Fusione Confidi Friuli e Fidi impresa e turismo Veneto: secco no degli industriali

Confindustria Udine si pone in aperta critica rispetto al progetto di fusione tra Confidi Friuli e Fidi Impresa e Turismo Veneto. «Tale operazione ha poco valore aggiunto per le attività industriali del Friuli Venezia Giulia». A prendere posizione è il consiglio di presidenza dell’associazione di categoria - guidato dal vicepresidente aggiunto Piero Petrucco - dopo aver appreso i dettagli dell’iniziativa dal presidente di Confidi Friuli, Cristian Vida, che l’aveva ufficialmente resa nota nei giorni scorsi in occasione del 50° anniversario del consorzio. I vertici di Confindustria Udine, guidata da Gianpietro Benedetti, ricordano che i soci diretti dei Confidi sono le imprese, mentre le associazioni di categoria svolgono un ruolo di promozione, coordinamento e supporto. Un ruolo, quest’ultimo, che Confindustria Udine ha sostenuto prima nel 2009, con la fusione tra i Confidi industria e commercio e Confidi San Daniele, nel quadro del processo di superamento della frammentazione dei consorzi di garanzia fidi a livello regionale per migliorarne l’operatività e valorizzarne la leva finanziaria, poi nel 2019 con l’operazione di fusione con Confidi Pordenone, ancora una volta nella logica di rafforzare la crescita in una dimensione regionale. In questo caso, invece, «Confindustria Udine è stata messa a conoscenza dell’operazione pochi giorni prima dell’annuncio ufficiale» evidenziano dal consiglio di presidenza.
Al netto del metodo, a non convincere palazzo Torriani è soprattutto la sostanza del progetto. «Confindustria Udine - affermano gli industriali friulani - non è contraria alle aggregazioni in genere, ma ritiene più proficue quelle infraregionali prima di diventare soci di minoranza in una istituzione creditizia extra regionale: tenuto conto infatti delle caratteristiche dimensionali di Fidi Veneto, il risultato della fusione è sostanzialmente l’assorbimento di Confidi Friuli».
Palazzo Torriani lascia dunque intendere l’opportunità di una valutazione interna alla regione, dove vi sono altri due Confidi, e rileva una divergenza tra il consenso istituzionale all’operazione di fusione e gli obiettivi programmatici della Regione in materia di Confidi. «Nel Documento di economia e finanza regionale 2024 - ricordano gli industriali friulani - ed ancor prima nella Nota di aggiornamento al Defr 2023, tra le attività della direzione centrale Attività produttive è prevista, a valere sulla programmazione 2021-2027, la costituzione di un Fondo regionale di credito e garanzia con le cui risorse saranno concesse, alle imprese aventi sede in regione, garanzie per l’accesso al credito per il tramite dei Confidi». «Se la strategia è quindi quella della regionalizzazione del sistema dei Confidi, valorizzando le caratteristiche di identità e territorialità, l’operazione presentata appare in contrasto e prematura» sentenziano dal comitato di presidenza avvertendo poi che «se l’operazione andrà in porto, si auspica i patti sociali proteggano i fondi stanziati dal 2007 ad oggi per il sistema Confidi regionale da una diluizione nel nuovo soggetto, dove il Confidi Friuli - concludono gli industriali - è di fatto socio di minoranza, con tutto quello che ne consegue».
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