Generali, il cda approva la maxi alleanza con Natixis
Il consiglio del gruppo triestino approva a maggioranza l’accordo che dà vita a un polo da 2.000 miliardi nel risparmio gestito
Il consiglio di amministrazione del Leone ha dato la sua prima zampata verso il vertice dell’asset management europeo. In una riunione durata circa cinque ore, conclusasi nella serata di ieri, il consiglio ha infatti approvato a maggioranza il documento che sancirà la nascita di una joint venture tra Natixis e Generali Investments, con circa 2.000 miliardi di asset gestiti.
L’operazione, che sarà comunicata al mercato questa mattina, secondo le indiscrezioni delle ultime settimane prevede la combinazione in una newco della gestione dei 1.200 miliardi di Natixis con i 650 miliardi di Generali. Il progetto prevede una partecipazione paritetica tra Generali Investment Holding (Gih) e Natixis, con la guida operativa che nei primi cinque anni verrà affidata al Leone con il ceo di Gih, Woody Bradford. Nella joint venture confluirebbero anche circa 7 miliardi di raccolta netta da parte di Generali.
La riunione del board si è svolta il giorno successivo al via libera all’accordo da parte del Comitato Investimenti. Nel Comitato la valutazione positiva dell’operazione aveva incontrato il solo voto contrario di Stefano Marsaglia, unico componente del comitato proveniente dalla lista presentata dal gruppo Caltagirone, critico, al pari di Delfin, verso un’integrazione nell’asset management con Natixis.
Le critiche di Caltagirone
L’operazione, nelle scorse settimane, ha attirato infatti alcuni malumori tra i due grandi azionisti privati del Leone, Caltagirone e Delfin, che detengono rispettivamente il 6,92% e il 9,93% delle azioni della compagnia. Le critiche si sono poi concretizzate in una lettera del collegio sindacale, presieduto da Carlo Schiavone (in quota Caltagirone in quando eletto in assemblea nella lista di minoranza), inviata al board, nella quale sarebbero state manifestate preoccupazioni per i tempi troppo stretti dell’operazione.
Il board avrebbe dunque valutato non rilevanti le osservazioni del collegio sindacale, così come nei giorni scorsi la compagnia aveva risposto con una lettera alle critiche all’operazione mosse a mezzo stampa, considerate infondate.
Le scelte d’investimento non cambiano
Tra le questioni fatte circolare c’era il fatto che i soldi delle polizze finirebbero in una società controllata pariteticamente anche da un soggetto estero, con il paventato rischio di un’allocazione non consona al profilo di rischio delle polizze. Critiche non fondate, tuttavia. Gli asset manager, infatti, non possiedono gli asset che gestiscono, ed operano sempre sulla base di un mandato di gestione, che è un contratto formale stipulato tra il proprietario degli asset (in questo caso le Generali e quindi i sottoscrittori delle polizze) e il gestore. Questo documento è fondamentale per definire i limiti, le responsabilità e gli obiettivi della gestione. Il mandato di gestione, infatti, consente margini di manovra stabiliti all’asset manager, essendo regolato da paletti ben definiti. Inoltre, le stringenti norme di solvibilità, che disciplinano l’allocazione delle riserve tecniche delle assicurazioni, non cambiano in funzione della dimensione o della proprietà della piattaforma di gestione.
Da un punto di vista industriale, l’operazione approvata dal cda punta a generare economie di scala, maggiore efficienza e migliori ritorni in un business che rappresenta un cardine della strategia del management di Generali negli ultimi tre anni e che si prevede avrà un ruolo centrale anche nel nuovo piano industriale che Philippe Donnet e il suo team presenteranno il 30 gennaio a Venezia. Questo segmento rappresenta circa il 10% del risultato operativo della compagnia: nei primi nove mesi del 2024, su un reddito operativo di quasi 5,4 miliardi di euro, l’asset management ha contribuito per 837 milioni (includendo anche l’apporto di Banca Generali, esclusa dall’operazione, ndr).
La scalata alla classifica degli asset manager
È utile ricordare che altri assicuratori, hanno scelto strategie differenti. Axa ha ceduto il proprio asset management a Bnp Paribas. Allianz sta ragionando per un’operazione simile. Ciò dimostra che il deal in sé non mette a rischio le ingenti masse di risparmio degli italiani, né devia dalla strategia di investimento imposta da regole stringenti. Al contrario, si limita a gestire tali risorse attraverso una piattaforma più ampia, efficiente e internazionale, della quale Generali Investments (controllata da Generali all’83%) controllerà il 50%.
Erano anni che Donnet lavorava alla costruzione delle basi per un’operazione di questa portata, con acquisizioni mirate in tutto il mondo. L’accordo con Natixis consentirà ora al gruppo di scalare le vette della classifica degli asset manager internazionali. —
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