Da Banco Bpm alla partita tedesca, UniCredit studia le prossime mosse
Al via l’Ops su piazza Meda, nonostante i paletti. Occhi puntati sulle trimestrali del 7 maggio

Ancora una domenica di lavoro per Andrea Orcel e i suoi più stretti collaboratori. Se il ponte pasquale era stato l’occasione per analizzare i paletti posti dal governo all’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, questa volta si tratta di decidere se avviare effettivamente l’operazione, che da calendario prenderà il via oggi. Da UniCredit non sono trapelate voci che farebbero pensare a una possibile rinuncia, anche se l’intervento dell’esecutivo rende l’operazione ben più complessa.
Oltre al diktat di lasciare la Russia entro nove mesi, viene chiesto alla banca di impegnarsi a non ridurre il numero complessivo degli sportelli bancari (il che vorrebbe dire rinunciare a priori a generare efficienza in presenza di sovrapposizioni territoriali), né il rapporto tra impieghi e depositi (a prescindere da come andrà la congiuntura), così come i finanziamenti di opere pubbliche o di pubblica utilità delle due banche. Legarsi le mani su base pluriennale pare francamente difficile per chi gestisce una banca, a maggior ragione se quotata, con un’ampia platea di azionisti ai quali dar conto delle proprie scelte.
Subito dopo aver ricevuto la comunicazione dal governo, Orcel ha attivato i propri sherpa, ma dall’esecutivo non è fin qui arrivata una disponibilità al dialogo. La scelta fatta da UniCredit all’assemblea di Generali svoltasi giovedì, con la decisione di portare il proprio 6,5% a sostegno della lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone è stata letta da più parti come un estremo tentativo di ammorbidire le posizioni dell’esecutivo, che non ha mai nascosto la propria vicinanza agli attuali vertici di Banco Bpm. Istituto che piuttosto l’esecutivo vedrebbe come alleato del terzo polo bancario (gli altri fanno capo a Intesa Sanpaolo e alla stessa UniCredit), che Mps punta a creare con l’offerta di acquisto su Mediobanca.
La scelta fatta all’assemblea del Leone potrebbe essere la carta che Orcel punta a giocare per ottenere il sostegno del governo italiano nella partita tedesca, con il tentativo di conquistare Commerzbank, che a sua volta ha visto alzare barriere a livello politico a Berlino. Di certo, questa partita richiederà tempi lunghi. L’Antitrust tedesco ha appena dato il via libera per l’acquisizione del 29,9%.
Nel caso in cui UniCredit decidesse di lanciare un’Opa come richiede la legge tedesca per partecipazioni dal 30% in su, la banca italiana dovrà prima di tutto chiedere una nuova autorizzazione alla Bce, con la presentazione di un business plan e la struttura della nuova banca nata dalla fusione delle due entità. Su entrambe le operazioni bancarie dovrà decidere l’Antitrust europeo. Una serie di requisiti che potrebbero spostare al 2026 l’orizzonte finale dell’operazione.
Un’altra possibilità è che Orcel abbia voluto scommettere sulla successiva presa di potere a Trieste da parte di Caltagirone, sempre se andrà in porto la già citata Ops di Mps su Mediobanca, per proporsi come partner industriale del gruppo assicurativo. Pur nella consapevolezza che su quella strada potrebbe trovarsi a fare i conti con un peso massimo come Intesa Sanpaolo, che vuole crescere nel risparmio gestito e può eventualmente proporsi per una partnership con Generali in nome dell’italianità, in alternativa ai francesi di Natixis, con i quali il ceo del Leone ha raggiunto un accordo malvisto sia da Caltagirone, sia dal governo Meloni.
Nel frattempo, oggi prende il via l’Ops su Banco Bpm, dato che l’offerente ha comunque tempo fino al 30 giugno per un eventuale passo indietro. La prossima data cerchiata in rosso sul calendario è il 7 maggio, quando sia UniCredit sia Banco Bpm presenteranno la trimestrale. Potrebbe essere l’occasione per fare il punto sull’operazione e sulle quotazioni di Borsa dei due titoli, per poi prendere una decisione definitiva.
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