Crac della Popolare di Vicenza, illegittimo il sequestro ai manager

Lo ha stabilito la Consulta esprimendosi in merito alla vicenda della maxi confisca di quasi un miliardo a carico dell'ex presidente della banca popolare di Vicenza Gianni Zonin e altri tre imputati

La redazione
Gianni Zonin, al centro, durante una delle udienze cui ha presenziato
Gianni Zonin, al centro, durante una delle udienze cui ha presenziato

L'obbligo di disporre la confisca di tutti i beni utilizzati per commettere un reato societario può condurre a sanzioni sproporzionate ed è pertanto incompatibile con la Costituzione.

Lo ha stabilito la Consulta esprimendosi in merito alla vicenda della maxi confisca di quasi un miliardo a carico dell'ex presidente della banca popolare di Vicenza Gianni Zonin e altri tre imputati, per il crac della stessa banca avvenuto nel 2017.

In primo grado, il Tribunale di Vicenza aveva disposto, a carico dei quattro, la confisca di 963 milioni di euro, corrispondente alle somme di denaro utilizzate per la commissione dei reati di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza della Banca d'Italia e della Banca Centrale Europea.

Il Tribunale aveva calcolato l'importo da confiscare sommando tutti i finanziamenti concessi a terzi dalla Banca popolare, affinché acquistassero azioni della stessa banca senza poi dichiarare quei finanziamenti come previsto dalla legge.

In secondo grado, la Corte d'appello di Venezia aveva confermato in parte la responsabilità penale degli imputati, ma aveva revocato la confisca, giudicandola in contrasto con il principio di proporzionalità delle pene, sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

Il Procuratore generale aveva quindi proposto ricorso alla Corte di cassazione che, condividendo quei dubbi sulla possibile sproporzione di una confisca di quasi un miliardo di euro a carico di quattro persone fisiche, ha sollevato questione di legittimità costituzionale.

Esprimendosi poi in questa sentenza, la Consulta ha fatto riferimento al principio di proporzionalità, il quale vieta che le pene patrimoniali risultino sproporzionate rispetto alle condizioni economiche dell'interessato e in ogni caso alla sua capacità di far fronte al pagamento richiesto.

A sollevare dei dubbi sulle conseguenze di questa sentenza è però il consigliere regionale del Veneto, Joe Formaggio, di FdI: «Migliaia di risparmiatori, famiglie e piccoli investitori hanno visto andare in fumo i sacrifici di una vita a causa di una gestione bancaria che ha tradito ogni fiducia. La domanda che mi pongo, e che credo si pongano in tanti, è: chi risarcirà questi cittadini? Chi restituirà loro una dignità economica persa ingiustamente?».

Per Formaggio «il Veneto esce male da questa vicenda. Mentre altre banche e altri risparmiatori in crisi hanno avuto accesso a interventi di salvataggio o a risarcimenti, il nostro territorio è stato abbandonato a se stesso. Questa disparità non è accettabile, ed è un'ulteriore ferita per un popolo che ha sempre lavorato duro e creduto nelle sue istituzioni».

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