CiviBank contro Sparkasse, udienza al Tar del Lazio il 18 maggio
Primo esame dei ricorsi depositati dalla banca friulana contro l’Opa lanciata da CariBolzano, controllata da Fondazione Sparkasse. I giudici amministrativi decideranno sulla sospensiva
UDINE. I ricorsi depositati da CiviBank sull’Opa di Sparkasse saranno il 18 maggio all’esame del Tar del Lazio. La conferma della data è arrivata ieri insieme all’ufficializzazione del secondo ricorso per motivi aggiuntivi depositato due giorni fa sempre al Tribunale amministrativo regionale. Dall’udienza è atteso un primo pronunciamento relativo alla sospensiva, che potrebbe “congelare” l’Opa fino all’esito della verifica di legittimità.
Probabilmente è la prima volta nella storia che si imbocca la via giudiziaria per fermare un’Offerta pubblica di acquisto, che altro non è che il tentativo di scalata di una banca, in passato mai ostile. E’ anche vero che negli ultimi vent’anni nessuna banca, controllata da una Fondazione, ha compiuto acquisizioni. E il nodo del contendere sta proprio qui. Dopo il decreto legislativo Amato, la legge 218 del 1990 che ha avviato la privatizzazione degli enti pubblici creditizi, e il decreto 153 del 1999 che ha introdotto l’obbligo per le Fondazioni bancarie di dismettere le partecipazioni detenute nelle banche conferitarie e il divieto di assumere nuove partecipazioni di controllo in altre banche, le Fondazioni - quasi tutte - hanno dovuto cedere lo scettro dell’azionista di maggioranza della banca che avevano contribuito a far nascere.
La Fondazione della Cassa di risparmio di Bolzano è l’eccezione alla norma, beneficiando di una deroga che vale solo per le fondazioni con sede operativa prevalentemente in regioni a statuto speciale. In virtù di quanto sancito all’articolo 25, comma 3-bis, del decreto, ecco che Fondazione Sparkasse ha potuto restare azionista di maggioranza, con una quota del 63,6%, della banca Sparkasse.
Ma se ora, attraverso l’Opa, l’istituto altoatesino rilevasse CiviBank, violerebbe - secondo i legali dell’ex Popolare di Cividale - il divieto di acquisire partecipazioni di controllo in altre banche. Sebbene questa acquisizione sia indiretta, perché non è la Fondazione a muoversi, ma la banca controllata.
Nel merito, questo quindi è il nodo del contendere a cui dovrà rispondere il Tar, ma anche la Corte di Strasburgo, a cui CiviBank si è rivolta con un altra azione legale, impugnando il via libera dato dalla Bce all’Opa.
Al primo ricorso al Tar depositato in aprile, come detto, se n’è aggiunto un secondo per motivi aggiuntivi avviato dall’attuale Cda di CiviBank nel quale si richiama un’altra presunta violazione alla normativa: la mancata comunicazione al Ministero dell’Economia e Finanze (a cui va il compito di vigilanza sulle fondazioni) da parte di Fondazione Sparkasse dell’intenzione lanciare un’Opa, chiedendo il nulla-osta. Nel ricorso si sostiene che il provvedimento di Consob che ha approvato il documento di offerta è annullabile non solo per la violazione dell’obbligo di comunicazione preventiva, ma anche perché (ai sensi dell’art. 102 Tuf) lo stesso provvedimento può essere emanato solo dopo il rilascio di tutte le autorizzazioni previste dalla normativa di settore. Per cui se la Fondazione non ha ottenuto tutte le autorizzazioni previste, quel documento non poteva venire approvato.
Per quel che riguarda l’impugnazione al tribunale della Ue, i tempi non si prospettano brevi: nonostante il bollino “urgente” del ricorso, si parla di diversi mesi. E l’esito è ovviamente condizionato dalla legislazione europea, e dalle disposizioni - se previste - sulle partecipazioni di controllo delle Fondazioni nelle banche.
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