo Nordest nella scalata di Investindustrial a Guala Closures, il re dei tappi che con oltre 600 milioni di fatturato e 29 stabilimenti sparsi per il mondo. Dopo il flop dell'opa parziale dello scorso giugno, Investindustrial ha alzato l'offerta sulla quotata ed è riuscita ad assicurarsi il controllo di quasi la metà del capitale della multinazionale italiana dei tappi, valorizzando il gruppo, su cui dovrà lanciare un'offerta pubblica di acquisto, circa 570 milioni di euro.

Il fondo di Andrea Bonomi ha annunciato di aver rilevato il 23,2% del capitale su base 'fully diluited' al prezzo di 8,2 euro ad azione, cifra che rappresenta un rilancio del 36,7% rispetto ai 6 euro messi sul piatto a giugno e assicura un premio del 26,6% sulle quotazioni medie del titolo degli ultimi sei mesi. Investindustrial, che già detiene il 4% del capitale, rileverà allo stesso prezzo un altro 16,6% da Alantra, Delfin (la holding di Leonardo Del Vecchio) e Factor Holding, che reinvestiranno in tutto o in parte quanto incassato in Special Packaging Solutions Investments (Spsi), il veicolo utilizzato per rilevare Guala Closures, di cui arriveranno a detenere una quota compresa tra il 13 e il 30% del capitale, a seconda di quelle che saranno le adesioni all'opa obbligatoria. Considerati anche gli impegni di adesione all'opa, che interessano un ulteriore 5,2% del capitale, il fondo di Bonomi si è assicurato già il 48,9% del capitale di Guala, che corrisponde al 43,5% dei diritti di voto.

«All'iniziativa hanno già aderito molti azionisti rilevanti» tra cui, oltre ai co-investitori, il fondo Amber e la Space Holding di Sergio Erede e Gianni Mion. e Investindustrial «auspica» che altri azionisti «possano aderire». Secondo quanto riferisce La Repubblica ad aver aderito all'offerta di Bonomi ci sarebbero  anche la famiglia De’ Longhi, la famiglia Benetton, il fondo Quaestio, l’hedge Whitebox, tutti azionisti di Guala.

Tra i soggetti da convincere c'è invece la Gcl Holdings, controllata dall'ad e presidente di Guala, Marco Giovannini, che dispone (grazie ad azioni a voto plurimo) del 24,3% dei diritti di voto in assemblea, e PII G, controllata dal fondo Peninsula, con una quota che pesa per l'8,8% dei diritti di voto. I due azionisti, che dispongono di una minoranza di blocco, se dovessero giudicare ostile e inadeguata l'offerta di Bonomi dovranno cercarsi un cavaliere bianco. Senza il quale, all'assemblea della prossima primavera rischiano di perdere il controllo del cda, in scadenza con il bilancio 2020 (sempre che l'opa non abbia già chiuso i giochi).

In Borsa Guala Closures, che ha chiuso il 2019 con 606 milioni di ricavi, quasi tutti all'estero, e 113 di ebitda rettificato, è balzata del 18% a 8,26 euro, poco sopra il prezzo dell'opa ed ora è stabile a quel livello.

A questo punto toccherà al Cda dotarsi di un advisor ed esprimersi sulla congruità dell'offerta. A giugno il consiglio aveva bocciato l'opa parziale di Bonomi ritenendola a sconto rispetto a una valutazione fair del titolo compresa tra 6,9 e 8,3 euro.

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