Mediobanca boccia l'Ops di Mps: «Distrugge valore»
L’esito di questa partita segnerà anche il futuro di un altro santuario della finanza italiana, le Assicurazioni Generali. Ed è un intreccio che il Cda di Mediobanca ha voluto sottolineare
Un’offerta priva di «valenza industriale», che «distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e Mps» e «caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone» che «nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria».
Con queste parole il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia ha bocciato l’offerta di pubblico scambio presentata venerdì scorso da Monte dei Paschi di Siena. Il comunicato con cui Mediobanca ha respinto i termini dell’offerta è stato approvato dal Cda «con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci», nominati nel 2023 proprio da Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, e dal costruttore Francesco Gaetano Caltagirone.
Si infiamma ulteriormente la partita finanziaria che si sta giocando sull’asse Roma-Siena-Milano. Tanto che Mps ha voluto immediatamente rispondere alle critiche avanzate da Piazzetta Cuccia.
«La natura industriale della business combination proposta», fanno sapere fonti vicine a Mps, «è talmente ovvia che la stessa Mediobanca ha deciso di includere ormai da tempo nel proprio perimetro lo stesso credito al consumo, e non si tratta certamente di un’attività legata all’investment banking ma molto più nelle corde di una banca commerciale. Non sarà quindi l’Ops a pregiudicare l’identità di Mediobanca».
Nel pomeriggio di ieri era infatti arrivata da Milano la prima, dura, risposta alla scalata di Rocca Salimbeni con l’appoggio del governo, che attraverso il Mef detiene l’11,7% dell’istituto senese, dei due soci forti, Delfin e Caltagirone, e del Banco Bpm, a sua volta impegnato a resistere a un’offerta di pubblico scambio di UniCredit.
L’esito di questa partita segnerà anche il futuro di un altro santuario della finanza italiana, le Assicurazioni Generali. Ed è un intreccio che il Cda di Mediobanca ha voluto sottolineare: «L’operazione», si legge nel comunicato, «è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps), in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%. La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Generali, nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria».
Il Cda entra poi nel merito finanziario dell’offerta bollandola come «non concordata, ostile e contraria agli interessi di Mediobanca» per poi sottolineare come sia «priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca».
In particolare Piazzetta Cuccia ritiene che l’Ops del Monte sia senza «valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del gruppo focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita».
L’istituto milanese poi aggiunge che l’Ops «distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti». Intanto ieri a piazza Affari sono state registrate chiusure negative per Mediobanca (-4,4% a 15,78 euro) e sono proseguite le vendite sul titolo della banca senese, al terzo giorno consecutivo di ribasso (-2,4% a 6,21 euro). —
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