Loeser: «Fondi pensione motore necessario per l’economia del Nord Est»
Per Ugo Loeser, triestino, amministratore delegato di Arca Fondi
sono giuste le misure sul risparmio chieste da Mario Draghi
L’Europa investe poco e cresce poco. Secondo il rapporto Draghi, entro il 2040 la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di lavoratori all'anno. «L’impatto economico e sociale provocato dal crollo demografico rischia di avere conseguenze pesanti sul nostro sistema previdenziale.
Chi pagherà le pensioni di questi 2 milioni di lavoratori? La sostenibilità del sistema pensionistico a ripartizione è messa in serio pericolo e per i nostri giovani non si prospetta un futuro previdenziale roseo. Solo una diffusione della previdenza complementare potrà aiutare a ridurre gli squilibri di finanza pubblica e supportare l'economia».
Così riflette Ugo Loeser, triestino, amministratore delegato e direttore generale di Arca Fondi Sgr, l’istituto che con un patrimonio in gestione di 44 miliardi nel 2024 è una delle nostre realtà più importanti nel risparmio gestito.
Il crollo demografico
Le famiglie europee eppure hanno risparmiato 1.390 miliardi di euro soltanto nel 2022, mentre negli Usa questo valore si è fermato a 840 miliardi di dollari. Ma allora come si spiega l’assenza di risorse che impedisce maggiori investimenti in Italia e in Europa? «Il problema è la difficoltà a convogliare l’ingente risparmio delle famiglie verso l’economia. Il nostro è un mercato dei capitali troppo frammentato», risponde Loeser che, da triestino, avverte da sempre il problema del collasso demografico che rischia di portare l’Italia sul viale del tramonto.
«Trieste, città anziana, ha preceduto ciò che poi è accaduto nel Paese. Negli anni Sessanta del Novecento, al tempo del boom economico, la città aveva 300 mila abitanti che oggi si sono ridotti a 200 mila. C’è un grosso problema di investimenti e di risorse da canalizzare nello sviluppo».
Il governo Meloni sta lavorando a un pacchetto di misure per rafforzare la previdenza complementare da inserire nella manovra, con l’obiettivo di agevolare un mix di pensione pubblica e integrativa per irrobustire la “copertura” dei giovani.
Sul tavolo dei tecnici del governo ci sono varie ipotesi a cominciare dalla proposta di un semestre di silenzio-assenso per il versamento del Tfr nei fondi pensioni. Basterà?
L’agenda Draghi
Nonostante 4 mila miliardi di risparmio privato, secondo Loeser, il mercato dei capitali italiano non finanzia abbastanza lo sviluppo del Paese; da questo punto di vista una maggiore diffusione dei fondi pensione potrebbe ottenere il duplice risultato di dare una scossa al sistema previdenziale ed agevolare il progresso economico: «Come sostiene l’Agenda Draghi risolvere la questione previdenziale è fondamentale. Solo i fondi pensione possono dare vita a un forte mercato dei capitali nel Paese come insegnano il modello americano e olandese».
Eppure l’Italia è un Paese con una grande quota di risparmio privato simile a quella del Giappone: «Se il risparmio delle famiglie venisse investito nei fondi pensione con un rendimento dell’uno per cento il nostro Pil aumenterebbe di 40 miliardi».
Scontro fra generazioni
Il nodo di un conflitto fra generazioni potrebbe intanto rapidamente infiammarsi. A causa dello squilibrio demografico secondo Loeser «la tegola del debito pubblico potrebbe abbattersi soprattutto sui giovani che non avrebbero più risorse per il loro futuro».
Da qui la necessità di promuovere un secondo pilastro pensionistico: «Dobbiamo guardare a Peesi come l’Olanda la cui ricchezza pro capite è raddoppiata proprio grazie ai fondi pensione».
Tuttavia, come ricorda lo stesso ad di Arca Fondi, che si è occupato di sviluppo di modelli matematici applicati ai derivati con economisti del calibro di Robert Litterman e del premio Nobel Fischer Black, «il tasso di partecipazione alla previdenza complementare in Italia è appena del 36%, mentre nei Paesi del Nord Europa le quote superano anche l’80%».
Il rischio immediato è quello di dover attraversare un inverno demografico che ci porterà, nel 2050, ad avere per ogni lavoratore attivo un pensionato: «Dobbiamo capire quali sono i bisogni reali del Paese. Non è un caso che oggi il rettore della Bocconi sia un demografo e non un economista».
I piani del governo sul Tfr
Quella della previdenza è una partita molto importante. Il governo ha ipotizzato di inserire nella legge di bilancio un provvedimento che, in base al silenzio-assenso, punta a spingere i lavoratori a destinare una quota del trattamento di fine rapporto (Tfr) alla previdenza complementare.
Secondo Loeser questa misura produrrebbe un vantaggio in termini di capitali che finirebbero investiti nell’economia reale: «I capitali privati investiti nei fondi pensione, avendo un profilo temporale ultratrentennale, e, conseguentemente, un’elevata propensione al rischio, possono sopportare una elevata propensione al rischio e diventare un importante motore di sviluppo per la modernizzazione del Paese sul piano infrastrutturale. Lo stesso Draghi immagina un volume di risorse pari a 700-800 miliardi l’anno». Loeser fa un esempio per dimostrare quella che ritiene una debolezza del nostro mercato dei capitali a causa della insufficiente diffusione della previdenza integrativa: «Nonostante in Italia ci siano 4 mila miliardi di risparmio privato, una rete di telecomunicazioni strategica come quella di Tim è stata ceduta per circa 30 miliardi al gruppo Usa Kkr, che è un gestore di fondi pensione».
Arca Fondi: progetto welfare a Trieste
A Trieste Arca Fondi ha intanto radunato per questo un’ottantina di esperti tra imprenditori e professionisti del settore per affrontare i temi cruciali del welfare. Si tratta dell’evento PreviTank, una tappa significativa del progetto Previverso, il primo welfare action lab dedicato alle nuove generazioni che si chiuderà il 6 novembre a Roma alla Camera. Lo scenario al momento non è incoraggiante.
Lo studio: poca informazione
Secondo uno studio effettuato da Talents in Motion, partner di Arca Fondi per il progetto Previverso, su un campione di 1.482 giovani intervistati ben l’81% nella fascia fra i 20 e i 35 anni non possiede conoscenze adeguate sui fondi pensione: «La buona notizia è che il 94% degli intervistati vorrebbe saperne di più».
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