Delfin e Caltagirone alfieri dell’italianità nella lunga partita del Montepaschi

Da Generali a Mediobanca, la strategia di Delfin non cambia. La salita di Caltagirone in Anima non blocca l’Opa del Banco

Roberta Paolini
Rocca Salimbeni a Siena, sede storica del Monte dei Paschi
Rocca Salimbeni a Siena, sede storica del Monte dei Paschi

La difesa dell’italianità è sempre stata un principio guida nelle mosse finanziarie di Delfin. In altre partite strategiche, come Mediobanca e Generali, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, seguendo il mantra del capostipite Leonardo, non ha mai nascosto l’intenzione di creare un grande campione finanziario con radici italiane e ambizioni internazionali.

Lo stesso spirito ha guidato l’analisi del dossier Mps, una risposta alla necessità di preservare l’italianità della banca più antica del mondo. Oltre a Delfin, anche Francesco Gaetano Caltagirone, Anima e Banco Bpm hanno raccolto questa sfida.

In quest’ottica va letta la recente salita al 9,78% del capitale di Montepaschi, annunciata al mercato giovedì da Delfin. Il gruppo ha così rafforzato la sua presenza nella banca di Rocca Salimbeni, dopo aver acquisito un primo 3,5% lo scorso novembre durante l’ultimo collocamento azionario del Tesoro. A quella operazione avevano partecipato anche Caltagirone (3,5%), Banco Bpm (5%) e Anima (3%), gettando le basi per la formazione di un terzo polo bancario italiano, alle spalle di Intesa Sanpaolo e UniCredit.

Tuttavia, per lo storico legame tra l’istituto di Piazza Gae Aulenti e la holding della famiglia Del Vecchio difficile leggere questa mossa con un intento critici o peggio come mirata a contrastare altre operazioni in corso. Il riferimento è all’Ops lanciata da UniCredit il 25 novembre su tutte le azioni di Piazza Meda, che ha scompaginato i piani di consolidamento di un terzo polo bancario, con fulcro su Mps e Banco Bpm, ipotizzato dal governo. L’operazione, orchestrata dal Ceo di UniCredit Andrea Orcel, ha bloccato il progetto, poiché la passivity rule impedisce a Banco Bpm di reagire finché l’offerta è in corso.

Nel frattempo, il Tesoro ha comunque consolidato un nucleo stabile di azionisti italiani intorno a Rocca Salimbeni, con Delfin, Caltagirone e lo stesso Mef che controllano circa il 30% del capitale. In questo mosaico si inserisce anche il rafforzamento della posizione di Caltagirone su Anima, una mossa strategica nel settore dell’asset management, considerato cruciale per la finanza italiana. Con tassi di interesse in calo, il business bancario sta affrontando una riduzione della redditività, mentre i fondi di gestione custodiscono i risparmi degli italiani. Questo era evidente già nel 2016, quando UniCredit cedette Pioneer ad Amundi, ma oggi il valore strategico dell’asset management appare ancor più rilevante.

A novembre, come noto, Banco Bpm, guidato da Giuseppe Castagna, ha lanciato un’Opa totalitaria su Anima, di cui già possiede il 22,8%. L’operazione, dal valore complessivo di 1,6 miliardi di euro, mira a ottenere il 77% del capitale. Oltre alla quota di Banco Bpm, Anima vede tra i suoi azionisti Poste Italiane (11,95%), Fsi (9,77%) e Gamma/Caltagirone salito con una quota attorno al 5%. Per avere successo, l’Opa su Anima deve raggiungere il 66,67% del capitale. Se Poste, Fondo Strategico e Caltagirone si unissero, dunque, potrebbero al massimo bloccare il 25% del capitale da portare in adesione all’Opa. Ergo, difficile togliere dal piatto del Banco Bpm l’attraente “portata” di Anima.

È singolare, tuttavia, che parlando di risparmio in questo complesso risiko, poco si sottolinei come Delfin e Caltagirone, sommando le rispettive quote, siano proprietari di circa il 17% di un colosso con un asset under management – ossia masse in gestione – di circa 843 miliardi: le Generali. Un fatto ancor più singolare, considerando la trattativa in corso con Natixis, in cui Generali è impegnata a definire una joint venture che porterebbe le masse gestite totali a circa 2.000 miliardi. Un accordo preliminare che molti si aspettano a ridosso della presentazione del nuovo piano industriale, prevista per il 30 gennaio.

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