Generali, il Cda pronto a cooptare tre consiglieri. Patto a due tra Delfin e Fondazione Crt
Attesa per i tre nomi che potrebbero essere spendibili anche nella lista a cui sta lavorando il consiglio uscente
TRIESTE. In attesa di nuovi sviluppi dalle due cordate che all’assemblea del prossimo 29 aprile si contenderanno il controllo di Generali, quest’oggi è in programma un cda della compagnia che dovrebbe cooptare tre nuovi consiglieri al posto di Francesco Gaetano Caltagirone, Romolo Bardin e Sabrina Pucci, che si sono dimessi nelle scorse settimane in rotta di collisione con la maggioranza del board. Considerato che mancano due mesi e mezzo all’assise chiamata a rinnovare gli incarichi, la sensazione è che verranno proposti nomi spendibili anche per la lista che verrà presentata dal cda uscente (novità in casa Generali e una delle ragioni della rottura con Caltagirone e Del Vecchio).
Con ogni probabilità non si tratterà di persone vicine a Mediobanca, ma di tecnici con grande credibilità sul mercato. La composizione delle liste, infatti, risulterà decisiva per orientare le scelte di azionisti retail e istituzionali, che nel loro insieme hanno in mano oltre il 60% del capitale.
Ieri intanto si sono riuniti i rappresentanti di Delfin (Del Vecchio) e della Fondazione Crt, che hanno rinnovato il patto di consultazione dopo l’uscita di Caltagirone. «La finalità del patto era e resta quella di creare una cornice giuridica adeguata e trasparente, nella quale potersi confrontare su temi di rilevanza strategica per la compagnia, e poter così apportare, attraverso un dialogo aperto, costruttivo e leale con gli organi sociali e con gli altri azionisti, la visione propria di soci di lungo termine, che hanno investito ingenti risorse nel capitale della Compagnia, sempre garantendole il proprio supporto anche nei periodi meno favorevoli», si legge nella nota diffusa a chiusura dell’incontro. Che precisa anche come il patto di consultazione non abbia «mai avuto per oggetto l’esercizio concertato del diritto di voto». Una scelta evidentemente dettata dai legali per evitare contestazioni.
Nessun cenno all’uscita del costruttore romano, con il quale comunque i pattisti restano in sintonia. In parallelo De Agostini prosegue nella cessione della quota nel capitale di Generali, attraverso il ricorso a strumenti derivati per conservare il diritto di voto (i rumors danno la società piemontese molto vicina alle posizioni di Mediobanca) sull’1,44% in occasione dell’assemblea. Secondo comunicazioni alla Borsa, il 9 febbraio la holding ha ceduto lo 0,13%, che porta a circa lo 0,65% la partecipazione dismessa.
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