L’operazione Generali-Natixis: il Leone punta alla governance e porta in dote 650 miliardi
Il deal ridisegnerebbe i contorni del risparmio gestito creando una piattaforma paneuropea. L’esito dei negoziati in corso potrebbe avere un esito a ridosso della presentazione del piano

Il deal tra Generali Investment Holding e Natixis Investment Managers potrebbe ridisegnare gli equilibri dell’asset management europeo. Nel cuore del consolidamento finanziario europeo, i due gruppi finanziari, infatti, si preparano a mettere in moto un'operazione storica.
Un’alleanza che, se finalizzata, potrebbe dare vita a una piattaforma di asset management con quasi 2.000 miliardi di euro in gestione, seconda solo al colosso Amundi, conferendo al settore una nuova dimensione paneuropea.
La strategia del Leone di Trieste, guidata dal Ceo Philippe Donnet, si intreccia con quella di Natixis per creare una joint venture paritetica (50%-50%). Al centro dell’intesa ci sarebbe non una fusione tra le due entità, bensì la costituzione di una newco, gestita strategicamente e con gli asset rimasti sotto il controllo delle rispettive case madri. Per Generali questa mossa rappresenta un passaggio cruciale nel piano industriale triennale che Donnet presenterà a fine gennaio 2025.
L’esito del deal, che al momento è ancora in fase interlocutoria, potrebbe quindi prendere forma, in un senso o nell’altro, a ridosso proprio della presentazione del nuovo piano triennale. Questo accordo riflette, infatti, l’ambizione del Leone di Trieste di rafforzare il proprio ruolo nell’industria del risparmio gestito, uno dei pilastri della strategia di crescita del gruppo.
L’operazione prevede la creazione di una newco partecipata al 50% da Generali Investment Holding e al 50% da Natixis. Non si tratta di una fusione tra le piattaforme dei due colossi, ma di un’alleanza strategica che manterrà il controllo degli asset presso le rispettive case madri. Generali, con un portafoglio complessivo di 845 miliardi di euro, conferirebbe alla joint venture i 650 miliardi detenuti da Generali Investment Holding, mentre Natixis porterebbe in dote i suoi 1.200 miliardi di euro di asset.
Per bilanciare i pesi e raggiungere la parità nella nuova entità, Generali potrebbe contribuire con un ulteriore apporto portando in dote 15 miliardi di nuova produzione vita, anche se il dettaglio temporale di questo eventuale impegno non è stato ancora definito.
La governance rappresenta un tassello fondamentale dell’accordo. Generali punterebbe a nominare il Ceo della piattaforma per un periodo iniziale di cinque anni, garantendo così un controllo strategico sulla nuova entità. Il candidato naturale per questa posizione sarebbe Woody E. Bradford, attuale Ceo di di Generali Investments, nonché ad e presidente di Conning, una figura di spicco nel panorama internazionale della gestione patrimoniale.
L’operazione non comporterebbe la vendita di asset, ma solo la loro gestione tramite la joint venture. Questo elemento elimina eventuali problematiche legate al golden power, dato che il controllo strategico sugli asset rimane nelle mani delle rispettive società.
Per Generali, il deal rappresenta un passo avanti nella strategia di integrazione tra asset management e assicurazioni, un modello che si è dimostrato particolarmente redditizio. Il gruppo triestino potrebbe consolidare la propria posizione come player globale, beneficiando sia della scala operativa che della diversificazione geografica.
L’alleanza Generali-Natixis si inserisce in un contesto di consolidamento sempre più marcato nell’industria europea dell’asset management. Con operazioni come l’acquisizione di Axa IM da parte di Bnp Paribas e i movimenti di Amundi su Allianz Global Investors, il mercato sta assistendo a un grande risiko che ridisegnerà i confini del settore.
Anche se rispetto ai due diretti competitor, che dalla gestione patrimoniale sono già usciti o stanno progressivamente uscendo, l’integrazione dell’asset management con l’insurance è invece uno dei capisaldi su cui Donnet sta costruendo la compagnia del futuro. —
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