L’addio di Palenzona a CrTorino, una scossa che cambia gli equilibri della finanza italiana

Le dimissioni del presidente della fondazione azionista di UniCredit, Mundys e Generali
Roberta Paolini

Il ritorno di Fabrizio Palenzona al vertice di Fondazione Crt è durata un anno.

Era il 18 aprile quando dopo un duro scontro con Giovanni Quaglia, che ambiva alla riconferma, era tornato alla sedia più alta della terza fondazione italiana. Un ritorno nel segno della promessa di far contare Crt nella grandi partite finanziarie nazionali, detto che la forza della fondazione in questi anni, affermano fonti vicine, è sempre stata la diversificazione del patrimonio, con posizioni nei capitali di società come Generali e Mundys (l’ex Atlantia di casa Benetton), oltre che nella banca conferitaria UniCredit.

Il patrimonio netto della fondazione a valori di bilancio 2022 valeva oltre 2,3 miliardi, il valore di mercato delle partecipazioni finanziarie supera, sempre secondo i dati 2022, i 3 miliardi.

Dopo giorni di scontri accesi tuttavia, martedì 23 aprile, l’ex vicepresidente di UniCredit si è dimesso. Un epilogo non scontato e di certo un’anomalia nel panorama delle Fondazioni. «Taluni componenti degli organi sociali hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell'ente. Ho sempre agito per la legalità. Le dimissioni sono l'unica scelta possibile» ha scritto Palenzona nella lettera in cui annunciava l’addio. Nella stessa missiva parla di «patti occulti tali da creare una fondazione nella fondazione e alterare le dinamiche di funzionamento degli organi sociali».

Le varie ricostruzioni imputano una collisione tra la sua visione di una Fondazione con un ruolo da protagonista nello scacchiere della finanza nazionale e quella di un ente più vicino al territorio. I detrattori gli imputano la mancanza di un dialogo con la città e la logica impositiva utilizzata, come pure alcuni investimenti effettuati considerati distanti dal ruolo filantropico della fondazione.

Palenzona, guardando ai grandi tavoli della finanza, aveva dichiarato l’intenzione di salire per esempio nel capitale di Generali, fino a ridosso del 2%.

Operazione portata a termine contestualmente all’uscita dal capitale di BancoBpm. Ieri in assemblea del Leone, Crt ha, infatti, depositato azioni pari all’1,92% del capitale, rispetto all’1,6% dell’anno scorso.

Lo scontro che ha portato all’addio di Palenzona si è consumato negli ultimi giorni.

Il consiglio di amministrazione di venerdì scorso di Crt- interrotto due volte da Palenzona che lunedì non ha partecipato alla nomina dei vertici delle partecipate - ha revocato la fiducia al segretario generale Andrea Varese, ex manager Unicredit voluto proprio dall’ormai ex presidente.

Per ora lo ha sostituito il vicepresidente vicario, Maurizio Irrera, ma già è iniziata la ricerca di una figura di garanzia, espressione del sistema territoriale interno ed esterno alla fondazione.

Lo Statuto della Fondazione Crt dà tempo un mese per eleggere il presidente, quindi la scadenza è il 7 giugno.

Si potrebbe arrivare alla nomina già il 7 maggio, giorno in cui è convocato il consiglio di indirizzo che è l'organo a cui compete, anche se è stato nominato venerdì scorso e ancora non si è insediato. —

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