L’ispettore di Bankitalia: «Consoli e Veneto Banca avevano perso il lume della ragione»
Lunghissima deposizione di Biagio De Varchi sul crac dell’ex popolare. «Fidi per comprare azioni e all’epoca dell’ispezione parole minacciose dall’amministratore delegato»
L'ispettore di Banca d'Italia Biagio De Varchi, capo del team che nel 2013 condusse due ispezioni nella sede di Veneto Banca, deponendo lunedì di fronte al Tribunale di Treviso nel corso del processo a carico dell'ex ad Vincenzo Consoli, ha riferito di essere stato raggiunto alcune volte, nel corso dell'ispezione, da espressioni dello stesso Consoli che non sa interpretare se "come avvertimento o minaccia".
Secondo De Varchi l'allora ad gli avrebbe detto "Lei deve stare molto attento a quello che fa altrimenti la banca le si squaglia sotto i piedi". "Un'espressione inquietante - ha aggiunto - dato anche che era perfettamente consapevole che l'azione della banca era sovrastimata".
De Varchi ha anche sottolineato che "Veneto Banca era totalmente nelle mani del signor Consoli, il quale era percepito da tutti come l'artefice. Il Consiglio di amministrazione - ha aggiunto - onestamente era composto da persone che non sembrava avessero particolari capacità tecniche nella gestione della banca. Le delibere erano approvate all'unanimità presentate da ad o dal presidente (Flavio Trinca, ndr), e il consiglio faceva sostanzialmente ciò che loro volevano".
Il lume della ragione
"Nel corso della seconda ispezione, nell'agosto 2013, trovammo alcune pratiche di fido in cui c'era scritto che attraverso quell'importo erano previsti acquisti di azioni, oppure che il finanziamento era concesso perché il cliente evitasse di perdere le azioni che già aveva. Pensammo che i vertici della banca avessero perso il lume della ragione perché un'azione finanziata deve essere dedotta dal patrimonio perché sarebbe un caso chiaro di annacquamento del capitale", ha detto ancora De Varchi.
Nella deposizione, durata più di due ore, De Varchi ha riferito che la verifica di tale fenomeno avvenne quasi incidentalmente e che riguardò un numero ridotto di casi, 16 in tutto, rilevati a campione e relativi ad alcuni grandi imprenditori. "Ma la mancanza di consapevolezza dell'illiceità dei comportamenti - ha aggiunto De Varchi - ci faceva pensare a un fenomeno assai più diffuso".
L'ispettore ha anche parlato dell'esistenza di istruttorie per la concessione di fidi in cui "mancavano analisi approfondite sulla capacità del debitore di restituire gli importi e si indicava solo la dicitura 'nominativo noto presso la direzione'. Si annotava questo - ha proseguito, precisando i nomi di imprese locali e nazionali - ma non si diceva nulla sulla qualità dei loro bilanci".
Vincenzo Consoli è imputato di ostacolo alla Vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto.
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