L’addio a Ennio Doris: la malattia da bambino, le umili origini, l’incontro con Berlusconi a Portofino, chi era il banchiere visionario venuto da Tombolo

Doris era un visionario pragmatico. E dunque i suoi spunti sul futuro li pescava dalla vita: in questo caso, potremmo dire che la sua convinzione circa il fatto che le filiali creditizie avrebbero fatto la fine delle cabine telefoniche se l’era formata facendo il bancario. Da dipendente di Antonveneta, della agenzia di San Martino di Lupari, faceva visita agli imprenditori a casa loro o in ufficio, senza aspettare che venisse dal cliente l’iniziativa o la dichiarazione di una necessità

Un leader naturale. Un formidabile affabulatore. Un uomo che nelle dimensioni del rischio sapeva cogliere piuttosto le opportunità. Ennio Doris, colui che dal nulla ha creato un’impresa finanziaria di primaria importanza come banca Mediolanum, divenendo uno dei venti uomini più ricchi d’Italia, è stato tutto questo. Sentite cosa diceva il 30 marzo 2020, a chi scrive queste righe:

«Sarà la crisi più profonda del dopoguerra. I governi devono lavorare puntando sulla durata più breve possibile o le imprese andranno in asfissia, come un sub». Eravamo all’inizio della tempesta, al principio di una traversata per terra ignota chiamata Covid. Ma l’analisi di Doris non si fermava mai al puro esercizio dei fattori di razionalità. Accompagnava sempre le parole con il sorriso e con un tratto di sorgiva bonomìa veneta. Ecco dunque il seguito delle sue considerazioni di un anno e mezzo fa: «Resto ottimista e scommetto sul fatto che in estate le fabbriche riprenderanno a pieno regime, come sta accadendo in Cina, con il seguito di un formidabile rimbalzo della produzione e dei consumi, e a seguire dei valori finanziari».

Quanti sono stati, nel pieno del caos e del generale terrore, a esprimere pensieri così intrisi di fiducia e, in pari tempo, capaci di tenere conto di uno schema di lettura autenticamente internazionale? Oggi possiamo ben cogliere come la sua lettura del possibile divenire, insomma della evoluzione del quadro macro economico globale, includesse un talento “visionario”.

Che “visionario” fosse, lo avvertì immediatamente anche Silvio Berlusconi. Mille volte Doris ha narrato l’aneddoto, al limite dell’incredibile. Ennio aveva realizzato la propria carriera dapprima da impiegato in banca Antonveneta, poi in Fideuram e Ras. Ma che potesse colpire il già affermato Berlusconi, semplicemente incontrandolo a Portofino e per via illustrandogli la sua rivoluzionaria idea, vale a dire il modello Mediolanum poi da tanti emulato, era ipotesi dell’irrealtà. E invece l’incantatore di serpenti chiamato Silvio restò affascinato da Ennio e ne divenne stabile compagno di strada. Per la precisione, occorre dire che Ennio è stato l’unico socio alla pari di Silvio. E a tutti gli effetti, nel sidecar marchiato Mediolanum, Ennio ha tenuto sempre il manubrio, con Silvio sul sellino a lato.

Da principio l’idea, quasi 40 anni fa, si chiamava Programma Italia, la prima rete di consulenti globali nel settore del risparmio personale, con l’idea di “diventare il punto di riferimento della famiglia italiana per il risparmio”. Nel 1995 cambia il nome, ma non il concetto di fondo: con il brand Mediolanum un anno dopo avviene la quotazione in Borsa nel 1996 e, nel 1998, l’ingresso nel listino Mib30. L’idea di fondo trae infatti comunque spunto dall’esperienza.

Doris era un visionario pragmatico. E dunque i suoi spunti sul futuro li pescava dalla vita: in questo caso, potremmo dire che la sua convinzione circa il fatto che le filiali creditizie avrebbero fatto la fine delle cabine telefoniche se l’era formata facendo il bancario. Da dipendente di Antonveneta, della agenzia di San Martino di Lupari, faceva visita agli imprenditori a casa loro o in ufficio, senza aspettare che venisse dal cliente l’iniziativa o la dichiarazione di una necessità. Osservando che Gianfranco Cassol, suo compagno di scuola all’istituto di ragioneria Ricatti di Castelfranco, aveva iniziato a fare uno strambo mestiere nuovo chiamato “promotore”, nel 1969 Doris è entrato nelle fila di Fideuram da consulente finanziario e due anni dopo nel gruppo Ras. Prodromi e incubazione della sua idea di una banca senza sportelli.

Dopo di che, da principio l’invenzione della banca telematica l’ha appoggiata su telefono e teletext con la Tv domestica, poi l’affermazione di internet ha reso merito al pioniere e gli ha permesso di dispiegare compiutamente la strategia anche in Spagna e Germania. Il celebre spot pubblicitario, vecchio ormai di una ventina d’anni, secondo cui Ennio Doris tracciava un cerchio sulle sabbie di un lago salato per spiegare il suo modello di banca “costruita intorno a te” visualizzava appunto l’intuizione d’origine. Come fece, più o meno negli stessi anni il suo conterraneo Giovanni Rana, esponente della stessa generazione di veneti cresciuti dal nulla al rango di campioni nazionali, anche Ennio Doris ci aveva messo la faccia. Da testimonial della sua impresa.

Al Veneto rurale, all’imprenditoria nata dal nulla Doris apparteneva, e non la rinnegava affatto questa appartenenza. Delle sue origini e del riscatto della sua regione andava anzi fiero. Ascoltiamo un’altra sua frase resa tanti anni fa al nostro giornale: “Il Veneto con la caduta del muro di Berlino è diventato centrale, non la Lombardia, ma il Veneto perché l’Europa si è spostata a Est. Questa era delle regioni più povere. Qui c’è stata una esplosione di imprenditorialità, un popolo che si è battuto per emergere”.

Di questa generazione se ne va uno degli uomini guida, così lungimirante da cogliere già una ventina di anni fa nel figlio Massimo l’erede e il continuatore, preparandone la successione. Perché le imprese vanno oltre i loro stessi fondatori. —

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