Il patto Mediobanca contro Monte Paschi: «Offerta di scambio del tutto inadeguata»

«Abbiamo preso atto della posizione del Consiglio, ovvero della totale inadeguatezza» dell’offerta lanciata da Mps «e il patto è d'accordo». È quanto dichiarato da uno degli aderenti all'accordo di consultazione

La redazione

L'accordo di consultazione di Mediobanca fa quadrato intorno al management, che nei giorni scorsi ha respinto l’Ops presentata da Mps. Il 19 febbraio si è riunito l’organismo composto dalle famiglie storicamente vicine ai vertici della banca d’affari, che ha confermato la presidenza di Angelo Casò.

Secondo quanto è stato possibile apprendere, i toni sono stati tutt’altro che concilianti verso l’offerente. Qualcuno dei partecipanti ha evidenziato che l’operazione non ha una sua logica industriale, che andrebbe a distruggere valore dato che i margini del wealth management e dell’investment banking (core business dell’istituto milanese) sono ben più alti rispetto a quelli di una banca commerciale (come l’istituto senese).

Inoltre vi sarebbe stata una sostanziale convergenza nel ritenere che la ratio dell’offerta sia piuttosto da rinvenire nel tentativo di ridefinire gli equilibri della finanza italiana, fino a Generali.

Il peso del patto è salito dall’11,62% all’11,87% del capitale, dopo l’annuncio di due nuovi ingressi: l’Afl (controllata di Federico Falck, che ha lo 0,13% di Piazzetta Cuccia) e l’imprenditore della moda Alberto Aspesi, direttamente e tramite la controllata Bocca di Rosa (0,33% del capitale sociale). Vanno ad affiancarsi alla finanziaria della famiglia Doris, a Mediolanum, oltre che a Monge, Lucchini, Pecci, al gruppo metallurgico Ferrero, Vittoria Assicurazioni (famiglia Acutis), Valsabbina investimenti e gruppo Gavio, che però ha un po’ alleggerito la quota.

«Abbiamo preso atto della posizione del Consiglio, ovvero della totale inadeguatezza» dell’offerta lanciata da Mps «e il patto è d'accordo». È quanto dichiarato da uno degli aderenti all'accordo di consultazione all'uscita dalla riunione. Il riferimento è alla posizione presa dal board dell’istituto milanese, che nei giorni scorsi ha rigettato l’offerta, che valorizza l’investment bank 13,3 miliardi ed è esclusivamente carta contro carta, ritenendola «fortemente distruttiva di valore».

Un altro membro del patto ha espresso perplessità in merito ai valori dell’offerta. «Lei venderebbe mai qualcosa sottocosto?» si è chiesto retoricamente. Il riferimento è al fatto che, dopo la chiusura di ieri, si attesta a quasi il 15% lo sconto tra l’offerta e il valore di Borsa di Piazzetta Cuccia, equivalenti a circa 2 miliardi post aggiustamento per l’importo dei dividendi delle due banche (Mediobanca staccherà un anticipo del dividendo a maggio, mentre Rocca Salimbeni prevede una cedola annuale).

Di conseguenza, a Mps sarebbero necessari oltre 3 miliardi in contanti per riportare a premio l’offerta per gli azionisti di Mediobanca. Dal 24 gennaio, data di annuncio dell’Ops, l’istituto toscano è in calo in Borsa del 10%, mentre il titolo Mediobanca è salito del 9% circa. —

L.D.O.

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