I motivi della fretta di Siena
Mps è passata in un amen dalla convalescenza e dalla sorveglianza forzata a lanciare una scalata mai tentata prima
Monte dei Paschi di Siena ha ricevuto dallo Stato 5,4 miliardi di euro per evitare di fallire, è tenuto a riportare in bilanci alcuni paragrafi nei quali dare conto di che cosa sta facendo per rispettare gli impegni presi con la Commissione Europea in cambio degli aiuti che il Tesoro ha garantito a suo tempo, diventandone il maggiore azionista. Dagli ultimi resoconti disponibili, si possono desumere alcune informazioni utili per inquadrare la scalata a Mediobanca lanciata ieri.
Fino all’autunno scorso, Mps non poteva ad esempio fare acquisizioni, nemmeno di un ramo d’azienda, aveva il divieto di praticare «politiche commerciali aggressive» e persino quello di farsi pubblicità utilizzando gli aiuti, aveva limiti molto stringenti in termini di contenimento dei costi, non poteva eccedere un certo tetto di crediti, doveva ridurre il portafoglio di leasing e così via.
Uno di questi vincoli, è decaduto ufficialmente a fine anno: l’11 dicembre la banca ha annunciato che, avendo superato determinati requisiti patrimoniali, non è più tenuta a chiedere l’approvazione preventiva della Bce per distribuire dividendi.
Un mese prima, il 23 novembre, il Tesoro aveva venduto una parte della propria partecipazione, scendendo dal 26,7 all’11,7% e facendo così entrare la cordata composta dal costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, dalla holding Delfin, da Banco Bpm e da Anima.
In teoria, diceva il bilancio semestrale del 2024, il Tesoro aveva l’obbligo «di cedere la propria partecipazione nel capitale sociale entro una data definita» ma ieri, a domanda di questo giornale, il Ministero dell’Economia ha risposto che un obbligo su quando vendere l’11,7% residuo non esiste più.
Mps, dunque, è passata in un amen dalla convalescenza e dalla sorveglianza forzata a lanciare una scalata mai tentata prima. A oggi è lecito dubitare che l’offerta vada a buon fine: ieri in Borsa, dopo l’annuncio dell’Ops, il titolo Mediobanca è balzato del 7,72%, mentre Mps è caduta del 6,91.
Oggi Mediobanca vale complessivamente 13,7 miliardi, l’istituto senese 8,1. Diversi analisti finanziari hanno sollevato critiche sui fondamenti industriali dell’operazione ed espresso interrogativi sulle sinergie che il numero uno di Mps, Luigi Lovaglio, ha detto di prevedere in caso di successo.
Per solleticare gli azionisti di Mediobanca, l’istituto senese ha messo sul piatto una dote particolare: per effetto delle perdite miliardarie che aveva accumulato nei tempi della crisi, può vantare un carico di 1,2 miliardi di euro di crediti fiscali (Dta) che per qualche tempo accresceranno i profitti netti del nuovo aggregato. Tuttavia, se si guarda il lungo periodo, Mediobanca è più redditizia di Mps, meglio patrimonializzata e ha un conto economico più resistente alle oscillazioni dei tassi d’interesse e, così, diversi azionisti potrebbero scegliere di non aderire all’offerta.
Ieri il giudizio del mercato è stato così netto che è difficile considerarlo una sorpresa. Perché dunque tanta fretta nel lancio di un’operazione che rischia di partire in salita? Le ragioni possono essere varie, e probabilmente un ruolo l’ha giocato l’Offerta pubblica di acquisto e scambio annunciata a fine novembre da UniCredit sul Banco Bpm, che ha messo in forse il piano del Tesoro e dei suoi alleati di fondere la banca lombardo-veneta proprio con Mps.
Tuttavia non si può non considerare un altro fattore: Mediobanca è il principale azionista di Generali e, grazie al sostegno del mercato, ha finora impedito a Caltagirone e a Delfin di prendere il comando del colosso triestino. È cronaca di questi giorni la battaglia che Caltagirone e Delfin hanno combattuto per bloccare l’alleanza che le Generali hanno stretto con la francese Natixis, per unire le forze nelle gestioni patrimoniali.
A breve poi, l’8 maggio, l’assemblea delle Generali dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione. E forse, puntando su Mediobanca, Caltagirone e Delfin si immaginano di poter giocare la partita di Trieste con qualche speranza di successo in più.
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