Crédit Agricole al 9% di Banco Bpm, la Borsa sente profumo di Opa
I francesi sono già presenti in forze in Italia dove hanno acquistato Cariparma, Friuladria e più recentemente Caricesena, Carim e Carismi e il Creval

MILANO. Un rilancio del risiko bancario in Italia, con un riequilibrio del baricentro verso Nordest, un territorio che sta ridisegnando la propria fisionomia alla luce dei grandi cambiamenti avvenuti in questi anni. La crescita di Crédit Agricole nel capitale di BancoBpm, avvenuto con l’acquisto del 9,2% della banca guidata dall’ad Giuseppe Castagna, viene seguita con grande attenzione nel settore finanziario perché d’un colpo pone fine al clima di apparente tranquillità che aveva preso corpo dopo il blitz fallito da UniCredit sullo stesso Banco e alla luce delle crescenti tensioni internazionali.
L’8 aprile il titolo della società nata dalla fusione tra il Banco Popolare (di Verona) e la Banca Popolare di Milano ha chiuso la seduta in rialzo del 10,24% a quota 3,02, nella prospettiva che la banque verte possa lanciare un’Opa, dopo aver annunciato nella serata di giovedì di essere arrivato al 9,2% del capitale.
Gli acquisti evidentemente sono avvenuti approfittando della correzione dei corsi azionari legata alla guerra in Ucraina visto che il titolo Banco Bpm è sceso dai 3,6 euro di fine febbraio in area 2,7 euro, valore al quale è rimasto quasi ancorato dalla metà di marzo. La mossa non è stata concordata, ma non appare ostile.
«Quest’operazione testimonia il forte apprezzamento di Crédit Agricole per le qualità intrinseche di Banco Bpm: una realtà solida, con un outlook positivo sul piano finanziario e un management team forte e con un comprovato track-record», hanno dichiarato in una nota i francesi.
«L’operazione consolida la relazione strategica e di lungo termine del gruppo con Banco Bpm, costituita innanzitutto dalla partnership nel credito al consumo attraverso la joint venture Agos (al 61% e per il 39% dell’istituto italiano, ndr)».
L’avvicinamento tra i due istituti era iniziato proprio dopo le avances di UniCredit, nella prospettiva di dar vita al terzo gruppo bancario nazionale, dietro a Intesa Sanpaolo e alla banca guidata da Andrea Orcel. Un’operazione di questo tipo restituirebbe centralità al Nordest nel mercato nazionale del credito, considerato che il gruppo francese ha il suo cuore nella Penisola grazie a Friuladria, ormai incorporata nella capogruppo.
E che l’atteggiamento non sia aggressivo lo dimostra la stessa nota diffusa da Parigi in cui si specifica che il gruppo «non ha prestato istanza per ottenere l’autorizzazione a superare la soglia del 10% nel capitale sociale di Banco Bpm». Viene inoltre precisato che dall’operazione «non si attendono impatti di rilievo sul Cet1 ratio di Credit Agricole». Dunque, almeno per ora, non sembra esserci la volontà di affondare il colpo. Anche se i report diffusi ieri dagli analisti ritengono probabile questo sbocco.
Per Bank of America Merrill Lynch, ci sono le condizioni per un’aggregazione proficua in termini di riduzione dei costi e opportunità di crescita. Mentre per gli analisti di Intesa Sanpaolo la mossa «ricorda il percorso seguito da Credit Agricole con Creval». Per gli esperti, Banco Bpm è «un candidato perfetto per essere coinvolto nel processo di consolidamento» e l’integrazione «avrebbe senso industriale, in quanto rafforzerebbe il posizionamento competitivo e genererebbe sinergie».
Intanto dal Banco – che martedì approfondirà la questione nel corso di un cda – arriva un’apertura. «La qualità e l’importanza dell’investitore, nonché l’apprezzamento espresso dallo stesso per la nostra banca nella nota diramata questa sera, rappresentano un chiaro riconoscimento del valore e delle potenzialità di Banco Bpm».
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