Creare una dote per i figli: tempo e costanza per costruire portafogli redditizi
Finanziare gli studi universitari del figlio, aiutarlo ad acquistare casa, mettergli a disposizione una somma da usare per le emergenze.
A tanti genitori sarà capitato di avere questi obiettivi di sostegno ai propri figli e magari di non averli potuti concretizzare per la carenza di risorse economiche. In realtà non occorre una grande capacità di risparmio mensile per arrivare ad accumulare un patrimonio di una certa consistenza, ma più di ogni altra cosa sono rilevanti l’orizzonte temporale e la costanza.
Michele Zito, consulente finanziario di Gamma Capital Markets, porta la sua esperienza di neo-papà che ha avuto un figlio solo tre mesi fa. «La variabile fondamentale da prendere in considerazione in un caso come questo è l’arco temporale, molto lungo e quindi con la possibilità di pianificare senza ansie».
In particolare, l’esperto cita il piano di accumulo (Pac), che consiste nel versamento periodico (ad esempio ogni mese o trimestre) di una somma sempre uguale in un prodotto finanziario: questo significa che nel momento in cui i mercati salgono, si acquistano meno quote dello strumento, e viceversa.
La conseguenza è che non si rischia di comprare sui massimi del ciclo, di fatto sterilizzando il rischio di sbagliare timing dell’investimento.
«Puntando su acquisti costanti nel tempo, si sfugge peraltro alla tentazione di vendere quando vi è uno storno dei mercati, che spesso porta a perdere il successivo rimbalzo», sottolinea Stefano Gianti, analista di Swissquote.
Quanto alle classi di investimento da preferire, Zito non ha dubbi. «Meglio puntare sull’azionario, che nel lungo termine tende a offrire rendimenti più elevati della media».
Per avere un riscontro numerico è possibile guardare alla performance dell’indice S&P500, che comprende le 500 società più capitalizzate tra quelle quotate a Wall Street. Negli ultimi 20 anni è cresciuto di quasi il 400%. Se poi si guarda al Nasdaq Composite, che riflette l’andamento delle società più innovative, l’incremento è addirittura di oltre l’800%.
La vede un po’ diversamente Gianti. «Un elemento da tenere in considerazione è legato al fatto che l’andamento degli ultimi anni di vita del Pac sono più importanti dei primi, in quanto il capitale su cui si lavora è decisamente più elevato rispetto a quello delle fasi iniziali».
«Pertanto, potrebbe aver senso muoversi verso prodotti maggiormente conservativi, per esempio riducendo l’azionario e aumentando le obbligazioni (con una quota di investimento sull’oro leggermente più alta, anche se mai superiore al 10-12% sul totale)».
Il piano di accumulo può essere realizzato anche attraverso uno strumento previdenziale (Pip), ma per il consulente di Gamma si tratta di una soluzione più adatta a costruirsi una previdenza integrativa, che a creare un piccolo patrimonio per un giovane.
«C’è anche la possibilità di sottoscrivere Buoni postali, che sono garantiti dallo Stato, ma hanno un rendimento molto prossimo allo zero e tra vent’anni il bambino di oggi e il ragazzo si ritroverà probabilmente poco più di quello che il genitore ha versato a suo beneficio, con un valore reale sensibilmente inferiore a causa dell’inflazione».
Per chi, invece, vuole puntare su un portafoglio fai da te, una possibilità è inserire – tra le altre cose – una quota in oro, considerato che la moneta preziosa è tradizionalmente un equilibratore di rendimento, dato che il suo valore tende a salire quando azionario e obbligazionario soffrono, e viceversa.
Gianti condivide la convinzione secondo la quale il modo migliorare per diversificare puntando al lungo termine è puntare su un Pac azionario, «meglio se attraverso un Etf, dato che i fondi passivi hanno costi sensibilmente inferiori rispetto a quelli attivi», precisa.
«Fermo restando che non può mancare una quota di obbligazioni in ottica di diversificazione e riduzione del rischio complessivo».
Gianti conferma l’interesse verso l’oro e altre materie prime. «Attenzione, però, perché si tratta di asset che non staccano cedole o dividendi; quindi, potrebbe aver senso inserirli/incrementarli nella parte finale del percorso di investimento o dopo importanti ribassi», conclude l’analista di Swissquote.
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