L’addio a Ennio Doris, il figlio Massimo rompe il silenzio: «Amava il Veneto e il legame profondo con la sua gente»

“Per lui le radici sono sempre state un riferimento importante. Per questo esco per un attimo dal mio silenzio in questo giorno infinitamente triste. Per seguire il suo esempio, perché lui avrebbe voluto rendere omaggio al suo amato Veneto, lasciandosi accogliere dal caloroso abbraccio di coloro che gli hanno voluto bene” dice l’ad di Banca Mediolanum, suo erede a capo di un gruppo finanziario che vale circa 6,4 miliardi in Borsa
Roberta Paolini

PADOVA. «Mio padre ha sempre amato la sua terra. Lo testimonia il fatto che, appena poteva, amava tornare a Tombolo a casa sua fra la sua gente. Per lui le radici sono sempre state un riferimento importante. Per questo esco per un attimo dal mio silenzio in questo giorno infinitamente triste. Per seguire il suo esempio, perché lui avrebbe voluto rendere omaggio al suo amato Veneto, lasciandosi accogliere dal caloroso abbraccio di coloro che gli hanno voluto bene». Massimo Doris decide di rompere il silenzio, per un istante, nel momento più doloroso, solo per onorare la terra che suo padre Ennio ha amato teneramente per tutta la vita. Il suo Veneto, la sua gente, della quale lui andava anche profondamente orgoglioso.

In una delle sue ultime interviste a questo giornale, aveva detto: «Il Veneto con la caduta del muro di Berlino è diventato centrale, non la Lombardia, ma il Veneto perché l’Europa si è spostata a Est. Questa era una delle regioni più povere, nei film di una volta le donne venete facevano le cameriere, gli uomini tutti i lavori umili. Qui c’ è stata una esplosione di imprenditorialità, un popolo che si è battuto per emergere». E ancora, ricordando il legame che lo tenne avvinto per tutta la sua esistenza a Tombolo: «Quello che mi manca adesso con il Covid è che arrivo in Veneto in elicottero e il profumo della mia terra lo sento solo una volta sceso».

Ennio Doris è stato un uomo nuovo, un imprenditore d’altri tempi, uno che, come si dice, “si è consumato le scarpe”. Ha dato vita a un grande gruppo finanziario italiano partendo dal niente. Quell’impero è saldamente nelle mani dei suoi figli Massimo, amministratore delegato di Banca Mediolanum, e Sara, vicepresidente dell’istituto.

Doris era stato eletto presidente onorario a vita del gruppo il 3 novembre scorso. In una intervista al Corriere di qualche mese fa, parlando di suo figlio Massimo, aveva detto: «Da presidente onorario potrò essere ancora utile, facendo le cose che mi piacciono di più e dedicandomi anche alla famiglia. Sono stato fortunato: non si trova spesso un padre a cui succede un figlio con le medesime caratteristiche. A me è successo, come a Maldini, a Mazzola. E questo mi lascia tranquillo».

Le azioni di Banca Mediolanum sono tenute dalla moglie Lina Tombolato (attraverso alcuni veicoli societari per una quota di circa il 16,3%) e dalla Finprog (26,3 per cento del capitale), dove sono azionisti oltre alla adorata consorte anche i figli Massimo e Sara.

È il 2008 quando il testimone aziendale passa al figlio Massimo che da allora è alla guida di Banca Mediolanum come amministratore delegato portando la società a diventare una realtà ancor più di successo tra i principali player nel mercato bancario e del risparmio gestito in Italia e in Europa.

Il cambio generazionale nella comunicazione di Banca Mediolanum, invece, avviene nel 2015 quando lo storico testimonial Ennio cede il passo Massimo che in piena continuità diviene il nuovo volto della pubblicità della banca.

Da allora il claim “Costruita intorno a te” lo pronuncia il figlio. Anche se l’uomo con un bastone in mano che tracciava su di un lago salato un cerchio attorno a sé per dire che esisteva una banca realizzata tutta attorno ai clienti e non un luogo fisico lontano e inaccessibile “ci sarà anche domani”. Il messaggio e la forza innovatrice di questo veneto di successo resteranno. —

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