Generali verso l’anticipo dell’assemblea per il nuovo cda
Il 12 marzo, data in cui il consiglio del Leone porterà in approvazione i conti, dovrebbe essere deliberato il ripristino dell’assemblea a ridosso della fine di aprile, probabilmente giovedì 24
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L’assemblea delle Generali dovrebbe essere anticipata. Non per motivi legati alle autorizzazioni, come avvenuto nel caso di UniCredit nella partita Banco Bpm, ma semplicemente perché, con la certezza di non presentare una lista del cda a causa dell'instabilità normativa: il Dl Capitali - che ha modificato il quadro regolatorio per la formazione del board - è ancora in attesa dei decreti attuativi.
Il 12 marzo, data in cui il consiglio del Leone porterà in approvazione i conti, dovrebbe dunque essere deliberato il ripristino dell’assemblea a ridosso della fine di aprile, probabilmente giovedì 24. Il Leone aveva inizialmente fissato l’appuntamento per l’8 maggio, dato che sei mesi fa la possibilità di comporre una lista del cda era ancora un’ipotesi concreta e la sua definizione avrebbe richiesto più tempo.
Poi, però, il percorso è diventato sempre più complesso a causa delle tempistiche e delle incertezze procedurali legate all’applicazione della Legge Capitali, considerando che la Consob deve ancora emanare il nuovo regolamento sugli emittenti. Così, il cda della compagnia ha rinviato l’iniziativa ai soci, e ora sembra voler accorciare i tempi.
La lista di Mediobanca appare ormai un dato acquisito e dovrebbe ricandidare il presidente Andrea Sironi e il ceo Philippe Donnet. Piazzetta Cuccia dovrà dunque anticipare il deposito della sua lista, presumibilmente entro fine marzo.
Lo stesso dovranno fare gli azionisti Delfin (9,9% di Generali) e Caltagirone (6,9%). Non è ancora chiaro quale strategia adotterà il costruttore romano, se una lista lunga o corta: la questione è ancora in fase di valutazione ed evoluzione.
Tutta da giocare è poi la partita di Assogestioni. La lista dei fondi rappresenta una terza incognita e, se è vero che alla presidenza dell’associazione c’è Carlo Trabattoni (Generali Real Estate Sgr), è altrettanto vero che in Assogestioni è presente anche Anima, il cui vicepresidente è Fabio Corsico, braccio destro di Caltagirone.
C’è poi il tema della composizione del capitale votante. Escludendo Delfin e Caltagirone, che hanno già manifestato un atteggiamento critico nei confronti dell’attuale board di Generali resta da chiarire il posizionamento di UniCredit, che è entrata nel Leone con il 5,2%.
È noto che vi sia stato un incontro tra Andrea Orcel, il numero uno di UniCredit - istituto impegnato nell’OPS su Banco Bpm - e Donnet. Le intenzioni del gruppo di Piazza Gae Aulenti non sono ancora note. Orcel ha definito la partecipazione una posizione finanziaria (peraltro con prospettive di rendimento ancora elevate), ma l’ipotesi che sia stata costruita anche per esercitare un potere negoziale sulla partita Banco Bpm non appare azzardata.
Un altro nodo è la posizione di Edizione Benetton, la holding della famiglia di Ponzano Veneto, che detiene il 4,82% del Leone. Resta da capire se si schiererà con la lista di Mediobanca (di cui è socia con circa il 2%) o con Delfin e Caltagirone. Nella scorsa tornata elettorale, Edizione si schierò con la lista del costruttore romano, salvo poi votare a favore nella successiva assemblea di Mediobanca. Fonti vicine affermano che la partecipazione in Generali ha per Edizione una valenza prettamente finanziaria, e quindi le scelte verranno prese in assemblea sulla base di una visione a lungo termine, coerente con la filosofia della società.
Ma mentre le tessere del risiko si muovono, il prossimo appuntamento cruciale per l’intero scacchiere bancario sarà l’assemblea di Mps, in programma il 17 aprile, per deliberare sull’aumento di capitale funzionale all’Ops su Mediobanca.
I soci di Mps Caltagirone e Delfin, che sono anche azionisti di Mediobanca, hanno ottenuto il via libera dal comitato parti correlate dell’istituto, che ha stabilito che non vi sia un conflitto di interesse. Una verifica necessaria, considerando il doppio ruolo: Caltagirone e Delfin detengono rispettivamente il 5% e il 9,78% di MPS, ma anche il 7,66% e il 19,8% di Mediobanca.
L’articolo 53 del Testo Unico Bancario, comma 4, stabilisce che Banca d’Italia disciplina condizioni e limiti per l’assunzione di attività di rischio da parte delle banche nei confronti di soggetti che possono esercitare un’influenza sulla gestione degli istituti di credito. In ogni caso, soci e amministratori devono astenersi dalle deliberazioni in cui abbiano un interesse in conflitto. Qualora si verifichino situazioni di conflitto di interesse, Banca d’Italia può stabilire condizioni e limiti specifici per l’assunzione delle attività di rischio.
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