«I mercati temono la spirale dei prezzi. Sì al bond europeo»

Parla Andrea Ragaini, vicedirettore generale di Banca Generali: «Costi dell’energia e materie prime pesano sulle imprese»

TRIESTE Il cda di Banca Generali, guidata da Gian Maria Mossa, ha approvato ieri la relazione annuale integrata con il progetto di bilancio individuale e consolidato 2021 che registra un utile netto consolidato di 323,1 milioni (+18%) e un utile netto individuale di 342,2 milioni (+18%). Alla base di questo risultato Banca Generali individua la crescita del 15% delle masse gestite (85,7 miliardi) e una raccolta netta particolarmente sostenuta a quota 7,7 miliardi. La proposta del board è quella di distribuire un dividendo complessivo di 1,95 euro per azione.

Andrea Ragaini è vicedirettore generale di Banca Generali, con responsabilità sul Wealth Management, Mercati e Prodotti. Le Borse mondiali, dopo due anni di pandemia, sono entrate in un’altra spirale di paura a causa della guerra in Ucraina. Paura e delirio di vendite sulle piazze mondiali da Londra a Milano a Francoforte allo scoppio della guerra: «Il conflitto -osserva Ragaini- ha amplificato in modo forte e violento i rischi, che già c’erano, di una inflazione strutturale a causa degli aumenti del costo dell’energia e delle materie prime il cui effetto congiunto può frenare bruscamente la crescita». Dopo la pandemia globale, è scoppiata una guerra nel cuore dell’Europa che ha esacerbato in modo forte e violento i timori dei mercati finanziari: «Le sanzioni dei governi alla Russia avranno un impatto importante sulla crescita globale che al momento non è possibile quantificare. Gli imprenditori che ho ascoltato definiscono la situazione drammatica, anche considerando che la bolletta italiana dell’energia rischia di decuplicare. Siamo un Paese molto esposto negli interscambi con la Russia che la guerra in Ucraina sta oggi isolando economicamente dal mondo. Con la conseguenza che l’Occidente dovrà trovare strade commerciali alternative. Basti pensare al solo settore alimentare dove Russia e Ucraina producono il 35% del grano e dell’orzo globale. Esiste poi un rischio legato alla carenza di materie prime e commodities oggi ridotto dalle agenzie di rating mondiali al livello di default». Le sanzioni, dal punto di vista globale, stanno creando un forte impatto sul Pil globale: «La sola bolletta energetica italiana è quadruplicata da 9 a 36 miliardi mettendo in ginocchio diverse imprese. Ci sono distretti industriali che soffriranno molto. Pensiamo solo alla metallurgia: la Russia è uno dei principali esportatori di palladio. Difficile pensare a un effetto di compensazione sui mercati rispetto all’impatto strutturale della guerra in Ucraina sulla crescita economica». L’economia del rischio e la guerra ha cambiato anche i paradigmi delle banche centrali attesi dagli investitori: «Fed e Bce potrebbero rallentare i rispettivi programmi di innalzamento dei tassi confermando gli stimoli monetari avviati come risposta alla crisi finanziaria e oggi ancora necessari per scongiurare nuovi pericoli di recessione fra pandemia e guerra. A livello globale i governi potrebbero proseguire con i programmi di stimolo fiscale». E dal punto di vista degli investitori? «Una risposta emotiva sarebbe sbagliata. Di crisi nel corso della storia recente ne abbiamo viste tante. Bisogna guardare al medio-lungo periodo».

Gli investitori temono uno scenario anni Settanta quando ci fu una drammatica crisi energetica con penuria di generi alimentari? «Rischiamo di tornare nell’era dell’inflazione fuori controllo. La carenza di materie prime potrebbe mettere creare difficoltà a settori come le cartiere o la metallurgia costretti a chiusure temporanee perchè non riescono a scaricare sui prezzi il costo dell’energia. Nel settore alimentare alcune filiere rischiano la sopravvivenza per la chiusura del mercato russo a causa del blocco del sistema dei pagamenti». Ragaini pensa che il ruolo dell’Europa diventa oggi fondamentale. E promuove l’idea del lancio di un bond da parte dell'Unione Europea per finanziare le maggiori spese dovute alla crisi dell'energia e per la difesa a seguito della guerra in Ucraina: «Mi viene in mente la lezione di un padre dell’Europa come Jaques Delors quando alla firma del trattato di Maastricht nel 1992 disse che la forza dell’Europa emerge nei momenti di crisi. Il bond europeo sarebbe una magnifica risposta». —

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