Carraro India in Borsa: entro la fine dell’anno la quotazione a Mumbai
L’obiettivo è di raccogliere dalla Ipo (offerta pubblica iniziale) circa 140 milioni di euro per la vendita di poco più del 31% delle proprie quote
Carraro India, la società dell’omonimo gruppo degli assali di Campodarsego, si prepara a sbarcare alla Borsa di Mumbai entro gli ultimi giorni del 2024 con l’obiettivo di raccogliere dalla Ipo (offerta pubblica iniziale) circa 140 milioni di euro per la vendita di poco più del 31% delle proprie quote.
Già nel 1997, due anni dopo la sua quotazione in Borsa a Milano (la società ne uscirà nel 2021) la Carraro aveva scelto un percorso di internazionalizzazione che il suo attuale presidente Enrico Carraro, figlio di Mario, ha recentemente definito “local for local”.
Il primo paese di insediamento era stato proprio l’India e più nello specifico quella città di Pune a circa 120 chilometri da Mumbai che è la quarta città industriale del paese. Una scelta fortunata fin dal principio che ha dato l’avvio ad un percorso di insediamenti industriali plurilocalizzati anche in Argentina (1998) e in Cina (2005) in grado di assicurare la creazione di una rete autenticamente globale.
Una politica che sembra avere pagato se è vero che nell’anno fiscale che si è chiuso lo scorso 31 marzo, Carraro India ha fatturato 17,8 miliardi di rupie (poco meno di 200 milioni di euro) di cui oltre il 64% sul mercato domestico e poco meno del 36% grazie alle esportazioni, quasi integralmente verso l’Unione europea. L’utile del periodo è stato pari a 6,5 milioni di euro. Per sfruttare le opportunità di un mercato finanziario, quello di Mumbai, particolarmente frizzante, Carraro ha scelto la via dell’India secondo un mantra, è proprio il caso di dirlo, che recita “autonomia ma non indipendenza”.
Con questi presupposti ben chiari e in una logica di ulteriore sviluppo la multinazionale degli assali di Campodarsego si prepara al proprio esordio, probabilmente sia al Bse che al Nse (le due Borse di Mumbai), già per il prossimo lunedì 30 dicembre. Agli investitori istituzionali qualificati non potrà andare più del 50% delle azioni collocate sul mercato, al segmento retail non meno del 35% e non meno del 15% per i non-istituzionali.—
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