L’Opa del Banco su Anima. Come il risparmio gestito accende il risiko creditizio
L’Offerta dell’istituto lombardo veneto: nascerà il secondo conglomerato finanziario italiano. Sullo sfondo le politiche monetarie della Bce e la necessità di modificare il mix dei ricavi
La Bce si appresta a imboccare la strada di una politica monetaria più accomodante, con un progressivo taglio dei tassi di interesse. Dopo tre tagli consecutivi, a marzo, giugno e ottobre è attesa un’ulteriore riduzione. E anche se da più parti la velocità di discesa dei tassi è ritenuta troppo lenta, uno scenario di ritorno a tassi più contenuti potrebbe favorire un contesto macroeconomico più propenso alla crescita, spianando il terreno per operazioni trasformative nel settore finanziario.
Anche in questa luce va letta l’Opa volontaria lanciata da Banco Bpm su Anima Holding, una mossa che lo stesso Ceo dell’istituto Giuseppe Castagna ha definito «un'operazione trasformativa che rafforza il nostro modello di business e porta valore agli azionisti».
Come noto Banco Bpm, tramite la controllata Banco Bpm Vita, ha ufficializzato un’offerta pubblica di acquisto volontaria a 6,20 euro per azione, con l’obiettivo di acquisire almeno il 66,67% del capitale di Anima. L’operazione mira al delisting della società da Euronext Milan, segnando un passo decisivo verso la creazione di una fabbrica prodotto integrata che coniughi assicurazione vita e risparmio gestito.
Il razionale strategico è chiaro: consolidare la presenza nel segmento dell’asset management, puntando su una piattaforma sinergica che permetta di aumentare la resilienza dei ricavi e ampliare l’offerta ai clienti del gruppo. Castagna, in conference call con gli analisti, aveva rimarcato come Anima fosse «il candidato naturale per questa integrazione. La nostra relazione dura da oltre 15 anni, e siamo convinti che questa operazione creerà valore per tutti gli stakeholder».
Gli analisti sottolineano l’importanza dell’Opa non solo in termini di diversificazione dei ricavi, ma anche per gli effetti economici tangibili: l’utile per azione di Banco Bpm dovrebbe aumentare del 10% entro il 2026, mentre il RoTE è atteso in crescita dal 13,5% al 17%. Mediobanca evidenzia che l’impatto sul Cet1 Ratio sarà limitato a circa 30 punti base, grazie all’applicazione del cosiddetto Danish Compromise, un trattamento regolamentare favorevole per i conglomerati finanziari.
Inoltre, l’acquisizione consentirà al gruppo di gestire masse complessive pari a 220 miliardi di euro, rafforzando la posizione di Banco Bpm come secondo conglomerato finanziario italiano di matrice bancaria.
L’operazione si inserisce in un momento cruciale, con la Bce pronta a sostenere l’economia europea attraverso politiche monetarie espansive. La prospettiva di un contesto a tassi più bassi rappresenta un’opportunità per Banco Bpm, con il peso delle commissioni che rappresenterà il 45% dei ricavi totali del gruppo, rispetto al 37% attuale. Il prezzo proposto di 6,20 euro per azione rappresenta un premio del 25% rispetto alla media ponderata degli ultimi sei mesi, per un esborso massimo stimato di 1,583 miliardi di euro.
Castagna, interrogato sul prezzo dell’offerta, ha affermato: «Non riteniamo che sia basso. Nell'ultimo mese Anima è stata considerata un target dopo la transazione di Bnp», che ha comprato le attività di asset management di Axa. Questo, ha aggiunto, «ha aiutato Anima ad aumentare il prezzo delle sue azioni».
Parallelamente, Banco Bpm ha acquisito il 5% del capitale di Monte dei Paschi di Siena tramite una procedura di accelerated bookbuilding, consolidando il legame strategico con il primo distributore dei prodotti Anima, dopo Banco Bpm stesso. Castagna ha precisato che l’operazione su Mps «non punta a superare la soglia del 10%, ma conferma la nostra strategia stand alone e l’obiettivo di rafforzare le fabbriche prodotto». Sullo sfondo – oltre ai movimenti sul capitale di Siena, con l’ingresso anche della stessa Anima, di Delfin della famiglia Del Vecchio e Caltagirone – va ricordata anche l’Opa di Banca Generali su Intermonte.
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