Golden Power, UniCredit congela l’Ops su Banco Bpm: “Impossibile decisione definitiva”

La banca guidata da Andrea Orcel ha inviato una risposta formale a Palazzo Chigi dopo aver ricevuto il decreto governativo relativo all’uso dei poteri speciali sull’operazione BPM. “Prescrizioni ambigue e non allineate con il diritto Ue”

Roberta Paolini

L’Offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit sulla totalità delle azioni ordinarie di Banco BPM si trova ora sospesa in un limbo regolamentare. A bloccare l’operazione è l’intervento del governo italiano attraverso il decreto Golden Power, notificato all’istituto di Piazza Gae Aulenti lo scorso 18 aprile. Il decreto impone una serie di prescrizioni che, secondo la banca guidata da Andrea Orcel, rischiano di compromettere l’intera operazione.

Il perimetro delle condizioni imposte dall’esecutivo si estende a tre ambiti chiave: la gestione della liquidità e delle attività creditizie dell’entità risultante dalla fusione, la governance e la cessione di partecipazioni collegate agli asset in gestione di Anima e il tema sensibile della presenza di UniCredit in Russia, che la banca sottolinea essere già stata ridotta di circa il 90% negli ultimi tre anni, in linea con le indicazioni della BCE.

UniCredit ha la chiara intenzione di mantenere o incrementare l’esposizione dell’entità combinata alle PMI e di supportarle ulteriormente con le proprie fabbriche prodotto di eccellenza”, si legge nella nota diffusa dal gruppo. “Continueremo a gestire gli asset dei nostri clienti nel loro miglior interesse e a ridurre ulteriormente la presenza in Russia”.

Tuttavia, la banca non nasconde la propria irritazione per la decisione governativa: “L’uso dei poteri speciali in un’operazione domestica tra due banche italiane non è comune”, sottolinea UniCredit, “e non è chiaro perché sia stato invocato per questa specifica operazione, ma non per altre simili attualmente in corso sul mercato”. Non solo: le prescrizioni vengono definite “ambigue”, con margini interpretativi tali da risultare non pienamente allineati con la legislazione italiana ed europea, né con le decisioni delle autorità regolamentari.

Una preoccupazione ulteriore riguarda il rischio che le limitazioni possano compromettere la libertà di manovra futura: “Le prescrizioni imposte potrebbero danneggiare la nostra capacità di adottare decisioni coerenti con i principi di sana e prudente gestione, fino a portare a sanzioni per una presunta inosservanza delle stesse”.

UniCredit ha già esercitato il diritto previsto dal decreto stesso di segnalare l’impossibilità – totale o parziale – di darvi attuazione, inoltrando una risposta formale all’autorità. Ma fino a un riscontro ufficiale da parte di Palazzo Chigi, il gruppo non prenderà alcuna decisione definitiva sull’Offerta pubblica di scambio.

 

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