Lo scontro su Banco Bpm entra nel vivo con il ruolo decisivo di governo e Consob

Non si tratta solo di risiko. I principali protagonisti dei movimenti nello scacchiere italiano del credito vantano una quota inespressa di valore che attira l’interesse di numerosi investitori  

Roberta Paolini

Non si tratta solo di risiko. I principali protagonisti dei movimenti nello scacchiere italiano del credito vantano una quota inespressa di valore che attira l’interesse di numerosi investitori. Non è un caso, infatti, che nel capitale delle banche italiane, come UniCredit, Banco Bpm e Mps, si siano posizionati diversi operatori pronti a cogliere sfide industriali significative, ma anche opportunità di investimento strategico oppure speculativo.

Dopo anni in cui le banche italiane venivano scambiate stabilmente sotto la parità del valore di libro, si osserva ora un riallineamento delle quotazioni. Banco Bpm, ad esempio, ha visto un'accelerazione del valore azionario a seguito dell’offerta di UniCredit, raggiungendo una capitalizzazione di 11,8 miliardi di euro, con un patrimonio netto vicino ai 15 miliardi. Questo implica che la banca tratta al 78% dei propri mezzi propri, un dato non molto diverso da quello di Mps, fermo al 74%. UniCredit, invece, è ormai vicina alla parità, mentre Intesa Sanpaolo l’ha già superata.

L’interesse degli investitori globali, come BlackRock che detiene il 7% di UniCredit, sembra orientato principalmente a scelte di ritorno finanziario, in un settore che necessita di ripensamenti strutturali. Prestare denaro è sempre meno redditizio, soprattutto in un contesto in cui i tassi d’interesse, pur destinati a scendere meno drasticamente rispetto all’ultimo decennio, rendono il modello tradizionale sempre meno sostenibile.

Fatta questa, necessaria, considerazione i riflettori sulle manovre di potere in atto tornano ad accendersi. Si sa che i prossimi mesi saranno decisivi per i diversi dossier che si trovano aperti contemporaneamente sul tavolo.

Il risiko bancario italiano, come noto, ha trovato un nuovo epicentro nell’offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit su Banco Bpm, una mossa che sta ridisegnando gli equilibri del sistema creditizio. Banco Bpm, al centro delle mire di UniCredit, ha già respinto l’offerta avanzata da Andrea Orcel.

Al contempo, a tentare di alzare un muro alle mire di Piazza Gae Aulenti ci ha pensato Crédit Agricole, partner strategico di lungo corso dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna, che è salita dal 9,9% al 15,1%, con l’intenzione di arrivare fino al 19,99%, previa autorizzazione della Bce.

Contestualmente, Banco Bpm ha avviato un’Opa su Anima Holding, puntando al controllo totale della società leader nell’asset management, di cui detiene già il 22,5%. Tuttavia, la passivity rule, che si applica a Banco Bpm in quanto oggetto di un’operazione di offerta pubblica, impedisce alla banca di avviare operazioni straordinarie fino alla conclusione dell’Ops. Questo blocca eventuali progetti di fusione tra Banco Bpm e Mps, ipotizzati come parte di un disegno per la creazione di un terzo polo bancario nazionale.

L’offerta di UniCredit si scontra anche con ostacoli politici e regolamentari. Il governo italiano, attraverso le regole sul golden power, ha respinto la richiesta di pre-notifica presentata da UniCredit, chiedendo la “piena trasparenza” sull’offerta e complicando ulteriormente i piani del gruppo.

L’acquisizione da 10 miliardi di euro proposta da UniCredit è vista con sospetto dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che teme possa interferire con i propri obiettivi strategici di consolidamento del sistema bancario italiano. Il golden power, introdotto durante la pandemia e applicato al settore bancario, consente al governo di esaminare ogni aspetto delle operazioni, ma i margini di manovra restano limitati dalle normative europee sulla libera circolazione dei capitali.

Nel frattempo, gli iter autorizzativi delle operazioni in corso procedono: Consob ha ricevuto i prospetti informativi sia per l’Opa su Anima da parte di Banco Bpm, che ha già ottenuto il nulla osta incondizionato dell’Antitrust, sia per l’Ops di UniCredit su Banco Bpm. La strategia di Orcel, che punta a una fusione all-share per rafforzare UniCredit nel panorama bancario europeo, rischia di incontrare ritardi significativi.

Una revisione lunga potrebbe giocare a favore di Banco Bpm, offrendo alla banca il tempo necessario per consolidare le proprie difese contro un’offerta percepita come ostile.

In questo scenario, le implicazioni politiche e regolamentari restano centrali, in uno scacchiere europeo che vede approcci diversi: mentre in Italia il golden power continua a rappresentare un elemento cruciale per la tutela degli asset strategici, in Germania, per esempio, l’acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit non incontrerebbe simili ostacoli regolatori anche se è stata formalmente osteggiata dall’esecutivo tedesco.

Banco Bpm, dal canto suo, ha chiesto l’intervento della Consob, lamentando che l’offerta di UniCredit, con un premio dello 0,5%, possa avere come unico obiettivo quello di ostacolare la propria acquisizione di Anima Holding. 

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