Generali, Donnet si prepara all’assemblea. «È un voto per decidere se resta una public company»
Il ceo del Leone di Trieste esclude un «muro contro muro» con il governo su Natixis. E ribadisce la necessità di «un consiglio coeso» per tutelare gli investimenti degli azionisti

«Chi vuole Generali deve pagare un premio significativo agli azionisti». In vista dell’assemblea del 24 aprile, è chiaro il messaggio di Philippe Donnet: le Generali devono restare un gruppo italiano indipendente. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, il numero uno del Leone chiarisce che l’assemblea attesa tra una ventina di giorni «non è un referendum su Natixis, ma un voto per decidere se Generali resta una public company oppure passa sotto il controllo di soggetti privati senza che questi paghino un premio agli altri azionisti».
Il ceo delle Generali rivendica i risultati raggiunti nei nove anni al vertice del Leone: la capitalizzazione in Borsa è passata da 15 a 51 miliardi di euro, il ritorno per gli azionisti è stato del 320%, del 103% solo negli ultimi tre anni. «È la performance migliore del settore assicurativo in Europa», scandisce. E si dice «ottimista e fiducioso» in vista dell’assemblea.
Non lo preoccupa la lista di minoranza, presentata da Caltagirone e Delfin, rispetto alla quale Donnet si limita a sottolineare che «l’interesse degli azionisti è di tutelare il loro investimento e questo si può fare solo se scelgono un consiglio coeso, non frammentato, che consenta di portare a termine il piano come abbiamo fatto finora». Un cenno anche su Unicredit, che con l’ad Andrea Orcel, ha definito l’investimento come puramente finanziario. «È una conferma che sono convinti della bontà del nostro nuovo piano e questo ci fa piacere», spiega Donnet.
Il ceo difende poi la bontà dell’operazione Natixis – «un accordo che abbiamo proposto perché riteniamo sia molto buono per Generali e per tutto il sistema Paese» – su cui, assicura, «non ci sarà nessun muro contro muro con il governo, a prescindere dall’esito dell’assemblea».
Allontana le preoccupazioni Donnet, chiarendo che «il risparmio nazionale resta protetto» e che «Generali manterrà sempre il pieno controllo sui soldi che i nostri clienti ci affidano». Rivendicando la scelta dell’accordo con la francese Bpce, proprietaria di Natixis, perché «non ci sono opportunità paragonabili in Italia».
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