L’ad di UniCredit Orcel: «Flessibilità e vocazione all’export, il Nord Est resta competitivo. Ora servono capitali per crescere»

Per il numero uno di Unicredit il modello nordestino basato sulle Pmi ha già compreso la portata delle nuove sfide globali

«Ma in mercati sempre più complessi l’apertura a nuovi soci, manager esterni e partnership possono essere d’aiuto»

Luca Piana
Andrea Orcel, ad di UniCredit
Andrea Orcel, ad di UniCredit

«Le piccole imprese del Nord Est continuano a registrare ottime performance grazie alla loro flessibilità» ma, proprio per effetto della taglia ridotta, rischiano di «non riuscire ad agganciare i percorsi di crescita» che a livello globale stanno subendo «improvvise accelerazioni».

Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, descrive così, con molte luci e qualche ombra, il mondo delle imprese piccole e medie del Nord Est. L’occasione è un’iniziativa chiamata “Unicredit per l’Italia” che ha portato l’istituto milanese a stanziare 10 miliardi di euro di risorse da destinare proprio alle Pmi, il 40% dei quali nel Mezzogiorno.

Dottor Orcel, come nasce l’idea del focus sulle Pmi?

«Il nostro scopo è consentire alle comunità di progredire. Questo vale ancora di più quando i tempi sono difficili. Le imprese italiane hanno dimostrato straordinaria resilienza in un contesto di tassi elevati, inflazione e tensioni geopolitiche. Le Pmi, in particolare, sono l’asse portante dell’economia ed è nostro dovere aiutarle a prosperare, sostenere le loro ambizioni e accelerarne il percorso di crescita, ora e in futuro. Sappiamo che il nostro ruolo è più critico che mai in questa fase e continueremo a fare tutto il possibile per realizzare questi obiettivi».

Nei due anni passati la platea dei destinatari comprendeva le famiglie. Sentite la necessità di riconnettervi con le imprese?

«Le prime due edizioni di “Unicredit per l’Italia” nascevano dalla volontà di fornire a famiglie e imprese le risorse necessarie per affrontare i rincari energetici e sostenere i consumi. Ora abbiamo deciso di mettere in campo un nuovo pacchetto di misure da 10 miliardi con l’obiettivo di aiutare in modo particolare le piccole e le microimprese a crescere, affrontare la transizione e diventare più competitive. Vogliamo rafforzare le basi per garantire al Paese una crescita inclusiva e sostenibile a beneficio di tutti i territori».

Quanto pesano le Pmi nel portafoglio crediti di Unicredit? È una presenza adeguata o da aumentare?

«Abbiamo un inserimento rilevante nel segmento delle Pmi e di recente abbiamo varato un rinnovato modello di servizio che ci consentirà di migliorare ancora la qualità del supporto. I risultati record del 2023, i migliori di sempre per Unicredit, sono uno stimolo per supportare ancora meglio la crescita delle imprese in tutto il Paese, a maggior ragione in un territorio vivace come il Nord Est. Abbiamo ulteriormente semplificato i meccanismi decisionali e potenziato l’autonomia delle funzioni commerciali: oggi il 90% delle decisioni creditizie viene assunto sul territorio, da colleghi che meglio conoscono i clienti e il contesto in cui operano».

Con la chiusura di molti sportelli, la vostra presenza qui è diminuita o aumentata?

«Con il piano “Unicredit Unlocked” abbiamo per la prima volta da molti anni investito in maniera robusta sulla rete commerciale, in termini di strutture sul territorio, tecnologia, nuove competenze. Stiamo realizzando un importante piano pluriennale di rinnovamento delle nostre filiali. Nel solo Nord Est abbiamo già ristrutturato 214 filiali, due su tre, e interverremo sulle altre nei prossimi mesi. La filiale resta un punto cardine del modello di servizio della banca, che prevede la massima integrazione tra tutti i canali, a seconda delle abitudini dei clienti».

Dal vostro punto di osservazione, come sta cambiando il mondo delle Pmi nel Nord Est?

«Le Pmi nordestine hanno compreso la rilevanza della sostenibilità, in tutte le dimensioni: economica, sociale e ambientale. Questo, unito alla proverbiale flessibilità e alla vocazione all’export rappresenta un grande valore aggiunto, che ne garantirà la competitività nei nuovi contesti di mercato. Unicredit può fornire alle Pmi del Nord Est un grande supporto, accompagnarle nella transizione, sostenerle sui mercati grazie alle proprie banche leader di mercato in 13 Paesi europei».

Il percorso di aggregazione delle piccole imprese è ineluttabile oppure resteranno le protagoniste del modello Nord Est?

«Le piccole imprese continuano a registrare ottime performance grazie alla loro flessibilità. L’Osservatorio sulle aziende familiari che redigiamo con Aidaf e Bocconi conferma per queste realtà risultati di eccellenza per tutti gli indicatori. Chiaro che i megatrend di transizione ambientale e digitale richiedono nuove competenze e investimenti per sostenere i quali la dimensione non è una variabile trascurabile».

Quali sono, a suo giudizio, i limiti di questo modello?

«Il rischio, in determinati ambiti caratterizzati da accelerazioni improvvise, è di non riuscire ad agganciare i percorsi di crescita. L’apertura del capitale a nuovi soci, il coinvolgimento di leader non familiari e la creazione di nuove partnership possono fornire le condizioni adatte per competere con successo su mercati globali sempre più complessi».

Quasi ogni giorno nel Nord Est c’è la notizia di un’impresa - anche di dimensioni medie – che viene venduta, spesso a fondi di private equity o a gruppi stranieri. Esistono alternative a questo processo?

«Il Nord Est intercetta una quota importante degli investimenti diretti esteri in Italia, ben il 12%, e questo è un sintomo di vitalità del sistema imprenditoriale. Spesso queste operazioni apportano valore aggiunto, tecnologie, innovazione in ambito ambientale e digitale. D’altro canto, sono cresciute le operazioni di M&A annunciate da aziende italiane su target esteri, con un valore cresciuto del 47% nel primo semestre 2023. Il ruolo di una banca europea è fornire le giuste connessioni e le migliori soluzioni finanziarie per supportare le imprese nelle operazioni trasformative».

In che modo?

«Stiamo continuamente innalzando il livello del dialogo strategico con gli imprenditori, in modo da poterli affiancare anche nelle operazioni straordinarie. Abbiamo recentemente supportato operazioni sul mercato dei capitali che hanno coinvolto primarie realtà industriali del Nord Est valorizzando la consolidata relazione con le imprese di questo territorio e le competenze maturate nei capital market. Unicredit è più internazionale di qualsiasi banca locale e più locale di qualsiasi banca internazionale: questo è un grande valore aggiunto per le imprese».

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