Il Kafka segreto delle Generali
Sul sito della compagnia documenti e foto sul periodo in cui il grande scrittore fu dipendente del gruppo nella sede di Praga nel 1907
TRIESTE Enrico Cuccia, il dominus della finanza italiana e di Mediobanca socio forte delle Generali, il 5 giugno 1998 fu visto sostare nella libreria Feltrinelli, a pochi passi dal quartier generale dell’allora Banca Commerciale Italiana. Una rapida occhiata allo scaffale della stampa estera e poi ai tavoli delle novità di attualità, religione, filosofia. Cuccia, quel giorno, prese l'ultima edizione del mensile «La rivista dei libri» dedicata a Franz Kafka. Poi si diresse verso la cassa, pagò la rivista (8 mila lire) ed uscì lentamente in direzione di Mediobanca, varcando a piccoli passi il portone di Via Filodrammatici. Questo episodio, raccontato dalla stampa d’epoca, non sfigurerebbe fra le Storie legate al mondo delle Generali a cura di Matteo Caccia pubblicate sul sito della compagnia del Leone in occasione dei 190 anni dalla fondazione del gruppo triestino. Le Generali non sono solo la più importante istituzione finanziaria italiana ma fanno parte della cultura europea. E Cuccia lo sapeva.
Per festeggiare la ricorrenza sul sito della compagnia è stata pubblicata la puntata dedicata proprio a Franz Kafka che lavorò come impiegato del Leone nella sede di Praga per dieci mesi fra il 1906 e il 1907. In quell’anno, il Gruppo era sempre più globale, presente com’era in quattro continenti, con moltissime agenzie, tra cui quella di Praga, una delle più grandi città dell’Impero asburgico. Qui lavoravano più di cento impiegati e, tra questi, un giovane laureato in legge: l’autore del Processo. Questo gigante della letteratura mondiale fa sempre parte del Santo Graal delle Generali. Lavorò nella sede di Praga per meno di un anno: «Sto imparando l'italiano perché, prima di tutto, andrò probabilmente a Trieste», scrive a Hedwig Weiler con una grafia stretta e allungata «che ricorda i picchi di un elettrocardiogramma».
Kafka scrive in tedesco, lingua che conosce oltre al ceco, al francese e all’inglese. Il palazzo del gruppo triestino dove lavorò si trova in piazza San Venceslao a Praga e conserva il suo fascino storico. Ancora oggi resta il simbolo architettonico della marcia del Leone a Est Europa dopo che negli anni della guerra fredda il Leone fu costretto ad abbandonare l'Est Europa in seguito alle nazionalizzazioni dei Paesi comunisti. Nella Praga di Franz Kafka le Generali torneranno solo nel 1993 dopo la caduta del muro di Berlino e la riconquista dei domini perduti.
Tra le migliaia di fascicoli di personale di tutto il mondo conservati dall’Archivio Storico Generali figura anche quello di Franz Kafka. Fu assunto il 2 ottobre 1908 all’agenzia generale di Praga come impiegato ausiliario del ramo vita. Nel suo fascicolo si trovano la richiesta di impiego con cv autografa, la visita medica, la corrispondenza tra Praga e Trieste relativa all’assunzione e poi alle dimissioni per motivi di salute nel luglio del 1908.
Ma torniamo a quel 1907 quando Kafka, come ricostruisce Caccia, dopo la laurea e l’anno di praticantato, cerca «un impiego, uno stipendio decoroso e un orario di lavoro ridotto per poter scrivere». Lo zio materno Alfred Löwy conosceva il rappresentante delle Generali a Madrid, José A. Weissberger, il cui padre Arnold, a Praga, era la referenza diretta di Kafka per un posto in agenzia, come si può leggere nel suo fascicolo personale. Generali conserva tutt’oggi la domanda di Kafka con curriculum e sottoscrizione autografa, datata 2 ottobre 1907. Nel questionario dichiarò di parlare tedesco, “boemo”, francese e inglese, pur ammettendo di essere “fuori allenamento” nelle ultime due. Sostenne di conoscere la stenografia tedesca e di aver soggiornato in Austria e Germania. Nello stesso giorno, il medico delle Generali lo giudicò adatto al lavoro e l’agenzia generale di Praga scrisse a Trieste di accogliere la sua domanda di assunzione, con la qualifica di impiegato ausiliario e uno stipendio mensile di 80 corone. A piè di pagina, annotò: «Abbiamo intenzione di istruire il signor dr. Franz Kafka specialmente nel Ramo Vita, per utilizzarlo più avanti anche nel servizio all’estero». Kafka sperava di viaggiare, come confermano le lettere a Hedwig Weller, la fidanzata del tempo: «Imparo l’italiano perché prima di tutto andrò probabilmente a Trieste» scriveva Franz a Hedwig. La Trieste della psicanalisi, di Svevo e Joyce.
Kafka temeva che un impiego a tempo pieno sottraesse troppo tempo alla scrittura. Inoltre, il trasferimento all’estero tardava ad arrivare. Già alla fine del 1907 lo scrittore sta cercando un altro lavoro: «Ora la mia vita è in pieno disordine. scriveva a Hedwig. Ho, è vero, un posto con un minuscolo stipendio di 80 corone e 8-9 interminabili ore di lavoro, ma le ore fuori dell’ufficio le divoro come una bestia feroce». La fine del rapporto con Generali fu ufficializzato nella lettera datata 14 luglio 1908, inviata all’agenzia di Praga, con la quale si comunicavano a Trieste le dimissioni di Kafka per malattia. Il punto di vista delle Generali emerge nella risposta di Trieste che chiude la pratica dello scrittore: «Esprimiamo il nostro stupore che lo stato di salute del suddetto, che dopo l’accurata visita del medico fiduciario effettuata nell’ottobre dell’anno scorso era stato raccomandato come assolutamente adatto, dopo così poco tempo sia cattivo a tal punto, da dover egli far seguire le sue immediate dimissioni».
«Per sopravvivere -ricorda Caccia- Kafka lavorò quasi tutta la sua breve vita in campo assicurativo, prima alle Generali, poi all’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per il Regno di Boemia, fino al 1922, anno in cui ottenne il pensionamento per le precarie condizioni di salute che due anni dopo lo portarono alla morte».
Nel primo Novecento Generali era presente in quattro continenti ed erano nove le società controllate e collegate del Gruppo. La sede centrale di Trieste dialogava con la periferia «secondo un modello a rete di persone, carriere e conoscenze unico per l’epoca». Nel 1907, anno della assunzione di Kafka, il personale di Generali aveva raggiunto il numero di 15.562 persone (alla fondazione erano 15, per poi passare a 1.276 nel 1856 e 6.135 nel 1881).
Riproduzione riservata © il Nord Est