Generali, sì a conti e dividendo. Donnet: faremo piano ambizioso

«Migliori conti di sempre, il gruppo è forte e resiliente». Voto bulgaro su tutti i punti. Via libera al buyback
Piercarlo Fiumanò

L’assemblea di Generali approva con voto bulgaro (il 99%) il bilancio chiuso con un risultato operativo record pari a 6,9 miliardi (+7,9%). Via libera anche al dividendo di 1,28 euro per azione (+10,3%) in pagamento dal 22 maggio che corrisponde a quasi 2 miliardi di euro (1.987 milioni) e che consente di centrare l'obiettivo del piano strategico 2022-2024 con una distribuzione complessiva pari a 5,5 miliardi. Passa anche il buyback da 500 milioni, il secondo programma di acquisto di azioni proprie dopo quello annunciato nel 2022. Tutto liscio ieri a Palazzo Berlam a Trieste dove il rito annuale dell’assemblea si è svolto per il terzo anno di fila senza soci e con il meccanismo del voto con il rappresentante designato.

Il presidente Andrea Sironi ha fatto un bilancio personale: «Sono stati due anni molto impegnativi e ricchi di soddisfazioni. Nel board c’è stato un grande lavoro di squadra con un rinnovato spirito di collaborazione all'interno del consiglio dove c’è stata una visione condivisa tra il board e il management». Da qui il pieno sostegno a Donnet a un anno dal rinnovo del cda: «Sono sicuro che continuerà a fare un buon lavoro». Stabile la fotografia dei grandi azionisti: Mediobanca primo socio con una quota del 13,11%, tallonata dalla Delfin della famiglia Del Vecchio, che ha una quota del 9,93% e dal gruppo Caltagirone al 6,19%. Il gruppo Benetton detiene il 4,83%. Fondazione CrTorino è salita come da copione all'1,92%.

Tuttavia due importanti protagonisti della contesa di due anni fa, il gruppo Del Vecchio attraverso Delfin e il gruppo Caltagirone, che nel 2022 insieme ad altri investitori sfidarono senza successo il Ceo, ieri non hanno depositato le azioni e dunque non hanno partecipato all'assemblea dove era presente solo il 49,79% del capitale (contro il 63,2% dell'appuntamento dell'anno passato dove Delfin e Caltagirone erano presenti) con 3.164 soci presenti in proprio o per delega. Una assenza pesante che potrebbe forse preludere a nuove tensioni sul cda e sul mandato di Donnet che scadono il prossimo anno, anche alla luce delle novità previste nel Ddl Capitali con i paletti posti alla lista del Cda. A questo proposito Sironi ha auspicato il superamento del «sostanziale disincentivo» alla possibilità del board uscente di formulare proposte all'assemblea per il suo rinnovo.

Donnet intanto procede avanti spedito con il nuovo piano strategico 2025-2017 che sarà presentato al mercato il 30 gennaio: «Sarà molto ambizioso, fondato sulla sostenibilità e sull'innovazione, e orientato al lungo termine». Il Ceo ha intanto rivoluzionato l’organizzazione del gruppo triestino che dal 1° giugno diventa un colosso finanziario che si poggia su due pilastri, assicurazione e asset management, con la nascita della super-holding Generali Investments (Gih) che sarà affidata a Woody Bradford, attuale numero uno di Conning Holdings Limited, acquisita di recente negli Stati Uniti. Con il riassetto si rafforza il potere di Giulio Terzariol, sbarcato in Generali dai piani alti di Allianz, oggi al comando della nuova divisione Insurance che gestisce il business assicurativo nel mondo: «Questo è il nostro miglior bilancio di sempre. Le fondamenta della vostra società non sono mai state così solide, e questo è il miglior punto di partenza per continuare a scrivere altri importanti capitoli nella lunga storia del Leone Alato e come sempre lo faremo insieme ai nostri 82 mila colleghi e 164 mila agenti», ha detto Donnet.

Sul bilancio ha parlato il Cfo del gruppo, Cristiano Borean: «I risultati riflettono la resilienza e la diversificazione delle fonti di utile del gruppo e dimostrano l’efficace esecuzione della nostra strategia». Il gruppo ha raggiunto ancora una volta un risultato operativo record, pari a 6,9 miliardi di euro, in aumento del 7,9% e trainato principalmente dal ramo danni con il contributo positivo di tutti i segmenti. Anche l’utile netto è record a 3,6 miliardi con una crescita del 14,1% rispetto al 2022. Confermata poi la solida posizione di capitale con un Solvency ratio pari al 220%.

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