Edizione recupera dal crollo del ponte, a fine anno la tragedia pesava quasi 2 miliardi sulla holding

La cassaforte dell’impero Benetton ha quasi totalmente recuperato terreno dopo il crollo del ponte di Genova. Anche se resta l’incognita pesantissima della revoca della concessione su Autostrade

Un negozio di Benetton Group, l'origine dell'impero di Ponzano Veneto
Un negozio di Benetton Group, l'origine dell'impero di Ponzano Veneto

PADOVA. La cassaforte dell’impero Benetton ha quasi totalmente recuperato terreno dopo il crollo del ponte di Genova. Anche se resta l’incognita pesantissima della revoca della concessione su Autostrade che Luigi Di Maio è tornato a minacciare nuovamente ieri a mezzo Facebook. Con un messaggio che si è concluso così: «Noi andiamo avanti! I Benetton non ci fanno paura!».

Il vicepremier ha insomma reagito ai rumors che volevano allentarsi la tensione con la famiglia veneta in relazione al supporto che Atlantia potrebbe dare ad Alitalia (il tempo sta per scadere, la soluzione deve arrivare entro due settimane ndr). Si è letto in questi giorni che il gruppo di infrastrutture potrebbe prestare soccorso alla compagnia di bandiera nel caso in cui quel dossier passasse nelle mani del premier Giuseppe Conte. Di Maio ha più volte ribadito che si può pensare ad un coinvolgimento di Atlantia ma «senza ricatti». Mentre l’anima leghista – e lo ha fatto sin da principio – ha sempre cercato di alleggerire molto i toni sulla questione.

Il vicepremier Luigi di Maio e il premier Giuseppe Conte
Il vicepremier Luigi di Maio e il premier Giuseppe Conte

Revoca sì revoca no

Al netto del battibecco tra Governo e Autostrade, controllata da Atlantia, dal canto suo Edizione ha quasi recuperato il valore del suo portafoglio di investimenti nell’epoca ante tragedia del ponte Morandi. Nonostante la minaccia di togliere la concessione di Autostrade alla holding infrastrutturale controllata dai Benetton (che in Borsa ha comunque sofferto su queste continue dichiarazioni). Con due precisazioni: la prima se Alitalia ha bisogno di Atlantia non è altrettanto vero il contrario. La seconda, se lo stato ha il diritto di revocare la concessione ha pure l’obbligo di pagare un ristoro al concessionario.

Solo il tempo e i negoziati all’interno della maggioranza (non tutti sono d’accordo par di capire) potranno dire se ci sarà realmente la volontà (e la facoltà finanziaria) per poter sostenere l’esercizio della revoca. Perché lo Stato subentrando dovrebbe pagare ad Atlantia una cifra stimata tra 15 e 20 miliardi (20-25 miliardi secondo le stime di Autostrade per l’Italia). Mentre tutto ciò è in movimento, il dato contingente dice che l’impero dei Benetton ha attutito bene il colpo. Finora.

L'immagine della desolazione: il Ponte di Genova crollato causando 43 vittime
L'immagine della desolazione: il Ponte di Genova crollato causando 43 vittime

 

Edizione e i suoi numeri

Il 14 di agosto del 2018 crollò il Viadotto Polcevera seppellendo sotto le sue macerie 43 vite. Se il lato umano di quella tragedia non sarà mai superabile, né tanto meno accettabile, sul fronte dei valori di Borsa quella disgrazia è stata invece pressoché superata. Quasi completamente dal titolo di Atlantia (partecipazione pari al 30,25%), che dai valori pre-crollo cubava nel portafoglio investimenti di Edizione 6,159 miliardi, a fine 2018 il valore era sceso di 1,664 miliardi a 4,495 miliardi mentre alle quotazioni di venerdì il recupero segnava un valore della quota nel gruppo infrastrutturale a 5,85 miliardi.

Quindi dal punto minimo, che portava il valore delle partecipazioni totali di Edizione dai 12,5 miliardi del 30 giugno 2018 ai 10,2 miliardi del 31 dicembre 2018, oggi i soli investimenti di Edizione (senza considerare la cassa di 498 milioni di euro di fine 2018 che è stata in parte investita) dovrebbero arrivare, con i valori di Borsa di venerdì 5 luglio, a 12,2 miliardi di euro. Atlantia, ovvero il titolo che è stato maggiormente colpito dalla tragedia del ponte Morandi, ha infatti recuperato 1,35 miliardi.

Cellnex e Generali

 

Ma a puntellare il portafoglio della cassaforte di Edizione sono stati anche altri investimenti, in cima a tutti Cellnex, la società di infrastrutture digitali controllata da Connect con il 29,9%, che dopo una galoppata trionfante ora vale 1,7 miliardi di euro. In virtù di questo andamento la settimana prossima Gic (fondo di Singapore) e Adia (il fondo Abu Dhabi Investment Authority) dovrebbero esercitare la loro call salendo di un ulteriore 2,25% ciascuno nel capitale di Connect, così la nuova configurazione sarebbe Sintonia-Edizione al 55% e i due fondi al 22,5% ciascuno.

Mentre Generali con l’ulteriore investimento di inizio 2019 (Schematrentatre ha acquistato un altro 0,682% del capitale sociale per 161,3 milioni che ha portato in tutto la partecipazione al 4,012% per un controvalore di euro 972,8 milioni) oggi a valori di mercato vale 1073 milioni di euro. Infine Prysmian, oggi Edizione detiene il 2,9% della quotata per un controvalore a prezzi di mercato (chiusura di venerdì 5 giugno) pari a 142 milioni di euro. Ultima nota, Edizione ha riorganizzato le partecipazioni nel settore agricolo, ordinando così tutto l’impero in tante subholding per area di investimento. Il 25 febbraio 2019 l’assemblea ha approvato il progetto di scissione delle partecipazioni (tra cui Maccarese, Compañìa de Tierras Sud Argentino S.A. e Ganadera Condor S.A.) .

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