Le imprese familiari si aprono ai manager: «Ma un leader su tre è ancora over 70»

Triveneto, dal 2020 accelerazione nel ricambio ai vertici. «Queste aziende sono più rapide nel ripartire dopo le crisi»
Giorgio Barbieri

«Le imprese familiari del Triveneto sono tradizionalmente più chiuse. Ma i dati mostrano che, soprattutto durante il triennio del Covid 2020-2022, hanno avviato un’accelerazione nel ricambio dei loro vertici con l’ingresso di manager esterni». Fabio Quarato, managing director della cattedra Aidaf-Ey di Strategia delle aziende familiari della Bocconi, analizza così i dati che emergono dal focus triveneto dell’ultimo Osservatorio Aub (Aidaf Unicredit Bocconi) che mostra la fotografia di un capitalismo familiare più moderno sempre più in grado di superare le crisi, che siano il Covid o le continue tensioni geopolitiche.

«Le analisi ci hanno mostrato che dopo i periodi di crisi le imprese familiari sono più rapide nel ripartire», aggiunge Quarato, «in particolare perché l’assetto proprietario permette di prendere decisioni con grande rapidità. Allo stesso tempo, trattandosi soprattutto di aziende alla prima generazione, dimostrano di aver fatto proprio quell’effetto apprendimento che permette di superare i tipici punti di debolezza, in primis il passaggio generazionale».

Realizzata con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di commercio di Milano, l’indagine ha analizzato i bilanci 2021-22 di 11.635 aziende familiari con ricavi dai 20 milioni in su: oltre il 65% di tutte le imprese italiane.

A livello triveneto emerge che le aziende familiari sono pari al 69% della popolazione complessiva e che nel 2020 c’è stata una netta accelerazione nel ricambio al vertice con un picco del 10% in quelle di maggiori dimensioni. E i risultati sono stati decisamente buoni se si considera che hanno fatto registrare una crescita dell’occupazione del 4,2% rispetto al 2019, un dato superiore alla crescita delle aziende non familiari.

Se c’è un elemento che continua a caratterizzare le imprese del Nord Est è quello che riguarda l’età avanzata di chi guida le imprese. Dallo studio emerge infatti che nel triveneto gli amministratori delegati o i presidenti esecutizi ultrasettantenni continuano ad aumentare (sono quasi uno su tre) mentre i leader con meno di 50 anni restano ancora relativamente pochi (poco più di uno su dieci).

Inizia anche a migliorare il ricambio femminile: oltre un terzo dei CdA delle aziende familiari è composto da almeno il 33% di consiglieri donna (e poco più del 40% è composto da soli uomini), mentre l’incidenza dei CdA con almeno il 33% di donne è inferiore di 4 punti nelle aziende di maggiori dimensioni.

«Anche questa XV edizione dell’Osservatorio Aub conferma che occupazione, crescita e redditività delle imprese familiari esaminate registrano tassi molto positivi», sottolinea Cristina Bombassei, presidente di Aidaf, «questi dati ci parlano ancora una volta non solo della solidità e della spinta a investire e innovare (anche nel triennio Covid) delle aziende familiari italiane, ma anche del loro ruolo-guida nella transizione verso modelli di business etici e sostenibili. Questo cambiamento di paradigma, necessario per affrontare la complessità delle sfide globali, sta avvenendo certamente spinto dal rinnovo generazionale in atto. L’elemento più interessante, a mio parere, è la correlazione tra risultati positivi e una governance più evoluta, spesso collegiale, in cui trovano spazio e voce più generazioni, generi e culture complementari, membri familiari e non, integrandosi in una diversità che arricchisce il dialogo e migliora la performance».

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